Il pressappoco di un concetto
“Non so come mai Fiam si sia rivolta a me, chiedendomi un tavolino. Infatti non mi piace particolarmente il cristallo. Anzi, mi piace solo se è un po’ opaco. Adoro però le cose prodotte con gli stampi e Fiam lavora con questa tecnica. Mi ha divertito molto fare questo pezzo perché con uno stesso stampo ho fatto il piano e la base del tavolo. Dunque per quanto lo stampo sia uno solo (e costi la metà), i pezzi che danno forma al tavolo sono due e vengono attaccati l’uno sull’altro… Io disegno male, però cerco sempre di disegnare quello che un oggetto potrebbe diventare. Questi schizzi ‘raffinati’ li faccio perché, in fondo, trovo che il disegno non debba esprimere altro che un concetto: anzi il ‘pressappoco’ di un concetto. I produttori devono fare un poco di più di fatica per metterlo in pratica ma, se è un concetto sano, in genere funziona. Io diffido moltissimo del bel disegno; ho conosciuto gente che disegnava in modo straordinario tutto: dal collo di una bottiglia a una bella donna nuda. Beh... non ho mai visto le loro donne, ma i loro oggetti realizzati sì: delle vere e proprie brutture. Del resto anche Ernesto Nathan Rogers, un personaggio di grande rilievo culturale che mi è stato molto amico, disegnava malissimo. Non è il design di per sé – per usare una parolaccia – ma è il concetto che rende importante o utile il design”.
Estratto da una conversazione con Vico Magistretti Milano, 8 marzo 2006
(Paolo Imperatori ha collaborato al progetto)
