Senza soggetto. Una sedia è una sedia è una sedia

Una escursione nella progettazione della più comune tra le sedute, in particolare il suo versante anonimo, partendo da un classico, la sedia Pisa. 

Sedersi è un gesto fisico necessario che definisce il primo atto di abitare. Da quando l’essere umano ha cominciato a diventare stanziale e ad aggregarsi in comunità, ha anche iniziato a realizzare sedute sopraelevate da terra con l’aggiunta di una spalliera. Da tempi molto remoti si sono viste infinite varianti della stessa sostanziale forma: quattro gambe, due corte anteriori e due lunghe posteriori (legate all’occorrenza da traversi), un piano come sedile, una fascia come schienale. Il materiale unico è il legno, in varie essenze e la decorazione è assente, se non quella più pura che definiremmo una “sottolineatura espressiva della forma”. 

Sedia contadina
Sedia Contadina

Nel dialogo e scambio con Lorenzo Damiani, designer e pensatore, per non dire filosofo del quotidiano, quando si parla dell’oggetto che per ogni designer è il simbolo della sfida più alta (che è anche la più comune) e che nel progetto dell’arredo per la casa è la sedia, i suoi interessi e le sue intenzioni vanno verso l’oggetto ideale, quello che dovrebbe sempre stare alla base di una nuova idea: l’oggetto prototipo, quello che ha la giusta forma, per il giusto materiale e poi (o prima) anche per la giusta funzione ed economia. Damiani, che è sempre un partigiano delle buone intenzioni, cita un tipo preciso di sedia, quella comunemente chiamata “Pisa”. 

Sedia paesana
Sedia Paesana

La cosiddetta sedia Pisa, non è la sedia “contadina”, squadrata, genuinamente grezza e sapientemente rustica, né la sedia “paesana”, versione appena ingentilita e trattata come un oggetto già evoluto con superfici stondate, lisce e lucide, ma la loro evoluzione urbana, il prototipo di sedia domestica da cittadina, popolare ma sempre anonima, di servizio e giustamente “modesta”.

La sedia Pisa è fatta in legno massello, ovvero forse l’unico materiale “razionale” con cui si sarebbe potuta realizzare una sedia del genere che ha nella sua robustezza e, quindi, durata e tenuta alle sollecitazioni il suo punto di forza senza disprezzare il costo complessivo: grazie ad un uso intelligente del legno, e soprattutto di pochi tipi di legni nostrani come il faggio, comunemente reperibile nel nostro territorio, si ottiene un prodotto molto competitivo dal punto di vista “economico” ed “ecologico”.

Sedia Pisa
Sedia Pisa

A un designer come Lorenzo Damiani, questa sedia, che porta con sé questi presupposti, interessa perché “è un prodotto basico, semplice, essenziale e onesto… nel senso che si vede e si capisce quello che si compra. Ma non è un oggetto troppo elementare, o grezzo, avendo un ingentilimento delle forme che è ottenuto tramite lavorazioni di taglio, sagomatura e tornitura dei suoi componenti. La forma nasce in relazione del materiale utilizzato. Le sezioni generose trasmettono un’idea di robustezza e comodità. Il sedile in paglia a spicchi, detto anche ‘a busta’, decora in modo silenzioso, la composizione. È un prodotto disegnato dagli utensili necessari per realizzarlo. È un prodotto forse fuori moda ma, per questo, sempre attuale. 

Sedia chiavarina
Sedia Chiavarina

Inoltre questa sedia è molto interessante perché trasuda di tradizione, quella bella tradizione italiana fatta di semplicità e ‘di pane al pane e vino al vino’. È sincera! La sedia Pisa con struttura in massello, sedile in paglia e schienale ondulato è un ottimo esempio di sedia ‘classica’ italiana. Niente è lasciato al caso, le gambe a sezione circolare diametro 45 mm, nella parte terminale dello schienale si trasformano in semisfera… intendo che il disegno, come unica licenza o virtuosismo decorativo, termina con una semisfera quasi ‘per chiudere il cerchio’. Ed è un virtuosismo ottenuto con un tornio.”

Intorno a questo tipo di sedia c’è un vero universo di altre sedie “normali”, che seguono il buon costruire, strutturalmente solide, geometricamente semplici, formalmente asciutte, e riconoscibili dalla memoria condivisa anche se sempre diverse. 

Sedia Milano
Sedia Milano

In queste innumerevoli declinazioni ci sono le sedie chiamate Contadina, Paesana, Silvana, Savoia, Chiavarina, tipo “Milano”, tipo “Venezia”, tipo “Siena”… sedie da cucina o da pranzo (quindi pensate per stare intorno a un tavolo), economiche, con struttura in legno massello e sedile in paglia o appena imbottito e rivestito. 

La nominazione di queste sedie, che si caratterizzano per alcuni dettagli linguistici e formali, si confonde tra le varie aree geografiche e si perde nella cultura materiale e nella tradizione popolare, come tipicamente ci si perde nominando piatti gastronomici tipici di ogni regione, che pur simili possono variare nome anche a pochi chilometri di distanza, a dimostrazione della ricchezza generale della cultura popolare.

Sedia Savoia
Sedia Savoia

Parlando di queste sedie che provengono sostanzialmente da un design anonimo, non possiamo non citare quando Gio Ponti, proprio qui su Domus, presentò la sua sedia Leggera, fatta con Cassina e pubblicata sul nr. 268 del 1952, con un articolo dal titolo emblematico: “Senza aggettivi”. Ponti ci teneva a comunicare che il suo scopo era stato quello di disegnare “una sedia leggera e forte nello stesso tempo, di sagoma giusta, di prezzo basso. Una sedia – sedia, modestamente, senza aggettivi, cioè una sedia normale […] una sedia brava […] la sedia di sempre, la sedia che c’era già, la sedia preesistente.”

Leggera, Gio Ponti, Cassina. Domus 268 marzo 1952
Leggera, Gio Ponti, Cassina. Domus 268 marzo 1952

Nelle ampie e lunghe ricerche che tanti designer hanno fatto per raggiungere la sedia archetipo, fortemente riferita al mondo degli oggetti anonimi, popolari, materiali e rurali, ogni volta ci sono raffinati particolari e dettagli che fanno del design quella disciplina magica di raffinamento continuo di una idea che si rielabora secondo i fini dell’intenzione e i mezzi a disposizione.

È incredibile vedere la varietà delle sedie che sono state prodotte con legno, paglia e poco altro. Questa di sedia “tipo” è l’esempio perfetto di come il design anonimo, a cui si sono ispirati molti progettisti, ogni volta permetta loro comunque la promessa del ridisegno e del perfezionamento secondo il mutare delle condizioni, che rendono la stessa semplice e comune sedia di legno, sempre unica.

  

Il titolo di questo articolo è ovviamente una citazione di “Rosa è una rosa è una rosa è una rosa”, celeberrimo verso di Getrude Stein contenuto nel poema Sacred Emily del 1913.

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