Intitolato Rock Chamber, questo poliedro sfaccettato profondo 8 metri, largo 5 e alto 2 sembra un meteorite appena caduto dallo spazio, con i toni scuri e gli angoli vivi in crudo contrasto con l'ambiente circostante. Levy lo considera la naturale continuazione delle sculture di Rock, la serie cui ha lavorato per anni, sperimentando varie forme sfaccettate e materiali diversi. Questa volta, però, la scala è stata espansa nelle proporzioni e invece di una quieta, silenziosa presenza nell'angolo della stanza Rock Chamber invade lo spazio in modo violento, e tuttavia freddo e preciso. Ovvero, come dice Levy, "invece di essere noi a guardarlo, è lui che ci guarda".
La somiglianza tra il volume e un geode – rivestito com'è di scintillanti, minute tessere di mosaico nero Bisazza punteggiato di scaglie metalliche – è completa quando ci si trova di fronte al suo interno: un cratere cavo che Levy chiama la "caverna", rivestito interamente di tessuto Kvadrat verde acido e illuminato da una delle lampade Fractal dello stesso designer. I pochi fortunati cui sarà consentito entrarci scopriranno uno spazio acusticamente isolato, caldo e confortevole dove l'esterno è completamente tacitato. "Siamo i primitivi del futuro", afferma Arik Levy, sottolineando che, negli anni a venire, il nostro ambiente immediato sarà "coperto dalle sabbie del Sahara", e le civiltà future si chiederanno come eravamo e come vivevamo. "È la caverna del nostro futuro", osserva infine.

A paragone delle altre installazioni permanenti della Fondazione Bisazza, Experimental Growth è un elemento alieno e rappresenta senza dubbio una rottura.





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