Cos’è Google? Un motore di ricerca, è la risposta più ovvia. A ragione: Google è "il" motore di ricerca. Ma è anche YouTube, Gmail, Google Docs, il sistema operativo Android che fa funzionare la maggior parte degli smartphone del pianeta e molto altro. E Google non è solo software: è anche la serie di device Pixel - smartphone, auricolari, tablet, laptop ChromeOs, nonché i dispositivi domestici Nest come altoparlanti intelligenti e display, e altro ancora. Alla guida del team di design hardware di Google c’è la Vp Ivy Ross, una designer con molti riconoscimenti alle spalle, che è entrata a far parte del colosso tecnologico quasi dieci anni fa.
Il design di Google è per gli esseri umani: “Nel dubbio, guarda la natura”
“Umani, ottimisti e audaci”, è così che Ivy Ross, VP di Google, definisce il design hardware di Mountain View. Abbiamo discusso con lei di progetto tecnologico, dell'importanza dei sentimenti e della sfida imminente dell’AI.
View Article details
- Alessandro Scarano
- 23 aprile 2024
Google all’epoca aveva appena lanciato Glass, futuristici occhiali connessi con funzioni intelligenti, e stava cercando un esperto designer di occhiali. "Nella mia carriera, ho progettato moda, giocattoli, gioielli e molto altro. Non ricordavo nemmeno di aver lavorato sugli occhiali", dice Ivy Ross a Domus sorridendo, mentre sediamo a un tavolo nell’area caffè della mostra di Google di quest’anno al Fuorisalone. Quindi, "dopo molti colloqui", è stata assunta. Il progetto Glass fu poi chiuso; "era un dispositivo avanti al suo tempo di quasi un decennio", spiega Ross con voce rilassata, leggermente rauca, nel suo tono quasi ipnotico spesso interrotto da risate empatiche. Così, Google lasciò perdere i Glass, ma tenne Ross, che in precedenza aveva ricoperto posizioni esecutive presso Swatch, Calvin Klein, Gap e altri ancora, e le cui innovative opere in metallo sono nella collezione permanente di quasi una dozzina di musei internazionali. “Ero così incuriosita: sono sempre stata un po’ una futurista avanti rispetto al mio tempo”.
Il primo smartphone Pixel debuttò nel 2016, lo stesso anno in cui il team Google di Design, Ux e Ricerca per i Prodotti Hardware guidato da Ross fu ufficialmente formato. Da allora, i dispositivi hardware di Big G hanno vinto più di 250 premi di design.
Alle radici del linguaggio di design di Google
“Le persone che mi conoscono dicono che sono una costruttrice”. La sfida più grande di Ivy Ross in Google non era solo quella di costruire una linea coerente di progetti hardware, ma di creare un linguaggio di design per la parte di prodotti fisici di un’azienda da sempre incentrata sul software. Una sfida culturale. "Quando sono arrivata da Google, per esempio, ho detto che avevo bisogno di un laboratorio dei colori", ricorda. "E loro hanno detto: 'cosa intendi, hai dei colori, è rosso, blu e giallo...’". Sorride, ricordando come rispose. "'Questo va bene per il logo di Google’, ho risposto, 'ma stiamo per realizzare cose che avrete in faccia, in mano, in casa…’".
Un caso significativo nella storia del design hardware di Google è stato il lancio del colore hazel (in italiano si traduce “nocciola”). “Tutti in quel momento avevano un telefono nero”. Ma poi la consapevolezza sul cambiamento climatico e sull’ecologia è aumentata, “così abbiamo deciso che una gamma di verdi di tipo diverso sarebbero stati il nuovo nero”. Hazel è una colorazione verde scuro, quasi nera, e ha venduto incredibilmente bene. “Era ciò che le persone desideravano, forse inconsciamente, potrebbero non sapere il motivo, ed è perché c'è un po’ di verde, rispetto a un nero-nero”.
Il colore è stato anche protagonista della mostra di Google di quest’anno al Fuorisalone di Milano, che fa seguito a “Shaped by Water” del 2023. Google debuttò a Milano con “Softwear” nel 2018 e tornò l’anno successivo con “A space for being”. “Avevo parlato al reparto marketing della design week di Milano perché non la conoscevano", dice Ross, che ha suggerito di venire ed esporre qui, un’occasione unica per lavorare su una scala diversa per il team di design hardware di Google, “il più grande investimento, richiede molto tempo”, ma anche “una ricompensa per tutto il duro lavoro che facciamo” e la possibilità “di condividere un pezzo della nostra anima”. La caleidoscopica mostra di quest’anno, intitolata "Making sense of color", è stata creata con Chromasonics, laboratorio artistico di Venice Beach conosciuto per l'omonima esperienza immersiva.
La funzionalità è importante, gli esseri umani sono più importanti
Il design del prodotto è sempre stato troppo incentrato sulla funzionalità e non abbastanza sui sentimenti, sottolinea Ross. Il processo di pensiero del suo team è diverso. "Umano, ottimista e audace", sono secondo Ivy Ross “i principi che hanno guidato il design di tutti I dispositivi che abbiamo realizzato”. Riportando l'essere umano al centro, invece di insistere solo sulla funzionalità. Questo è stato il messaggio essenziale della mostra di Google al Fuorisalone del 2019, "A space for being", dove “le persone potevano capire che il loro corpo sente, non solo la testa, e lo fa tutto il tempo”.
Photo Daniele Ratti
Photo Daniele Ratti
Photo Daniele Ratti
Photo Daniele Ratti
Photo Daniele Ratti
Photo Daniele Ratti
Photo Daniele Ratti
Photo Daniele Ratti
Photo Daniele Ratti
Photo Daniele Ratti
Photo Daniele Ratti
Photo Daniele Ratti
“Dal periodo della Rivoluzione Industriale, ci preoccupiamo di essere produttivi nella nostra mente e dimentichiamo la natura sensoriale del nostro essere”, spiega Ivy Ross. “Penso che quando sei vivo nei tuoi sensi, ti senti vivo”. I nostri corpi, spiega, sono stati progettati per rispondere a questa natura sensoriale della vita. E bisogna progettare di conseguenza. Del resto, come dice lei, “i dispositivi elettronici sono qui per restare”.
La natura è un pilastro cruciale del design di Ross. Quando si è deciso come impostare il design hardware del brand, passando in rassegna quello dei competitor, la chiave che Google ha trovato per differenziarsi è stata “essere più umani". E per fare ciò, per progettare per gli esseri umani, Google trae grandi ispirazioni dalla natura. “La natura è il luogo più neuroestetico che ci sia, e poiché l'arte e l'estetica influenzano il nostro corpo, la mia regola è che quando sei in dubbio, meglio fare sempre riferimento alla natura”. Ecco perché il primo altoparlante dell'azienda è stato modellato su una pietra del fiume e il primo visore VR di Google, il Daydream View, lanciato nel 2016, era rivestito in tessuto, spiega Ross. "È stata una mossa audace. E intenzionalmente ottimista. Era un prodotto umano, ottimista e audace".
L'AI ci renderà più umani?
In una conversazione su tecnologia e umanità, connessione e creatività, parlare di intelligenza artificiale e della ascesa del ruolo dei programmi AI generativi nella creatività è quasi ovvio. Ivy Ross introduce l'argomento da sola, anticipando le mie intenzioni e un paio di domande precise che avevo preparato per questa intervista. Il suo punto di vista è rilevante poiché proviene da Google, un'azienda con enormi investimenti in AI, anche se Ivy Ross sottolinea il fatto che quelle che condivide con Domus non sono le opinioni di Google, ma le sue personali, basate principalmente su quanto è andata avanti giocando con l’AI per capirne capacità e limiti. Si è parlato molto di AI recentemente, ma come Ross fa notare, siamo ancora a una fase di sperimentazione iniziale.
Abbiamo guardato ai competitor che ammiriamo e abbiamo deciso che volevamo essere più umani.
Ivy Ross
“L'ho provata per le immagini, ma non la uso per quello”, spiega. “La uso come base per certe informazioni. È un buon punto di partenza". L'AI è un ottimo strumento fondazionale, secondo Ross, “ma devi aggiungere la componente umana”. Ecco perché su un panorama più ampio considera l'intelligenza artificiale come “una cosa buona”, perché costringe “a essere più immaginativi e creativi come esseri umani”, “ad aggiungere qualcosa a questa tecnologia e portarla in un luogo nuovo”. Le cose cambieranno magari in futuro. “Ma penso che la qualità degli esseri umani sia la capacità di immaginare le cose in anticipo”, aggiunge. E l'esito futuro sarà che probabilente “saremo copiloti “, ma prima le macchine dovranno imparare a fare il loro lavoro, “e noi dobbiamo fare il nostro”, ossia, secondo Ross, “capire le nostre capacità creative e immaginative in modo che possiamo portare qualcosa di nuovo alla macchina”.
Ma è un futuro che sembra ancora lontano. In un programma più breve, ci aspettiamo che la nuova serie Pixel 9 venga lanciata prima della fine dell'anno e speriamo di dare il benvenuto di nuovo a Google al Fuorisalone 2025.
Immagine di apertura: Ivy Ross. Courtesy Google