Si chiama propulsione elettroaerodinamica il processo che ha reso possibile a un piccolo aereo sperimentale – pesa solo 2,45 chili – di volare per 60 metri senza l’ausilio di turbine a elica; per librarsi in aria il velivolo ha sfruttato corrente elettrica ad alto voltaggio e quello che viene chiamato vento ionico, un concetto introdotto per la prima volta quasi un secolo fa, negli anni Venti. Il movimento degli ioni tra due elettrodi ha permesso il volo senza che ci fosse bisogno del movimento di alcuna parte, e questa innovazione è stata accolta come rivoluzionaria. Teoricamente questa tecnologia è conosciuta dalla prima metà del secolo scorso, ma solo nel 2009 il professore di aeronautica e astronautica del MIT Steven Barret ha cominciato a lavorare concretamente a un aeroplane che la impiegasse. “Da ragazzo ero un grande fan di Star Trek”, ha raccontato Barrett, “e sono stato ispirato da aeroplani e astronavi della fantascienza”.
I prossimi passi dopo il volo inaugurale di “Version Two”, com’è stato chiamato l’aeroplano, è provare un modello più grande, che voli più lontano a maggiore velocità. Questo genere di propulsione potrebbe non essere impiegato per i velivoli commerciali, almeno a breve termine, quando le applicazioni potenziali includono i droni e il volo a carica solare. L’aspettativa di lungo raggio è la possibilità di abbattere i consumi di combustibili per il volo, abbattendo così radicalmente le emissioni dell’industria aeronautica.