Il progetto Stigmergy-Family-Studio è un esperimento educativo iniziato dalla designer italiana Martina Muzi, in mostra alla 4. Istanbul Design Biennial fino al 4 novembre 2018. La prima fase di questo processo di strutturazione e decostruzione del sapere è stata realizzata insieme agli studenti del corso di Social Design della Design Academy di Eindhoven. Da gennaio a settembre 2018, Muzi e otto studenti hanno indagato le espressioni contemporanee del design cinese, turco e olandese, ricreando una contemporanea Via della Seta.
Stigmergy Family Studio è un esperimento educativo concepito come un archivio in perenne mutazione
In mostra alla 4. Istanbul Design Biennial, il progetto iniziato da Martina Muzi utilizza il design come linguaggio complementare agli strumenti di critica tradizionali.
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- Salvatore Peluso
- 16 ottobre 2018
- Eindhoven / Istanbul
La ricerca analizza gli ecosistemi produttivi e commerciali del XXI secolo e i sistemi sociali derivati, e si immerge in realtà multiformi, che vanno dalle manifatture a conduzione familiare di Istanbul alle grandi piattaforme di commercio elettronico come Alibaba. Il corso è stato immaginato come un archivio in continua mutazione: un set iniziale di materiali, casi studio e testi di riferimento sono stati rielaborati per la costruzione di un prototipo fisico. Nell’analisi del reale, il design è un linguaggio complementare agli strumenti di critica tradizionale e la formulazione di un progetto – o meglio, il disegno di un oggetto – è solo una parte di un ragionamento più ampio. Gli elaborati degli studenti sono stati archiviati in una piattaforma digitale e saranno il punto di partenza della prossima fase di sperimentazione.
Composto da vecchie musicassette e walkie-talkie, il prototipo propone una versione analogica dei forum o delle chat
Il dispositivo bypassa i sistemi di comunicazione contemporanea, rete cellulare e internet, mantenendo le stesse logiche. È quindi utilizzabile in paesi che non dispongono di infrastrutture telematiche
“Il progetto è critica sul tema dei big data e della loro raccolta. Simulando l’esperienza di internet con tecnologie obsolete, suggerisce uno scenario in la rete diventa inutile e prevede la nascita di nuove tecnologie non ancora esistenti o affermate”
Immaginiamo degli archeologi del futuro che guardano ai giorni nostri. A parte un sistema economico globalizzato e basato su produzione e consumo, cosa vedrebbero facendo uno zoom sulle singole manifatture?
La designer ha inizialmente stabilito un criterio di produzione di 5 minuti / 5 euro / 500 grammi. Heim crea un archivio di forme e oggetti diversi, di cui poi realizza dei calchi. I manufatti diventano frammenti di un unico sistema di produzione.
La cultura materiale di un luogo – in questo caso la città di Istanbul – è parte della sua geografia e tradizione. Il design è concepito qui come uno strumento di narrazione.
Lo sciamano digitale appartiene simultaneamente a due realtà: fisica e digitale. Il suo scopo è quello di creare un ponte tra le due dimensioni
"I nostri corpi e le nostre menti sono digitalizzati da prima della nascita. Siamo costretti a entrare nella rete per esistere in eterno. È quindi essenziale capire come e dove attraversiamo questo mondo e vivere entrambe le realtà nella speranza di imparare a viverle nella loro interezza”
Il progetto invita a prendere coscienza della nostra condizione ibrida e va in direzione di un’integrazione tra queste due realtà.
Unku nasce da una ricerca sulla logistica globale e sulle dinamiche locali dei mercati a Istanbul
Jurk ha concepito il progetto come una collezione e stratificazione di esperienze
“Il progetto traduce un sistema storico in uno moderno e vuole stimolare una nuova mentalità di consumo per ampliare le proprie scelte e completare il prodotto finale con la propria esperienza materiale, in combinazione con un’infrastruttura di supporto” ha spiegato Jurk
Il progetto indaga il rito del brindisi: un gesto di cordialità, celebrazione e negoziazione politica. La designer analizza questo atto di comunicazione e lo completa con degli oggetti specifici: il design è complementare al linguaggio verbale e gestuale.
“Perché, esattamente, ci prendiamo un momento per brindare prima di bere?”
Riempire il bicchiere, bere e brindare in segno “accordo raggiunto”: prototipi e performance fanno parte di un gioco di strategia silenziosa.
La designer ha pensato a un modulo di produzione da posizionare direttamente nei negozi, così da partire dall’unicità dell’acquirente per realizzare l’oggetto richiesto.
La designer racconta: “Tutte le teorie che collocano l’uomo al centro del design stanno producendo individui sempre più standardizzati, idealizzati, artificiali. L’Uomo Vitruviano di Leonardo da Vinci o il Modulor di Le Le Corbusier sono la rappresentazione di questa normalizzazione: una silhouette uniforme e sterile che cancella ogni diversità, carattere, peculiarità e unicità del corpo umano”
Crea il tuo standard!
“C'è una gamma di frequenze su cui gli esseri umani si concentrano meglio: quelle più vicine alla voce umana. Le altre frequenze sono ancora udibili, ma non del tutto comprensibili quando. E se traducessimo queste frequenze in suoni più comprensibili e organizzati?”
Il prototipo ascolta, traduce e archivia i suoni che si accumulano nello spazio, spesso non distinguibili dall’uomo
La designer ha concepito un sistema modulare, pensato come un organismo che con il tempo può cambiare e crescere, e formato da un cuore, un cervello e da arti. Il progetto manipola e rende visibile il suono e genera nuovi paesaggi sonori prima non percepibili
Il progetto mette in questione il sedersi in pubblico e lo rende un atto dinamico e giocoso. Weidner studia il processo produttivo e le nuove relazioni che una seduta può generare
La panchina è pensata anche nella sua dimensione digitale: è geolocalizzata e permette interazioni con altri utenti situati in contesti diversi
Weinder racconta il progetto: “Esplora la possibilità di produrre la stessa panchina in modi diversi a seconda del profilo, delle competenze e delle conoscenze dell’acquirente e permette a quest’ultimo di acquistare una panca completamente costruita su misura”