Ho ‘incontrato’ per la prima volta l’opera di Ettore Sottsass da studente di architettura verso la fine degli anni Settanta. Osservavo curioso i suoi disegni e leggevo alcuni suoi articoli su riviste come Domus. Erano articoli e disegni che mi suscitavano forti emozioni. In seguito, alla fine degli anni Ottanta, con alcuni amici fondai a Como una piccola casa editrice, dando vita a una fortunata collana di libri d’artista che univa grafica e poesia, ma non avevo mai del tutto dimenticato l’architettura. Piano piano, si sviluppò l’idea di dare il via a una serie di libri vicini all’argomento. Su due piedi, si decise di chiamare lo studio di Ettore Sottsass per una consulenza.
Ricordo bene il primo incontro con Ettore, nel suo studio a Milano, dove mi disse: “Da fanatico della stampa, delle carte e dei libri d’artista non posso lasciare cadere nel vuoto questa possibilità di stampare edizioni speciali sul tema dell’architettura”. Il giorno successivo, aveva già preparato un menabò piccolissimo, di 9,5 x 7 cm, con accenni di schizzi, appunti e disegni di quello che sarebbe poi diventato il primo volume della nuova collana. Da quel giorno, tra incontri di lavoro in studio, a casa, in trattoria a Milano o sul Lago di Como, iniziò un’intensa collaborazione e anche un’affettuosa amicizia. Così sono nati i primi due libri d’artista progettati e firmati da Sottsass: le Epifanie Brevi e il Trattato di Architettura. Quest’ultimo era affiancato da quattro litografie, sempre sul tema dell’architettura.