Per il lancio della nuova collezione Space Hippie, Nike ha messo a punto una filiera circolare finalizzata al riutilizzo degli scarti di produzione e al conseguente abbattimento del debito di carbonio di ogni calzatura. La metodologia “In-Situ Resource Utilization” (ISRU), che ha ispirato il processo produttivo, è quella concepita per i viaggi spaziali, dove tutto ciò che serve al sostentamento degli astronauti e alla manutenzione della navicella deve necessariamente essere implementato con le risorse disponibili sul posto, valorizzando ogni singolo materiale di risulta.
Presentate in quattro modelli dal look futuristico, le sneaker sono il risultato dell’assemblaggio di tre componenti diverse. Denominata "space waste yarn", la tomaia in maglia è realizzata con materiale riciclato da bottiglie di plastica, t-shirt e scarti di filato. La soletta è invece l’esito del riciclaggio degli scarti di produzione del modello Vaporfly 4% e permette una riduzione del 50% dell’emissione di anidride carbonica rispetto ad analoghi modelli Nike. La suola, invece, è una miscela tra schiume già utilizzate da Nike e plastica riciclata, compresa quella proveniente dai pavimenti delle fabbriche. Ridotta in granuli e soprannominata Nike Grind, la sua texture è di fatto un amalgama di frammenti.
"Crediamo che il futuro del prodotto sarà circolare", ha affermato Seana Hannah, Vice Presidente di Nike per l’innovazione sostenibile. Se la collezione è un primo passo verso la riduzione del debito di anidride carbonica, che per Space Hippie è inferiore rispetto agli standard della corporation americana, rappresenta anche un richiamo alla responsabilità dell’azienda e dei designer, chiamati a indirizzare il cambiamento della filiera e dei suoi risultati attesi.