Abbiamo incontrato il designer olandese Maarten Baas all’apertura di Wallpaper*Handmade, dove ha presentato Forever Young, un parco giochi divertente realizzato in ottone, in collaborazione con l’azienda Henge. Alla settimana del design ha presentato lavori da Moooi, Rossana Orlandi, Lensvelt, Lasvit e Valerie Objects.
In tutto ciò che fai sembra ci sia la mano di un bambino. Quanta verità c’è in questa affermazione?
Faccio del mio meglio per farlo sembrare più adulto, ma non ci riesco mai! (Ride). È che mi piace quello stile. Il mondo intero è fatto di linee e simmetrie... Ma a me piace di più quando somiglia al mio modo di creare le cose, quindi non posso farci niente! È il mio modo di fare. Un processo più complicato, perché tutte le macchine lavorano con linee rette e simmetria. Vorrei potere creare oggetti simmetrici: basterebbe progettarne metà, perché l'altra metà è uguale. Qui tutto è sempre irregolare e asimmetrico, ma alla fine mi piace. Il fatto è che tolgo di mezzo la logica. In tutto il mio lavoro cerco di mettere in discussione le logiche, gli standard che affermiamo di aver acquisito, che non vogliamo più ridiscutere: una sedia è così, un minuto è un minuto. Tutte quelle regole inconsce con cui andiamo d’accordo. Mi piace ribaltare tutto questo per mostrare un'altra verità all'interno delle stesse circostanze, all'interno delle stesse regole, per così dire. Prendi per esempio gli orologi. È l’essere umano a definire il minuto, perché non tutti i minuti sono esattamente uguali. Un orologio suggerisce che ogni minuto è uguale, mentre è completamente diverso da ogni altro. Perché consideriamo ogni minuto come una stessa identica cosa?
Maarten Baas, da grande volevo fare lo scenografo
Il designer olandese fa del design asimmetrico e irregolare la sua bandiera. Lo abbiamo intervistato alla Milano Design Week.
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- Marianna Guernieri
- 21 aprile 2018
- Milano
Cerco di mettere in discussione quei modi di pensare logici e razionali su tutti i livelli. Di conseguenza diventa normale progettare in questo modo.
Qual è il tuo rapporto con la performance, il teatro e il design?
Mi chiedono sempre se sono un designer o un artista. Vorrei aggiungere una terza figura, quella dello scenografo, poiché considero tutti i miei pezzi una specie di scenografia per un'opera teatrale, per una storia da raccontare nella vita reale. Inoltre, quando ero ancora studente, pensavo che alla fine sarei diventato scenografo. A scuola ho fatto alcuni progetti di scenografia, quindi è sempre stata un po’ la mia direzione. Poi però mi sono diplomato con la collezione di mobili Smoke e di conseguenza la mia carriera si è diretta maggiormente verso il product design. Così i miei progetti sono falliti miseramente. Non sono mai diventato uno scenografo, ma mi piace ancora unire questi due mondi, e più sviluppo il mio lavoro più elementi posso aggiungere in quel senso. In tutto ciò che faccio vorrei raccontare una storia, quindi mi piace aggiungere alcuni elementi teatrali, usando l'oggetto da solo o utilizzando attori reali. L'anno scorso a Eindhoven, nell’ambito della Dutch Design Week, ho curato una mostra in cui tutto era combinato: musica, cinema, arte e fotografia. Lì, ho sentito che questa è la direzione da seguire. Non si tratta solo di scenografia o di design di arredo, ma di una combinazione di entrambi, dove può accadere qualcosa di magico. Sono sempre stato interessato a tutte queste discipline e cerco di allargare un poco i confini e trovare nuove aree ancora da scoprire.
Qual è il tuo progetto ideale?
Probabilmente il lavoro di Eindhoven è quello che più si è avvicinato al progetto ideale. C'era molto pubblico e a me piace l'interazione con la gente, mi piace quando la mostra diventa viva. Ho anche organizzato una cena con un bravissimo cuoco olandese, un tipo con le stelle Michelin, con cui poi abbiamo cenato tutte le sere. Quello che volevo fare era una mostra in cui hai la sensazione di una performance, come in un teatro, o viceversa. Una via di mezzo tra quei due mondi. Questo mi interessa molto di più che creare un’altra sedia o un’altra lampada.
Tre consigli per sopravvivere al Salone?
Devi lasciarti andare. Niente va secondo i piani e tutto cambia in continuazione ... Non puoi fare nient'altro che tuffarti e sperare di riemergere vivo alla fine della settimana. È una corsa sull’ottovolante in cui ti imbatti in cose di qualsiasi genere. Ci sono momenti in cui non ne puoi più e subito dopo magari sei tutto eccitato per quello che sta succedendo intorno a te. Ma tutto va e viene, è come un uragano. Cerco sempre di rendere la mia vita più semplice possibile, che è una maniera più facile di abbandonarsi alle cose. Perciò mi prendo un buon albergo, uso il taxi per spostarmi da un posto all'altro, sistemo tutto così da non dover pensare troppo. Pensare troppo durante questa settimana non è una buona idea. E di tanto in tanto bisogna trovare delle vie di fuga. Preferisco starmene tutto il pomeriggio nel parco senza nessuno che abbia che fare con il design, non fare altro che camminare e immergermi nel silenzio. Quindi lasciarsi andare, organizzarsi e scappare: questi sono i tre consigli!
- "Forever Young"
- Maarten Baas
- Henge
- Fuorisalone 2018