Nata nel 1998, la Fiat Multipla riprendeva nel nome l'antenata degli anni '50, una monovolume tondeggiante e in qualche modo futuristica, di cui cercava di emulare le funzioni. La Multipla infatti era una monovolume in grado di fornire un ampio abitacolo solo che, a differenza delle altre auto della categoria, aveva anche un muso pronunciato. La principale novità era all'interno, dove spuntavano due file di poltroncine da tre posti che all'interno dei quattro metri di lunghezza rompevano la barriera dei cinque posti.
Al semplice e diretto “brutto” lanciatole contro da critica e pubblico, il Moma ha risposto con un aggettivo più possibilista per la Multipla: “differente”. L'auto della Fiat era apparsa accanto a Toyota Prius, GM EV1 e Honda VV nella mostra Different Roads organizzata dal Moma di New York nel 1999. A farle guadagnare un posto di primo piano era stato il design interno “flessibile”, con l'abitacolo adattabile a ogni esigenza.
Difficile infatti apprezzare il suo design esterno così bizzarro. Ci ha scherzato anche il suo designer, Roberto Giolito. E la pubblicità: all'uscita erano apparse reclame con slogan piuttosto irriverenti. “Sarete belli voi”, diceva quella più riuscita, “Cosa avete da guardare”, recitava un'altra, “Chissà cosa ha bevuto”, proponeva la terza. Insomma, quella miscela di linee tondeggianti e un po' troppo giocose interrotte da ampie finestrature a sviluppo verticale proprio non era piaciuta. Per non dire degli abbaglianti in posizione rialzata, situati alla base dei montanti anteriori.
Nella Multipla però tutto era dettato dalla funzionalità e su quella pochi avevano avuto da ridire. Chi l'aveva guidata in situazioni quotidiane, per portare dei bambini in vacanza o grandi carichi da una parte all'altra della città, era rimasto stupito da questo anatroccolo bruttino ma intelligente. Il colpo più duro però arrivò dal Time che la inserì tra le “50 peggiori auto di tutti i tempi” ma i fan possono consolarsi. Tra i modelli citati infatti apparivano anche la Ford Model T, l'Hummer H2, la Trabant e la De Lorean DMC-12, gioiellini un po' strani che non si può non amare.
Photo courtesy Quattroruote/Editoriale Domus