Approvato nel 1951, l'obbligo di decorazione delle costruzioni pubbliche comunemente chiamato "1% artistico", si applica alle collettività locali con la legge di decentramento del 1983. In pratica, l'uno per cento – tasse incluse – del budget totale di un progetto edilizio pubblico è impiegato per finanziare un progetto d'arte o di design. Nel caso della Regione Languedoc-Rouissillon, un totale di 400.000 euro è stato impiegato all'interno del progetto di costruzione del Liceo Georges Frêches, che Massimiliano Fuksas ha da poco inaugurato a Montpellier, per un intervento concepito dalla designer francese Matali Crasset. Dal 2004, sono sei strutture scolastiche di questa regione che hanno beneficiato di commissioni affidate ad artisti. Ma quello di Matali Crasset è tra i primi progetti a essere centrato sul design.
Vorrei cominciare a parlare di Émulsion il tuo intervento nel nuovo complesso scolastico-alberghiero progettato da Fuksas a Montpellier dalla particolarità di una legge francese: l'1% artistico
Penso che sia un nodo del mio progetto e un buon approccio per diverse ragioni. Intanto il mio lavoro in situ nasce dall'interesse preciso di sviluppare questa possibilità produttiva offerta dalla collettività locale. L'uno percento è una cifra calcolata sul montante del budget previsto per la costruzione di un edificio ed è stanziato dal consiglio regionale per lo sviluppo di qualità artistica all'interno di ogni progetto. È a tutti gli effetti denaro pubblico, ma che permette d'intervenire su una realtà decentrata rispetto a Parigi, anche se si tratta di una grande agglomerazione urbana.
Penso sia una specificità francese, un poco come l'eccezione culturale per l'audiovisivo e per di più forse di una procedura leggermente oscura.
In Francia abbiamo un interesse speciale per queste differenze. Ma questa è una legge del 1951, piuttosto precisa, senza dubbio inusuale per i tempi di lavoro di un designer o di un artista, ma uno strumento legislativo molto tecnico e selettivo.
Il design dell'uno per cento
Matali Crasset racconta a Domus il suo progetto all'interno del nuovo liceo alberghiero di Fuksas, finanziato grazie a una legge francese degli anni Cinquanta che destina l'1% del budget di un progetto di edilizia pubblica all'arte o al design.
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- Ivo Bonacorsi
- 18 settembre 2012
- Montpellier
Quando ti ho visto accendere il computer per ripercorrere immagini del progetto, ho notato che il file di Émulsion porta la data del 2010.
Per questo parlavo di tempi tecnici e di procedure precise e quindi di una gestazione un poco laboriosa. Si tratta di rispondere a richieste molto precise.
L'intera struttura è molto particolare, voglio dire la ZAC di Port Marianne, il progetto di Fuksas.
Si tratta di un liceo alberghiero di grande capienza con un internato, un vero albergo e un ristorante all'interno che sono gestiti nel quadro dell'attività pedagogica stessa. Fuksas ha donato all'edificio un'iconicità e un'identità con la fluidità della sua facciata in alluminio. Io sono intervenuta nel bianco quasi immacolato degli interni. Ho scelto un segno forte, l'oggetto icona della professione, le fruste da cucina, quelle utilizzato dagli chef per emulsionare e le ho declinate secondo i canoni dell'impollinazione e dell'arborescenza, qualità vegetali di crescita a cui sono molto legata. Sono diventate lampada, rampa paravento e, ovviamente, la grande struttura totemica dell'ingresso.
Non tanto, quindi, il confronto con l'architettura, fluida e istituzionale come quella che Fuksas ha pensato e realizzato ma piuttosto una tua analoga sfida di progetto?
Lavorando con l'1%, ti accorgi di essere nella stessa situazione dell'architetto e dello studio che lo rappresenta localmente. Ci sono una o più domande molto specifiche della committenza con regole precise di messa in opera da rispettare. Non si tratta semplicemente di disporre gli arredi o collocare un'installazione artistica. Si tratta di dotare la costruzione, che ha già delle qualità intrinseche, di un intervento artistico di valorizzazione. Occorre poi pensarne la realizzazione, tenendo ben presente l'agenda delle operazioni che prevedono l'effettiva sintonia del lavoro nello spazio. Quando vedi l'edificio di Fuksas, ti rendi immediatamente conto che per il suo disegno preciso, sarebbe stato difficile, se non impossibile intervenire all'esterno e, dunque, la questione della luce interna è diventata il punto preciso su cui mi è stato chiesto di agire e su cui mi sono decisa a intervenire. Il mio rapporto con l'oggetto è diventato una soft fiction sulla luce.
Lavorando con l'1%, ti accorgi di essere nella stessa situazione dell'architetto e dello studio che lo rappresenta localmente. Ci sono una o più domande molto specifiche della committenza con regole precise di messa in opera da rispettare. Non si tratta semplicemente di disporre gli arredi o collocare un'installazione artistica.
Ora che ti sei lasciata alle spalle il concorso vinto, un'opera/progetto che hai dovuto periodicamente riadattare, non ti sembrano davvero un poco troppo rigida la procedura dell'1%?
Niente affatto, perché implica un confronto preciso con le realtà locali: è importante andare verso il locale. Il FRAC (Fondo regionale per l'arte contemporanea) e l'ente regionale sono coinvolti nelle decisioni culturali e sono impegnati a vagliare l'impatto del tuo lavoro sulla relazione di prossimità quindi con pubblico e territorio. Con questa procedura dell'1% oramai una decina di licei hanno o avranno l'intervento a opera di un artista contemporaneo.
A Montpellier, comunque, mi pare siano abituati a questo tipo di progetti da quando, tempo fa, è iniziata questa iniezione d'interventi "esterni": da Bofill fino a Zaha Hadid ed è proprio George Frêche (al quale il liceo è intitolato ndr) ad avere cominciato.
Io sono meno politica e molto più pragmatica e trovo che in questi contesti servano persone come Lili Laxenaire e Eric Binnert e le strutture come la loro, l'Agence piéces montée in grado di coordinare la logistica dei progetti anche presso realtà delocalizzate.
Sembri soddisfatta del risultato e stai orientandoti sempre di più verso questo tipo di procedure di produzione.
Penso che ci sia parecchio lavoro da fare in una direzione più contestuale, ma soprattutto ripensare il design in funzione del maggior numero di situazioni e, possibilmente, le più inedite.