È possibile abitare in una casa di 21 mq?

Il progetto dello studio Atomaa per questa microcasa si misura con una delle più controverse sfide dell’abitare contemporaneo: quella di rendere casa uno spazio minuscolo. 

Questo articolo è stato pubblicato precedentemente su Domus 1092.

“Quanto si può eliminare da un sistema di oggetti, funzioni e simboli lasciando intatta l’idea di casa e il comfort che ci offre?” È questa la domanda che si pone da più di un decennio Atomaa. Nel lavoro dello studio milanese, che si muove fra le diverse scale del progetto, sembra rimanere costante la riflessione sull’abitare minimo. O, come preferiscono chiamarlo loro, Micro Living.

Consapevoli del valore controverso della densità – specie in un momento storico di estremo divario fra stipendi e costo degli immobili in Italia –, guardano all’intensità “di occasioni e accadimenti” come intrinseco alla città. Ecco che allora arriva, per Atomaa, una sfida ancora più complessa: quella di rendere casa uno spazio di 21 mq. 

Atomaa, Micro Living, Milano, Italia, 2024. Courtesy Atomaa

In un edificio degli anni Venti, poco distante da piazza Cinque Giornate a Milano, compongono una serie di ambienti con sovrapposizioni, arredi su misura e una palette ridotta di materiali. Il tutto guarda, attraverso due grandi finestre, a una corte interna abitata da tre alberi di magnolia. Il primo gesto è stato quello di spostare il bagno distante dalla finestra, a ridosso dell’ingresso. La porta è rivestita di specchio per ampliare percettivamente lo spazio, mentre l’interno è rivestito da piastrelle smaltate rosse, le zellige marocchine. La zona giorno si apre contro le finestre: qui le funzioni vengono articolate da una serie di arredi su misura di legno di noce, con elementi mobili per permettere l’alternarsi delle funzioni a seconda delle necessità, dai momenti conviviali a quelli di studio. 

Di fronte, appoggiata alla parete del bagno c’è la cucina, anche questa su misura, sempre di noce, ma combinato all’acciaio, il cui piano può essere nascosto all’occorrenza. Gli elementi contenitori sono stati mantenuti al di sotto del metro, sempre per avere maggiore apertura all’altezza dell’occhio. A chiudere lo spazio, affiancato dalla seconda finestra, sono la libreria e l’alcova, che si stagliano contro pareti blu notte. A creare continuità fra i diversi ambiti è la pavimentazione a terrazzo, dalla base bianca interrotta da frammenti di marmo verde, tanto grandi da apparire fuori scala. So far, the tiniest è il nome che lo studio ha scelto per questa piccola, ma preziosa casa.

Progettazione:
Umberto Maj, Andrea del Pedro Pera, Cesare Galligani
Design Team:
Bianca Magi
Fotografia:
Alberto Starda
Partner di progetto:
Impresa:
Relazioni Edili Re
Design ceramiche:
Mosaic Factory
Falegnameria:
Roncoroni Legno
Finestre:
Fratelli Bergamaschi

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