A Palazzo dei Demoni, in via Cesare Correnti 14, il curatore e designer canadese Nicolas Bellavance-Lecompte ha curato una mostra in cui i designer hanno realizzato un oggetto, ignari del luogo espositivo in cui inserirlo. Il genius loci lascia il posto al genius hominis, offrendoci un tuffo nel mondo progettuale di otto creativi internazionali. Cos’hanno in comune? L’amore per i processi lenti e complessi, e un rapporto intimo con i materiali. Troviamo antichi marmi siriani estinti, contorte lavorazioni del vetro, luci-scultura in equilibrio, lana infeltrita a formare arazzi, sgabelli modulari e altro acora. In mostra Anton Alvarez, Bahraini Danish, Dana Barnes, Eric Schmitt, Jeonghwa Seo, Niamh Barry, Roberto Sironi e Omer Arbel.
Questa mostra è anti brief, al 100%. Volevo vedere la creatività dei designer che viene dalla loro pancia.
Raccontaci di Unsighted. Ho pensato che avrei voluto fare una cosa un po’ diversa dal solito, nascondendo la location ai designer. Assegniamo ad esempio la stanza X, senza comunicare le misure né nient'altro, e chiediamo di fare un oggetto. Tanti designer si sono prestati al gioco, tanti anche si sono ritrovati persi, perché il designer è molto abituato a creare dei progetti site-specific e deve attaccarsi a un contesto per poter relazionarvisi.
Ci parli più nel dettaglio dei nomi scelti? Mi piaceva l’idea di portare dei nomi in modo trasversale, nel senso di non voler fare la mostra degli “young designer” né tanto meno quella dei “designer super star”, bensì creare un team di designer diversi l’uno dall’altro, con esperienze e culture totalmente diverse, con dei nomi nuovi, altri meno nuovi, ma di cui tanti credo siano ancora poco noti in Italia e in Europa. Anton Alvarez, è un designer cileno-svedese, che seguivo da un po’ di anni. Lui fa queste estrusioni molto particolari, con una macchina che ha inventato che sembra una pressa, che fa uscire l'argilla in un modo unico.
Poi abbiamo Roberto Sironi, l’italiano del gruppo. Voleva lavorare sulla tematica delle rovine, quindi ha fatto una ricerca sulle rovine di Palmira, sulla zona del Medio Oriente, ma anche della Grecia Antica, e della Sicilia. Ha voluto unire questa ricerca al tema della rovina industriale, e quindi ha abbinato dei materiali anche un po’ inusuali, come il marmo artificiale di Rima, per ricreare delle tipologie di marmi estinti che non si trovano più. Eric Schmitt, invece, è un designer francese, meglio conosciuto a New York, ha pensato a un sistema di due lampade che dialogano, una viene appesa al soffitto, una fissata al pavimento, creando una specie di abat-jour d’ambiente in bronzo.
Dana Barnes, americana, scolpisce la lana, perché è soprattutto una designer tessile. Ha un atelier fantastico a New York, dove ha un team con quattro donne, che lavorano facendo tutto il lavoro di feltro, con gli aghi, in un modo un po’ antico, non ricamato. Lei ha anche delle macchine che ha inventato per fare questo pressing per sfibrare la lana, così da ottenere un effetto schiumoso. Bahraini Danish, è un collettivo di un ragazzo danese con due bahraini, loro sono architetti e designer e hanno lo studio in Bahrain. Mi piaceva avere il punto di vista di questa regione del Medio Oriente all’interno della mostra. Loro forse hanno creato il progetto più architettonico, con un sistema di tavolini di marmo modulari.
Omer Arbel, canadese, direttore artistico di Bocci, ha un atelier di vetro a Vancouver, dove soffiano il vetro, lo fanno anche in fusione, usano varie tecniche. In particolare con due strati di vetro che intrappolano una rete di rame quadrata. Unsighted ospita 82 vasi. Nyamh Barry, basata a Dublino, ed è una designer che lavora con l’illuminazione da quasi vent’anni. Abbiamo lavorato su una specie di modulor, perché lei ha creato un oggetto luminoso, che riprende le proporzioni del corpo umano, in modo più astratto, che ricorda un po’ gli studi di Le Corbusier o gli schizzi di Picasso. Seo Jeong Hwa è un designer coreano che usa materiali diversi, con scale molto misurate dove i materiali si sentono e mi piaceva molto questa specie di rigore e poesia che c’era dietro i suoi lavori.
Tre segreti per sopravvivere al salone? Il planning sicuramente è uno perché è impossibile vedere tutto, quindi io ad esempio sto già filtrando un po’ e cerco di non sovrapporre eventi, cerco di tendere all’essenziale. Non bere troppo e non uscire tutte le sere, come numero due, perché ovviamente se uno vuole arrivare alla fine della settimana, per sopravvivere bisogna controllare la quantità di alcol e di sonno, che è molto difficile da gestire al Salone, visto che si rivedono anche vecchie conoscenze, e poi si iniziano gli aperitivi molto presto e si finisce sempre a qualche serata dopo, poi quest’anno c’è la moda del club ... Il terzo potrebbe riguardare ... le scarpe! Scarpe comodissime, perché si sta fuori 10 ore al giorno e quindi l’outfit è molto importante, per il freddo, il caldo, la pioggia, il sole.
- Titolo mostra:
- "Unsighted"
- Curatore:
- Nicolas Bellavance-Lecompte
- Designer:
- Anton Alvarez, Bahraini Danish, Dana Barnes, Eric Schmitt, Jeonghwa Seo, Niamh Barry, Roberto Sironi e Omer Arbel
- Luogo:
- Palazzo dei Demoni
- Indirizzo:
- via Cesare Correnti 14, Milano
- Date di apertura:
- 17–22 aprile 2018