The Alchemists

#123 Alla Triennale 15 progetti di giovani designer da Singapore esplorano le potenzialità dei materiali in una mostra a cura di Casciani e Chia. #salone2015

The Alchemists
Il titolo della mostra “The Alchemists” è un’esplicito riferimento al movimento italiano degli anni ’70 di Studio Alchimia, all’interno del quale i pezzi di design sperimentale
 si esplicano in un linguaggio formale e creativo che ha sfidato lo status quo. Fu un movimento di design radicale che ampliò i confini del design e cambiò lo scenario di progettazione globale.
The Alchemists
Hans Tan, Spotted Nyonyo
Il titolo ha anche lo scopo di trasmettere un elemento apparentemente magico, o un ruolo, che esiste nell’atto di disegnare o di creare. L’alchimista di un tempo dedicava la sua vita alla trasformazione dei materiali, dall’ordinario al prezioso, più comunemente dal metallo all’oro. Il punto di partenza per il progetto “The Alchemists” è “il designer come alchimista: che cosa può essere progettato applicando un processo di trasformazione?”
The Alchemists
Outofstock, Aura Tropicale
Una nuova generazione di designer di Singapore ha intrapreso una ricerca creativa attraverso il design sul linguaggio, le mitologie, e le filosofie di trasformazione della materia. “Diversi materiali e tecniche sono state esplorate, dalla sinterizzazione
al laser del nylon alla resina colata, dalla colorazione della ceramica alla stampa di tessuti acrilici. L’intento della mostra non è tuttavia solo quello di mostrare sorprendenti tecnologie di produzione, ma anche quello di sviluppare un atteggiamento più contemporaneo nella progettazione nel contesto globale”, ha dichiarato Stefano Casciani, curatore italiano della mostra.
The Alchemists
Melvin Ong, Ruchette
“Selezionando designer che variano per età ed esperienza, la mostra offre una riflessione sullo stato attuale del design dalla prospettiva di Singapore. E, cosa ancora più importante, questo progetto spera di servire come punto di partenza per un maggiore dialogo e una maggiore collaborazione tra questo gruppo di progettisti e per le future generazioni di designer”, commenta Patrick Chia, direttore e fondatore del Singapore’s Design Incubation Centre. La mostra “The Alchemists” è il risultato di una serie di lecture e workshop.
The Alchemists
Lanzavecchia + Wai , Fools’ Gold


Ispirandosi ai laminati utilizzati dallo Studio Alchimia tra gli anni 7’0 e ’80, Lanzavecchia + Wai utilizzano un involucro cromato nei toni oro e viola, applicato a contenitori semplici costituiti da lamiere di acciaio ondulato.

Aumenta così la percezione del valore dell’oggetto, rivelandone al contempo l’umile materia d’origine: l’ondulazione non solo dà resistenza strutturale alla lamiera, ma massimizza anche la superficie per l’applicazione del car wrapping, vinile metallizzato che può essere stampato, tagliato e texturizzato a laser: il concetto si può assimilare al car tuning, la tecnica con cui si rivestono carrozzerie d’auto con fasce di vinile colorato texturizzato, personalizzabili secondo le fantasie del proprietario, dando vita ad oggetti/scultura dalle suggestioni Pop.

Fool’s Gold (l’oro dello sciocco) è il nome popolare inglese della pirite, un minerale dai riflessi dorati ma anche una delle materie di base preferite da alcuni alchimisti per tentare la creazione dell’oro.

The Alchemists
Hans Tan, Pour

Il progetto Pour di Hans Tan indaga le proprietà della resina colata. Il piano del tavolo è realizzato all’inverso tramite colatura della resina che forma la superficie del piano stesso. Forma e dimensione delle diverse “pozze” di colore sono il risultato della gravità e della tensione della resina, di cui ogni colata viene realizzata singolarmente, senza utilizzare nessuno stampo.

Il tempo di indurimento della resina stratificata viene controllato con precisione, in modo da non mescolare una macchia di colore con quella adiacente, e dare al piano una composizione multicolore del tutto innovativa per le infinite possibilità di variazioni formali e accostamenti cromatici.

The Alchemists
Jolene Ng & Lee Si Min , MATr


La serie MATr di Jolene Ng & Lee Si Min nasce da lunghi studi per l’ottimizzazione creativa delle tecniche di stampaggio 3D. Partendo da trame strutturali realizzabili solo con queste tecniche, si ottiene una serie di quattro elementi funzionali realizzati in un solo ciclo produttivo: un canestro, una ciotola, un vaso e un paralume.

La sinterizzazione al laser consente la creazione di forme estremamente libere, ma
 la stessa libertà di spingere all’estremo i limiti degli oggetti così prodotti porta a realizzare forme troppo fragili per sopravvivere al processo di stampa e alla successiva estrazione dalla stampante.

MATr ridefinisce le strutture di supporto che rendono possibili queste forme facendole diventare a loro volta prodotti a sé stanti, che insieme danno vita a un “oggetto dentro l’oggetto”: una delle tecnologie oggi più avanzate di stampaggio evoca così anche la memoria di certi oggetti decorativi della tradizione artigiana orientale, articolati in più livelli ricavati da un unico blocco di materiale di partenza.

The Alchemists
Instruments of Beauty (Divine Tools), 
Olivia Lee


Instruments of Beauty (Divine Tools) di Olivia Lee è una collezione di raffinati strumenti da disegno in grado di personificare la tensione umana verso la bellezza e i modelli di significato nel mondo. Proprio come l’alchimista perseguì l’illuminazione attraverso la ricerca dell’immortalità, gli antichi greci ricercavano il divino nella correlazione tra matematica, scienze e arti. Essi credevano che la divinità potesse essere trovata nella sezione aurea, una relazione geometrica antica quanto la spirale della conchiglia Nautilus e propagata da sempre in manufatti iconici.

Questo set di accessori che seguono la sezione aurea rappresenta la convergenza
 di discipline (matematica, ingegneria, arte) e ideali (spiritualità, tecnologia) e la promessa di eternità attraverso la bellezza perenne e universale. Questi strumenti invocano la forza misteriosa che codifica un universo con un innato senso delle proporzioni. I nove strumenti applicano i principi della sezione aurea attraverso diversi formati e funzioni, ogni strumento è progettato per facilitare l’uso e la scoperta della proporzione divina in lavori nuovi o già esistenti.

The Alchemists
Tiffany Loy, Textile Transmutations

Per Textile Transmutations, Tiffany Loy utilizza una tecnica di regolazione del calore e lo modifica per soddisfare produzioni di piccola scala. Stampi acrilici vengono progettati per aumentare la forma di tessuto di poliestere, ottenendo una trama ricca che scorre in tutto il materiale.

I tessuti 3D vengono tagliati seguendo l’andamento di pattern circolari, composti da “pois” tridimensionali che si ripetono con andamento concentrico, dando forza strutturale e resistenza alle sollecitazioni a sagome modellate sulle dimensioni del corpo.

Le forme così ottenute possono essere indossate come “abiti” di forte valore gestuale e simbolico, che enfatizzano la presenza della figura umana – spesso trascurata – nello scenario generale dell’abitare e degli oggetti a esso necessari.

 


Singapore Design: The Alchemists

14–19 aprile, 2015
Triennale di Milano
Viale Alemagna, 6 Milano
Questo progetto è organizzato da Industry+ e supportato da DesignSingapore Council

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