I nove, straordinari, autori di #domus1000 presentano se stessi con un autoritratto di poche parole, che ne “condensa” gusti e attitudini in cinque punti: un’architettura, un oggetto di design, un’opera d’arte, un libro e una città. A interpretarne le sembianze è, invece, la colorata sintesi grafica dell’illustratore Massimo Giacon.
Flavio Albanese
Grande appassionato d’arte contemporanea, direttore dal 2007 al 2010, per il lancio di #domus1000, Flavio Albanese oscilla tra moderno e classico: da Zanuso e Mies a Piero della Francesca e Lucrezio.
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- 09 marzo 2016
- Milano
Il più “entusiasta” dei direttori di Domus, Flavio Albanese nasce vicino a Vicenza il 28 settembre 1951, sotto il segno della Bilancia. “Bisogna essere efficaci oltre che efficienti” è il suo “mantra” in redazione. Ottimo organizzatore, pragmatico e attento ai minimi dettagli riesce a creare un affiatato team di lavoro. Dense, frizzanti e anche un po’ “schizofreniche” – parola sua quest’ultima – le sue riunioni settimanali finiscono a volte per sconfinare in piccole feste. Preludio ai party veri e propri, come quello a Berlino per celebrare la nuova veste grafica della rivista firmata onlab, con il direttore in veste di chef e l’intera redazione impegnata in cucina. A lui si devono – tra le altre cose – gli attuali bellissimi uffici, a riprova della sua convinzione che si debba vivere circondati dall’arte e dal bello. L’arte contemporanea, affidata allo sguardo sapiente di Francesco Bonami, assume con lui un ruolo ancora più importante. Sul primo editoriale promette ai suoi lettori “oneste bugie” per affrontare il “mare tumultuoso della contemporaneità”.
Un’architettura – L’architettura che mi affascina sempre con grande emozione, ogni volta che vi transito innanzi, è la Neue Nationalgalerie di Mies van der Rohe a Berlino. Mi piace l’idea di intravederla dall’esterno, anche, in automobile. Un oggetto silente eppure presente, una cornice trasversale e trasparente che seleziona e impreziosisce un frammento di città attraverso una modalità lieve, leggera. La Neue Nationalgalerie è la dimostrazione che la grande architettura è capace di gesti straordinari e apparentemente contradditori, come quello di ordinare lo spazio senza imporsi su di esso.
Un oggetto di design – L’oggetto di design a cui sono più affezionato è la radio Cubo Brionvega. Sono da sempre un appassionato radioascoltatore, perché trovo la radio un dispositivo meraviglioso che, rispetto alla televisione, lascia grande libertà d’immaginazione e di azione, non legando l’ascoltatore a una condizione statica e passiva. Il dispositivo di Zanuso ha poi un vantaggio ulteriore sullo schermo: una volta chiuso, sparisce come elettrodomestico, trasformandosi in una presenza discreta e poco ingombrante dell’ecosistema domestico.
Un’opera d’arte – La segnalazione dell’opera d’arte preferita è una questione piuttosto complicata, ma dovendo scegliere indico la Resurrezione di Piero della Francesca. Tutta l’opera di Piero è un’eccezionale collezione di figure diafane eppure icastiche. Ma in questo affresco, il gioco dei simbolismi e dei dinamismi raggiunge un equilibrio incredibile, tra la sensuale postura del Cristo con la gamba appoggiata sul parapetto del sepolcro, in un gesto non ancora deciso se di posa o di scatto, e la fascia della condizione umana, inoperosa e dormiente, esposta alla Resurrezione come un frutto appena sbucciato.
Un libro – Vorrei citare due libri in simbiosi reciproca: il De Rerum natura di Lucrezio, in cui viene deplorata la condizione del naufrago nei confronti di chi invece, con i piedi ben saldi in terra, assiste con egoistico sollievo al dramma del naufragio, e Naufragio con spettatore di Blumemberg, in cui a distanza di due millenni la scena di Lucrezio viene ripresa e ribaltata semanticamente perché, ci dice, il filosofo, è solo a rischio di perdere tutto, abbandonando la riva tranquilla dello spettatore meschino, che è possibile dischiudere orizzonti e fondare mondi.
Una città – Berlino è la città vasta, dove tutto e tutti trovano un posto e una collocazione. Berlino rimane ancora, per fortuna, una città accogliente, di una generosità mista a precarietà, alla fragilità di un’operazione ricompositiva che, a distanza di anni, lascia ancora qualche traccia non cauterizzata. La non-densità di Berlino, nel rapporto generoso tra gli spazi (fino a quando resisteranno alla pressione del mercato), presenta una forma urbana in cui lo sguardo può ancora spaziare, una logica difficile da riscontrare in una capitale così importante, opposta a quella delle grandi metropoli generiche.
© riproduzione riservata
Flavio Albanese
Domus: 2007-2010
Art director: Giuseppe Basile, onlab – Nicolas Bourquin
Vicedirettore: Stefano Casciani
Consulente del direttore: Massimiliano Marchica