Il luogo scelto per installare il quartiere generale della Bonottoeditions, spinoff della manifattura tessile Bonotto, è speciale e inaspettato, perfettamente in linea con lo spirito di questo nuovo marchio voluto da Giovanni e Lorenzo Bonotto e Cristiano Seganfreddo, che ne cura la direzione creativa.
Bonottoeditions
#113 Un nuovo marchio nato dalle costole di una raffinata manifattura veneta propone borse e arredi che mettono il savoir faire artigianale al centro del progetto. #salone2015
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- La redazione di Domus
- 17 aprile 2015
- Milano
In via Durini 24, l’abitazione della famiglia Caproni, pionieri dell’aviazione, è ora sede e spazio espositivo sui generis di un’originale collezione fashion e arredo che utilizza tessuti speciali fatti produrre dalla “fabbrica lenta” veneta per nuove creazioni animate da una ricerca molto personale.
Tutta la collezione parte quindi dal tessuto, che non è più visto come uno strumento al servizio della realizzazione dell’oggetto, delle realizzazioni artistiche e progettuali. Bonottoeditions si propone come “una piccola archeologia del futuro”, precisa Cristiano Seganfreddo, che raccoglie “esemplari di rarità contemporanee da vivere quotidianamente e da tramandare alle generazioni successive come fossero opere d’arte”.
La prima di queste edizioni uniche viene affidata al fashion designer Cesare Fabbri, per la parte moda, e al designer Matteo Cibic per quella arredo-casa. Fabbri ha coniato una capsule di pezzi slegati dalla stagionalità. “Nelle mie borse i riferimenti di ispirazione sono elementi umili che poi sono elevati a qualcosa di prezioso. Nelle borse che ho ideato i tessuti sono tutti stati portati fuori”, racconta, “mentre la pelle è utilizzata nelle parti interne. La sporta della spesa in cartone, il domino, una memoria di paglia e scacchiere, le catene – che rimandano alla catena del tessuto, all’ordito – sono l’immaginario sul quale ho disegnato i tessuti che sono stati realizzati da Bonotto per questa collezione. Nel progetto degli accessori tessili ho poi recuperato l’idea della stola, che conferisce alle donne un atteggiamento desueto ma che a me piace molto e che vale la pena di far rivivere anche nella donna contemporanea. Avevo in mente un recital della Callas dove lei canta tenendo una stola di raso. La sfida è vestire senza i vestiti. Ho giocato anche sul ribaltamento della percezione con una borsa che da lontano sembra realizzata in cartone, ma che invece è in un tessuto molto pesante studiato e realizzato appositamente: la quotidianità diventa design”.
Cibic è stato invece il creativo scelto per realizzare gli arredi proprio per quella sua capacità di miscelare codici e mondi differenti in modo atipico. “Il brief era creare mobili straordinari dalla personalità spiccata che utilizzassero materiali ricchi”, racconta Matteo. “La scelta dei materiali è stata in primo piano per creare un nuovo landscape di interni: velluti, ottoni, legni scuri. Le forme sono però semplici e lineari, con pattern geometrici, ottagonali. La mia ricerca è partita dallo studio delle maglie metalliche, che ho declinato sui velluti, che hanno effetti molto cangianti, fino agli ottoni lavorati con satinature e incisioni, e poi li ho ampliati con un gioco di specchi che riflette e duplica questi effetti. La scelta tipologica ha guardato al passato, agli specchi magici che si vedono nei quadri di Vermeer, agli oggetti non più editati dai grossi marchi e che arrivano dalla storia del mobile italiano e francese. Qui sono reinterpretati in modo contemporaneo, come nel mobile con specchiere multiple”.
14–19 aprile 2015
Bonottoeditions
Via Durini 24, Milano