“Silence è uno strumento pedagogico – afferma Rana Haddad – sia per gli abitanti della città che per il progettista e sottolinea l’importanza del sottile e del transitorio, mettendo in gioco anche questioni socio-politiche”.
Punta a educare lo sguardo e ad attivare punti di osservazione urbana “Sma la farjik” (Ascolta per osservare), l’installazione che insiste su un ponte pedonale scelto dagli studenti perché particolarmente rumoroso e scomodo. Un elemento urbano che incrocia un’autostrada senza fornire un adeguato accesso agli abitanti per raggiungere una fermata degli autobus fondamentale per gli spostamenti in città. I fruitori del ponte hanno espresso tutto il loro disagio agli studenti che erano lì per capire come poter sviluppare un progetto capace di assecondare i desideri della comunità che lo attraversa. La quasi inutilità del ponte e la paradossale negazione della sua funzione li ha portati a pensare ad una scatola in cui ogni passante può inserire la sua testa per due o tre minuti. Un isolamento momentaneo dal rumore circostante a cui si aggiunge un messaggio all’esterno e all’interno della scatola. Come struzzi che affondano ognuno la propria testa nella scatola si può leggere: “c’è speranza” oppure “non c’è scampo”, o “puoi far sentire la tua voce”. Ventidue scatole in legno, distribuite lungo il ponte pedonale invitano dunque i passanti a fermarsi ad ascoltare, a modificare la fruizione di questa porzione di città apparentemente inutile.