Diciotto vasi, un po' microspazi e un po' paesaggi architettonici, che Branzi stesso descrive con queste parole: “Portali è una collezione di 18 ceramiche bianche, concepite come se fossero dei piccoli ambienti tutti uguali; dentro ciascuno di questi portali si colloca però un vaso sempre diverso (o un tronco d’albero). Si tratta dunque di una serie di micro- spazi, in parte ripetitivi e in parte variati, che nel loro insieme creano un paesaggio architettonico fiorito; infatti più che una collezione di vasi Portali mi sembra un progetto ambientale, il persistere di un pensiero semplice che si rinnova nel tempo e nello spazio, come una metrica o pentagramma. Come mi succede spesso negli ultimi anni infatti, il vero centro dei miei interessi sono i fiori; per la loro misteriosa presenza profumata e colorata dentro allo spazio dell’uomo. Come gli ikebana giapponesi attorno a cui si sviluppa l’architettura, o i tokonoma che raccolgono in una sorta di piccole nicchie la letteratura e i simboli domestici più privati.??Credo che uno dei compiti del design sia infatti quello di saper aggiungere al mondo costruito non dei decori inutili, ma degli spazi autonomi, dei micro- luoghi dedicati a ciò che può sembrare superfluo, ma senza il quale tutto diventa inutile; lo spazio per i fiori, per gli oggetti sacri delle civiltà laiche".
I microspazi fioriti di Andrea Branzi
Diciotto vasi, un po' microspazi e un po' paesaggi architettonici, che Branzi stesso descrive con queste parole: “Portali è una collezione di 18 ceramiche bianche, concepite come se fossero dei piccoli ambienti tutti uguali; dentro ciascuno di questi portali si colloca però un vaso sempre diverso (o un tronco d’albero). Si tratta dunque di una serie di micro- spazi, in parte ripetitivi e in parte variati, che nel loro insieme creano un paesaggio architettonico fiorito; infatti più che una collezione di vasi Portali mi sembra un progetto ambientale, il persistere di un pensiero semplice che si rinnova nel tempo e nello spazio, come una metrica o pentagramma. Come mi succede spesso negli ultimi anni infatti, il vero centro dei miei interessi sono i fiori; per la loro misteriosa presenza profumata e colorata dentro allo spazio dell’uomo. Come gli ikebana giapponesi attorno a cui si sviluppa l’architettura, o i tokonoma che raccolgono in una sorta di piccole nicchie la letteratura e i simboli domestici più privati.??Credo che uno dei compiti del design sia infatti quello di saper aggiungere al mondo costruito non dei decori inutili, ma degli spazi autonomi, dei micro- luoghi dedicati a ciò che può sembrare superfluo, ma senza il quale tutto diventa inutile; lo spazio per i fiori, per gli oggetti sacri delle civiltà laiche".