Questo articolo è stato pubblicato in origine su Domus 1065, febbraio 2022.
I graphic designer producono rappresentazioni della società e agevolano l’accesso alle informazioni. Ma chi è rappresentato e chi ha accesso a questi contenuti? Cosa significa progettare cose ‘normali’ per persone ‘normali’?
I fondamenti eurocentrici del design moderno sono stati concepiti come principi egualitari di progresso sociale. Si pensi al ruolo dei pittogrammi Isotype, il linguaggio universale per immagini sviluppato intorno al 1930 dal sociologo Otto Neurath. È stato l’esperimento più noto di democratizzazione del sapere basato su una forma di comunicazione inclusiva. Tuttavia, tali principi, nel comprensibile tentativo di classificare le differenze tra le persone in tutto il mondo, hanno contribuito a creare stereotipi difficili da sradicare.
All’interno di un sistema di regole e convenzioni, i grafici utilizzano linguaggi apparentemente neutri per rappresentare messaggi di facile fruizione. Adottano griglie, gerarchie e accostamenti di caratteri tipografici per allineare visivamente prodotti stampati e digitali. Producono manuali di stile e di immagine coordinata per regolamentare la comunicazione di aziende e istituzioni. Ogni anno, progettano nuovi caratteri tipografici sans serif inseguendo i più alti principi di leggibilità. Divise e segnaletica, icone, pittogrammi ed emoji, fogli di stile, modelli e sistemi di gestione dei contenuti: sono tutti la norma.
Fondamentalmente, anche la tipografia è la norma, inventata per riprodurre il testo in modo coerente. La norma è invisibile e si palesa solo quando si scontra con un contesto di regole differente. Infatti, solo chi è all’interno della bolla della norma è convinto che rappresenti un linguaggio universale. Sebbene il concetto di norma sia profondamente radicato nell’ethos professionale del design, anche la protesta e la resistenza sono parti cruciali di questa storia.
Gli esponenti del Dadaismo e i Costruttivisti, per esempio, utilizzavano linee diagonali, caratteri tipografici spaiati e collage fotografici per sfidare anni di simmetria statica. Il design normativo può anche essere trasformativo e inclusivo, se creato da persone con identità, background e capacità diverse. Questa è la sfida. Le semplici opposizioni binarie possono tentare, con le loro polarità chiare e ben definite, le scelte di un progettista.
Uno dei modelli alternativi è però lo spettro, che contiene infinite sfumature di differenze tra i suoi estremi opposti. Intersezioni, percorsi tortuosi ed ecologie miste spingono, dunque, oltre la struttura aut-aut delle categorie binarie aprendo l’iter progettuale verso nuove possibilità. La grafica, in modo silenzioso e discreto, può quindi essere uno strumento di progresso.