Dio ci scampi dalle indignazioni. Non solo per il fatto che la poltrona Rag chair è in circolazione dal 1991, e dunque il tempo sprecato per manifestare contro un accumulo di stracci scambiato per design quando in realtà è una balla di indumenti per i poveri corrisponde più o meno a tre decadi. Ma soprattutto perché non bastasse la trovata vecchia di oltre un secolo del ready made, e della sua ripresa con La Venere degli stracci di Michelangelo Pistoletto, e ancora in ultima battuta con i vasi di vetro di Andrea Anastasio, da decorare ficcandoci dentro delle shopping bag, la forza concettuale della poltrona di Tejo Remy per Droog Design è stata di recente rimarcata dalla sfilata autunno inverno di Balenciaga. Già, proprio là dove si consuma il rito della distinzione dalla massa, lo stilista Demna Gvasalia ha mandato in passerella strati su strati di giacche e cappotti di jeans, tartan, flanella e tessuti tecnici.
Se la prossima stagione ci vestiremo da barboni non lo so. So però che anche se l'intenzione l’intenzione di Balenciaga è fare un atto di denuncia contro gli homeless, le sovrapposizioni creano giochi cromatici bellissimi; so inoltre che anche se quelle di Remy sono un atto di accusa contro l’egemonia del nuovo, nulla vieta di sostituire i cenci con dei broccati. Mettiamola così, per evitare qualsiasi rischio di autocompiacimento, arrivato il momento di preparare i tessuti per la vostra Rag chair, o le giacche da mettere una sopra all’altra alla Balenciaga, che il loro affastellamento sia studiato per ottenere un effetto più deprimente possibile.