Nella seconda domenica dei cinque mesi in cui è aperta al Design Museum, “Ferrari: Under the Skin”, la mostra del 70° anniversario della Ferrari, è quieta e imponente, ma percettibilmente animata da una raffica di aneddoti – raccontati da chi da una vita si appassiona alle auto da corsa – che rimbalzano sulle cavernose pareti dell’ambiente. Il senso profondo di questa rara parata di veicoli, motori e modelli intermedi, finanziariamente e intellettualmente preziosi, non va perduto in alcuna fase del suo percorso cronologico, ma ciò che veramente trascende le credenziali della Ferrari come marchio sempre ai vertici dell’industria mondiale sono i suoi collegamenti di ampio respiro a momenti culturali fondamentali.
Per quanto un percorso completo e adeguatamente lungo attraverso la mostra sia costellato di importanti riferimenti ai personaggi coinvolti nella storia della società – da figure catalizzatrici come quelle che presiedettero alla nascita dell’impero di Enzo Ferrari ai piloti e ai proprietari famosi, noti per il loro influsso sulla supremazia di certi modelli – è una piccola, pressoché nascosta selezione di foto, per lo più in bianco e nero, a ribadire l’importanza del ruolo della Ferrari come simbolo di eleganza, stile e qualità senza tempo. Se si osserva lo scarno gruppo di fotografie esposte in questa sezione (e ne esistono certamente altre centinaia altrettanto splendide) è difficile ignorare l’immagine di valore mascolino connessa ai veicoli raffigurati. Una foto particolarmente interessante del 1976 coglie la disinibita scioltezza di Paul Newman chino con nonchalance sul cofano di una 308 GTB, circondato da centinaia di Ferrari in costruzione nello stabilimento della società. Esposto proprio lì vicino c’è uno straordinario ritratto di un’altra icona dello schermo, Clint Eastwood, accanto a una 365 GT4 BB del 1976 (è ampiamente documentato che la stella di Hollywood ricevette la sua prima Ferrari nel 1966, a parziale compenso della sua prestazione in Il buono, il brutto e il cattivo).
Si ritiene generalmente che, fin dalla sua invenzione alle soglie del XX secolo, l’automobile (in particolare quella da corsa) si identifichi spesso con il diretto rispecchiamento dei tradizionali valori maschili, ma il terreno su cui la Ferrari ha davvero lasciato indietro gli altri produttori è la sua capacità di trascendere i valori di genere. Benché la maggioranza dei veicoli esposti in “Ferrari: Under the Skin” sia appartenuta o appartenga a uomini (il gioiello rappresentato da LaFerrari Aperta che chiude la mostra è di proprietà del celebre chef britannico Gordon Ramsey), numerosi indizi inducono a ritenere che, in sostanza, la Ferrari non sia un simbolo di virilità ma di fascino e di raffinata eleganza. Non è un caso. Per quanto possa apparire una forzatura immaginare che il giovane Enzo Ferrari già si figurasse Brigitte Bardot ripresa al volante della 250 GT Cabriolet, o la più recente collezione di Dior fotografata su uno sfondo di modelli Ferrari, è sicuramente la sua pervicace concezione di come si costruiscano le automobili a essere il simbolo del suo inalterabile impegno a dominare la strada e la pista che ha caratterizzato l’identità del marchio.
Come dimostra una parete di annuari Ferrari irresistibilmente istituzionali, la passione del fondatore per la perfezione dei risultati creativi si estendeva anche alla sfera del progetto grafico. Ogni anno a partire dal 1947 (anno di lancio della prima Ferrari) la società pubblica un annuario illustrato di raffinata confezione. Nate dai valori fondativi del marchio e dagli interessi del suo pubblico, queste pubblicazioni danno conto di ogni corsa e di altri avvenimenti significativi per la Ferrari in tutto il mondo. Enzo Ferrari si rivolse a progettisti grafici per dare a ogni copertina un aspetto “contemporaneo e interessante” e le edizioni annuali sono entusiasticamente apprezzate dalla rete internazionale degli appassionati del marchio. Fu Antonio De’ Giusti (già studente all’Accademia di Belle Arti di Bologna), che diede forma all’identità visiva dell’annuario per i decenni a venire, a progettare le copertine dal 1952 al 1960.
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Insieme alla celebrazione dei sette ricchi decenni di storia della Ferrari, sotto la forma di un’esposizione senza precedenti fatta di preziosissimi veicoli e di particolari del processo di produzione in precedenza strettamente riservati (come la galleria del vento dell’azienda progettata da Renzo Piano, architetto del Centre Pompidou e dello Shard, inaugurata nel 1997), è la complessiva rivelazione della dedizione di Enzo Ferrari all’innovazione e della sua prospettiva a trecentosessanta gradi della qualità e del controllo a lasciare il segno nell’immaginazione del visitatore di questa fondamentale mostra.
- Titolo mostra:
- Ferrari: Under the Skin
- Date di apertura:
- 15 novembre 2017 – 14 aprile 2018
- Curatori:
- Andrew Nahum, Gemma Curtin
- Progetto di allestimento:
- Patricia Urquiola
- Progetto grafico:
- Pentagram
- Sede:
- the Design Museum
- Indirizzo:
- 224-238 Kensington High Street, Londra