A poco più di un mese dall’inaugurazione di Expo 2015 abbiamo visitato il cantiere del Padiglione Messicano insieme al suo progettista Francisco López Guerra Almada, che ci ha raccontato la storia di questo progetto.
L’abbraccio del mais
L’architetto Francisco López Guerra Almada, autore del Padiglione Messicano a Expo 2015, racconta a Domus la storia di questo progetto, a pochi giorni dalla conclusione dei lavori.
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- 20 marzo 2015
- Milano
Domus: Secondo il brief, i padiglioni di Expo devono essere del tutto riciclabili, mantenere il 50% di spazio aperto e usare il verde come elemento progettuale. Come si sono risolte queste indicazioni nel progetto del Padiglione del Messico? Francisco López Guerra Almada: Principalmente con un’architettura temporanea, che può essere facilmente “disarmata” per essere ricostruita altrove. L’unico elemento che deve essere rotto sono i piani di calpestio. Tutto il resto – la pelle, la struttura il telaio – si può riutilizzare: è un edificio riciclabile, anche in vista della probabile destinazione d’uso futura come padiglione espositivo itinerante. Per questo motivo tutte le strutture sono realizzare con incastri e viti, prive di saldature.
Domus: È già previsto un uso futuro della struttura del padiglione? Francisco López Guerra Almada: Al momento sono al vaglio diversi progetti: il primo è che rimanga in Europa, diventando un padiglione itinerante in diversi Paesi; l’alternativa è che torni in Messico per viaggiare nei diversi stati della Repubblica Messicana. In entrambi i casi il progetto ha tenuto conto del futuro “mobile” di quest’opera con la completa smontabilità di ogni elemento. Domus: Come si è svolto il processo di selezione per aggiudicarsi la progettazione del padiglione? Francisco López Guerra Almada: Nel marzo 2014 abbiamo vinto il concorso indetto dal governo, aperto a tutti gli architetti messicani che avessero già progettato un edificio di almeno 3.500 metri quadri a destinazione pubblica o culturale. La nostra proposta è stata selezionata tra le 39 idee presentate.
Domus: In che termini questo padiglione rappresenta l’architettura messicana contemporanea?
Francisco López Guerra Almada: Il concetto da cui nasce trae le proprie radici nella più profonda storia messicana: il mais rappresenta l’alimento essenziale di questo paese, che ha contribuito alla sua diffusione nel mondo, ma anche quello da cui è nata l’identità culturale di un popolo intero. Questo concetto si è trasformato in spazio tridimensionale originando un’architettura che, per forza di cose, rappresenta perfettamente il nostro Paese.
Il bar all’aperto, con i tavolini a circondare una grande magnolia – albero sempreverde di origine americana diffuso anche in Europa – che per l’inaugurazione dovrebbe essere in piena fioritura, veicola inoltre lo spirito di convivialità che caratterizza il popolo messicano.
Domus: Il progetto si è trasformato in architettura vera e propria grazie all’intervento del general contractor Nussli Italia, che si occupato di adattare il progetto originale alla normativa italiana (procedimento standard seguito da tutti i padiglioni). La realizzazione corrisponde all’idea originale? Francisco López Guerra Almada: Sì perché, nonostante alcuni spazi si siano ridotti per ricavare ambienti tecnici e per rispondere alla normativa sulla sicurezza, l’idea principale di un pubblico in costante movimento è stata mantenuta: un’esposizione universale non è una mostra statica dove il pubblico si sofferma per mezz’ora su una singola opera. Questo concetto si traduce fisicamente nel sistema di passerelle che corrono lungo tutto il padiglione.
Domus: Come vi siete trovati con le maestranze italiane che hanno lavorato al cantiere? Francisco López Guerra Almada: Benissimo. Tutto il processo si è svolto senza intoppi e l’intervento di partner locali ci ha permesso di procedere a grande velocità: a luglio sono cominciati gli scavi e le opere di fondazione. Tra fine agosto e metà settembre abbiamo cominciato la costruzione vera e propria (non voglio annoverare le fondazioni perché queste rimarranno proprietà di Expo) e oggi siamo tra i padiglioni più prossimi al completamento. La presenza di un partner locale ci ha inoltre permesso di non dover essere costantemente presenti a supervisionare il cantiere.
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Francisco López Guerra Almada ha fondato lo studio Loguer nel 1982 e ha vinto il Premio Nazionale di Architettura Louis Barragán. Specializzato in architetture museali, ha progettato anche il Padiglione Messicano ad Aichi nel 2005 e quello dell’America Latina a Saragoza nel 2008.