Dopo le 'cose' di Serena Vestrucci e i disegni di Riccardo Andujar, sono i dipinti di Thomas Braida ad abitare la vetrina che la trattoria Il Carpaccio mette a disposizione de Il Crepaccio, l'insolito quanto misterioso frammento d'arte che da metà maggio, ogni quindici giorni, anima via Lazzaro Palazzi 19 a Milano.
Lo statement che accompagna tutti gli inviti alle inaugurazioni che arrivano puntualmente via mail è sintetico ma esaustivo. E convoglia la giusta curiosità verso un evento che offre un piccolo palcoscenico su strada ai giovani artisti.
"Il Crepaccio è—letteralmente—una vetrina per artisti emergenti.
In tempi di crisi e austerità le occasioni per mettersi in mostra vanno reinventate.
Il Crepaccio è un anfratto nel sistema senza aspirazioni commerciali,
ma con velleità esibizioniste.
Pura visibilità sull'orlo del baratro".
Sempre a un 'manifesto'— un brano tratto da La colazione dei campioni di Kurt Vonnegut—oltre che a un video, viene affidata la lettura dell'intervento di Thomas Braida, che disegna e dipinge personaggi d'invenzione traendo spunti dall'attualità della cronaca, dall'iconografia popolare e religiosa ma anche dalla storia della pittura, facendoli abitare in mondi immaginari.
Il Crepaccio di Braida
Il giovane artista goriziano allestisce la terza vetrina della trattoria milanese con i suoi dipinti, alla ricerca della bellezza della diversità.
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- 27 giugno 2012
- Milano
"Il quadro non esisteva finché non l'ho dipinto", proseguì Karabekian. "Ora che esiste nulla mi renderebbe più felice del vederlo riprodotto mille volte, e sostanzialmente migliorato, da tutti i bambini di cinque anni della città. Mi auguro che i vostri bambini possano scoprire in modo facile e divertente quel che a me ha richiesto anni e anni di rabbia".
"Vi do la mia parola d'onore", continuò, "che il dipinto che la vostra città ora possiede mostra tutto ciò che della vita veramente importa, senza trascurare niente. È l'immagine della consapevolezza di ogni animale, il nucleo immateriale d'ogni animale: l'io sono al quale vengono inviati tutti i messaggi. È tutto ciò che c'è di vivo in ciascuno di noi, in un topo, un cervo, una cameriera di bar. È incrollabile e puro, qualunque irrazionale avventura possa capitarci. Un dipinto sacro di sant'Antonio è, da solo, un fascio di luce verticale e incrollabile. Se gli fosse vicino uno scarafaggio o una cameriera di bar, il quadro mostrerebbe due fasci di luce. La nostra consapevolezza è l'unica cosa viva e forse sacra che esiste in ognuno di noi. Tutto il resto, in noi, è macchinario morto".
Kurt Vonnegut, La colazione dei campioni
Il Crepaccio è un anfratto nel sistema senza aspirazioni commerciali, ma con velleità esibizioniste