Da poco meno di un anno, due giovani designer toscani Giulia Bartolucci e Andrea Masini, che hanno creato il brand Femo Factory, “nato dal disegno, dalla passione per il surf e per l’arte, concentrandoci sul potere che una semplice forma può avere”, raccontano. “La prima tavola era ispirata a Bob Simmons, ingegnere e surfer americano che studiando ingegneria navale all’università ha inventato il ‘concavo’. Posto sotto le tavole da surf, questo canale è stato una rivoluzione perché conferisce maggiore accelerazione al movimento e, in un certo senso, ha cambiato il modo di danzare sulle onde”.
Anche il surf design, proprio perché fa parte del design, ha la necessità di trasmettere il valore oggettivo del prodotto in sé e il sistema di competenze in cui è stato generato, con un continuo riferimento ai maestri.
“Qui in Toscana c’è Dr Ank, alias Marco Rizzo, molto conosciuto in Australia e in California. Andiamo da lui per chiedere consigli e suggerimenti di ogni tipo, per risolvere errori e inconvenienti di passaggio. Dr Ank ha imparato in California da uno dei più grandi maestri, Donald Dakyama, surfer nato alle Hawaii che ha inventato innovativi modelli di tavole, diventando un’icona per gli shaper”.
Da bravi disegnatori, non si sono fatti mancare nulla, nemmeno l’esperienza in bottega. “Sulla Gold Coast australiana andavamo a studiare il lavoro degli artigiani di un laboratorio di tavole da surf, soprattutto per imparare il mestiere dagli shaper, che hanno un’età media di 45 anni. È una questione di manualità ed esperienza, lì abbiamo potuto vedere come si facevano le tavole e registrare ogni dettaglio. Con la fortuna di poter stare fra le onde ad allenarci”.
Ogni tavola è diversa ed è cucita addosso al proprio cavaliere: l’outline, che è la curvatura, dipende da diversi fattori quali peso, altezza, ma soprattutto dalle onde di casa propria. Infine c’è l’anima della tavola, il longherone, che è la striscia centrale, il listello che dà rigidità e resistenza.
Con un biglietto in tasca per la California – per continuare a scoprire la parte acquatica del mondo ed esportare il brand – i fondatori di Femo parlano degli obiettivi in controtendenza rispetto alla corrente del design di oggi, in piena crisi economica. “Non è importante soltanto vendere. Certamente, ci piacerebbe poter vivere grazie al nostro marchio, ma vogliamo soprattutto che con le nostre tavole ci si diverta. Questo spirito è applicato alla nostra idea di design, dove tutto è fatto a mano e in modo artigianale, con canali di distribuzione che funzionano anche con il semplice passaparola”.