Sono oltre duecento i progetti dello studio realizzati dalla sua nascita a oggi, con uno spettro creativo che va dal vetro al furniture, dalle lampade alle sedute in fibra di carbonio fino a sistemi modulari. Con due mostre inaugurate a Parigi un mese fa, alla Carpenters Workshop Gallery e alla Galerie Pierre-Alain Challier, le recenti mostre al High Museum di Atlanta e al Canadian Museum of Civilization e i prossimi allestimenti per il Salone del Mobile di Milano, tra cui Bisazza, Lasvit, Moroso, Kme, K% nuovo brand di Singapore, lo studio Nendo — in giapponese l'argilla con cui giocano i bambini — fa il punto sulla sua creatività. Milano, è anche una città cui Sato è particolarmente legato, perché dal 2005 è sede del secondo studio e perché è la casa dei primi successi, oltre che tempio incontestabile del design. Incontriamo qui Oki Sato sorridente, alto e smilzo nella sua camicia a scacchi abbottonata bene, biglietto da visita peso piuma; quando non parla con me, sempre al telefono.
OS: Ho sempre amato sperimentare. La mia continua ricerca si basa sull'associazione di materiali apparentemente in contrasto fra loro, l'utilizzo di tecniche specifiche per materiali inusuali e inadatti a quelle specifiche tecniche; provo a fare cose nuove, sono sempre alla ricerca e spendo tutti i miei guadagni in nuovi tentativi. A volte capita che mi buttino fuori dalle aziende perché si stancano del mio continuo sperimentare. Spendiamo tutto il nostro budget in questo modo e il 90% dei miei esperimenti si conclude in un disastro. Mi domando sempre: cosa accade se utilizzo questo tipo di materiale con le tecniche di quella determinata azienda? Faccio prove, spesso azzardate. Comunque la mia costante ricerca è ben riflessa nella collezione black&white presentata da De Pury. Quando esponiamo in musei o gallerie, le cose sono diverse. Non è il mondo delle aziende, in questi casi di solito non ci sono problemi di budget e siamo più liberi; alla fine esponiamo sempre un prodotto non finito.
Esatto. C'è sempre qualche cosa da cambiare o da aggiungere in un progetto.
Ispirazioni?
Ogni giorno trovo diverse ispirazioni per ciò che faccio. Anzi, trovo ispirazione nel quotidiano. Mi piace capire come le persone reagiscono agli oggetti, a un pezzo di design. La nostra reazione alle cose del mondo è molto importante. È facile dipingere una sedia di rosso, ma è più difficile dire qualche cosa di speciale in merito. Possiamo cambiare la percezione delle cose con poche mosse. Se punto una luce sulla sedia rossa o se la guardo con occhiali colorati, questa cambia colore e atmosfera; ma rimane la stessa sedia. Le cose possono essere interpretate in modo soggettivo. Io sono per le interpretazioni emotive delle cose.
Il nome del mio studio significa creta con cui si modellano oggetti. Il mio design è innanzitutto flessibile. Il mio modo di approcciare il design è lieve e cerco di applicare questo concetto alle diverse tipologie di oggetti che disegno
Devo confessare che non sono molto interessato alle dinamiche tipiche del mondo dell'arte e non mi attrae granché. Ma è certamente un'opportunità mostrare qualche cosa di non finito, presentare idee grezze che possono, poi forse e potenzialmente, evolversi e diventare altro. Quando disegno per Moroso o Cappellini devo rispettare determinati canoni e sono felice di farlo. Devo capire se il mio prodotto è giusto, se funziona. Non posso avere dubbi o interrogativi su che progetto proporre o più specificatamente, non posso interrogare me stesso su "che cosa è una sedia", come succede per musei o gallerie. Lì la risposta è facile e il mio progetto deve essere solo e assolutamente una sedia, non un'interpretazione di questo oggetto. In più, si devono seguire i dettami del mercato e possibilmente avere un prezzo finale che metta la gente nella condizione di poterlo comprare.
Nendo: un gruppo o tu? Un collettivo o un one-man-show?
Capisco che ci sia confusione in merito! Lo studio è stato fondato nel 2002 da me e Akihiro Ito. Io mi occupo della creatività, vado a visitare i clienti, faccio il designer; lui si occupa dei contratti, segue i numeri. Lui è quello cattivo, io sono quello buono! Ci sono altri quattro designer che lavorano con noi.
Tanti, per fortuna. Oltre 200 sparsi in giro per il mondo, molti progetti di interior in Asia, diversi in Europa di product design. Sono uno preciso, voglio sempre controllare tutto. Per fortuna ho dei validi collaboratori.
Parlami del tuo studio di Tokyo.
Nello studio di Tokyo siamo una trentina, si trova vicino alla stazione di Shibuya. Abbiamo scelto questo posto perché da qui è facile uscire dalla città. È uno svincolo nevralgico e posso prendere treni e aerei con comodo.
Aneddoto: parlami della prima cosa che ti viene in mente quando pensi al tuo Paese.
Mi piace molto lavorare in Giappone; ho collaborato con grandi maestri come Issey Miyake ed è stata un'esperienza molto interessante. Per lui ho fatto la Cabbage Chair, un progetto divertente. Una sera mi ha chiamato e mi ha detto che aveva tanta carta da smaltire, da distruggere, ma che non voleva sprecare tutto quel ben di dio. Mi ha chiesto che cosa poteva fare. Allora sono andato da lui e ho iniziato a tagliare le strisce di carta personalmente. Ho messo insieme il tutto in modo brutale e gli ho fatto vedere quello che per me era solo una bozza della mia seduta. Lui ha esclamato: "Benissimo, lasciala qui! Per me è perfetta". Io gli ho fatto notare che sembrava un cavolo, ma lui l'ha voluta cosi. Da qui, il nome.
Quando trovo il giusto equilibrio tra funzionalità e costi. E quando lo trovo, ne sono felice!
Ormai sono dieci anni che sei un designer amato, voluto, coccolato. Affermato. Mi puoi dare la tua definizione concreta e precisa del design di Nendo?
(Ride) Credo che risponderò pensando al nome del mio studio, che significa appunto creta con cui si modellano oggetti. Il mio design è innanzitutto flessibile. Il mio modo di approcciare il design è lieve e cerco di applicare questo concetto alle diverse tipologie di oggetti che disegno. Certo, dopo dieci anni, si impara e adesso so bene come sviluppare i miei progetti.
È il posto del design per eccellenza. Le grandi aziende, quelle con una grande passione e pronte a investire sono qui, i grandi maestri sono stati qui. In altri posti si pensa troppo al mercato, ai costi, meno alla creatività. Mi sorprende che non ci siano più scuole di design e musei all'altezza. Se vuoi essere un designer, devi conoscere questo paese e conoscere il design italiano.
Prossimi progetti oltre alla mostra?
La Biennale di Venezia e un istallazione al V&A in occasione del prossimo London Design Festival.
La mostra è a cura tua. Il titolo?
Si, mi sono occupato io del concept della mostra. Presenteremo cinque o sei collezioni, ci stiamo ancora lavorando. Presenteremo oggetti on going, non finiti (sorride). Il titolo scelto, Trial and error, parla della mia continua sperimentazione e degli errori che ne derivano. Ma in mostra non ci saranno solo quelli.
Nendo. Trial and error
dal 17 al 22 aprile
Palazzo Visconti
Via Cino del Duca 8, Milano