L’oscura sci-fi di Ronnie van Hout alla Buxton Contemporary

A Melbourne, inaugura una delle ricognizioni più scenografiche mai dedicate agli oscuri personaggi plasmati dall’artista di origini Neo-Zelandesi.

"Ronnie van Hout, No one is watching you", veduta della mostra, Buxton Contemporary, 2018

Distribuita su una superficie di oltre 2.200 metri quadrati, Buxton Contemporary emerge come un’astronave, lucente e squadratissima, a qualche centinaia di metri dall’Australian Ballet Centre e dallo sconfinato Giardino botanico della capitale. Il 12 luglio a Victoria, inaugura “Non one is watching you”, una mostra monografica dedicata all’artista neo-zelandese Ronnie van Hout. In ordine di tempo, si tratta della prima ricognizione espositiva, comprensiva di oltre 20 lavori, organizzata da un artista facente parte della Michael Buxton Collection. La mostra comprende sculture, video, fotografie, lavori di ricamo e testo, presentando anche nuove installazioni. Questo percorso dal titolo sarcastico mette in luce un angolo oscuro sulla pratica dell’artista conosciuto per i diorami paranoidi tendenti all’esistenzialismo assurdo. Attraverso un’antologia che raccoglie progetti concepiti in oltre 30 anni di pratica.

Situato nel distretto delle arti di Southbank e collegato al Victorian College of Arts, Buxton Contemporary fornisce una casa e un esteso contesto culturale per la collezione straordinaria di proprietà di un pasionario della contemporaneità: l’imprenditore Michael Buxton. La particolarità più riconoscibile di questa sede rimane l’entrata del museo, che è attorniato da uno dei più estesi schermi digitali di tutta Australia; superficie che ospita ciclicamente screening di lavori d’arte digitale della Michael Buxton Collection. La Collezione infatti acquisisce lavori di rilievo selezionati fra i più importanti artisti australiani, autori che hanno dimostrato di raggiungere l’eccellenza e di aver apportato un significativo contributo alla pratica della contemporaneità artistica.

Le figure di van Hout, invece, popolando gli spazi di Buxton Contemporary, assorbono immaginari provenienti dalla cultura pop, introducendo però simulacri di persone comuni e auto-ritratti dell’artista affaticato, ammalato dalla vita. Sul finire del percorso, il ritratto di van Hout compare, invece, per impadronirsi teatralmente delle luci della ribalta e, allo stesso tempo, per tentare di eludere ogni ricerca di risplendere. La pratica dell’artista d’adozione australiano confonde i confini tra il sé e il Prossimo, tra l’artista e il pubblico, la tragedia e la farsa, allo stesso tempo spiritoso e pungente, che esplora le sensazioni più profonde della condizione umana contemporanea. Negli ultimi venti anni la distintiva tragicità dei personaggi di van Hout è riuscita, simultaneamente a turbare e a sedurre, ad ammaliare i diversi pubblici di riferimento.

Tra alieni, robot distorti, figure fragili e solitarie figure posizionate all’interno di scenari stranianti, van Hout rievoca con apprezzabile maestria mondi interiori familiari e allo stesso tempo estranei, respingenti, che rilasciano profonde ansie collettive, sentimenti di autoconsapevolezza e l’impulso che porta tanto alla risata quanto all’urlo improvviso. Lavori-chiave per la sua carriera come Ersatz (Alien) del 2003 e BED/SIT del 2008 (in prestito dalla collezione della National Gallery di Victoria), così come il Sick Child 2 del 2016 sono stati inclusi e allestiti accanto a due nuovi progetti scultorei, video e ricami testuali. Ronnie van Hout, da Bruxton Contemporary, si distingue per la capacità di far emergere la propria impronta come artefice di regni oscuri della realtà. La sua opera tragicomica fa riferimento, secondo diverse citazioni ad ampio spettro, a fonti che spaziano dalla scienza, alla fiction, al cinema, alla storia dell’arte, alla cultura popolare. Spesso infatti delinea esperienze di un mondo dell’infanzia rubato che restituisce un’antologia sarcastica ma anche straziante composta da molte micro-narrazioni.

Titolo mostra:
Ronnie van Hout, No one is watching you
Data di apertura:
Fino al 21 ottobre 2018
A cura di:
Melissa Keys
Luogo:
Buxton Contemporary – University of Melbourne Southbank Boulevard Victoria

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