Abbiamo chiesto a Tokujin Yoshioka come sia nato il nome: ci ha risposto che si è ispirato al processo di produzione, del tutto simile a quello di una tradizionale cottura, nel corso del quale ha dovuto sperimentare diversi ingredienti e 'cuocere' più volte la sedia in forno fino a ottenere la giusta ricetta. In più, Pane ricorda il panettone, che, come i muffin, è cotto in un involucro cilindrico di carta, e ha un profumo invitante.
Tokujin ha scoperto le meravigliose qualità delle fibre tessili circa tre anni fa, grazie a un articolo del National Geographic. È rimasto colpito dalle strutture fibrose che uniscono la morbidezza a una elevata resistenza: organismi pesanti ma non solidi, aerei e non duri, nei quali un elevato numero di cellule, libere come bolle di sapone, si uniscono a formare un materiale a elevata intensità. Per lui, tutto ciò ha finito per rappresentare l'immagine futura della forza. Così, ha cominciato a studiare il materiale e a sperimentare.
Ma perché solo, e non con un'azienda? Perché ogni volta che ha una nuova idea, anche se ne è del tutto convinto, Tokujin non sa mai dove le cose andranno a finire, e vuole mantenere sempre la più ampia libertà. Dice che i suoi progetti sono quasi sempre completi, prima ancora che lui abbia maturato una decisione sulla loro forma. A Tokujin piacciono le forme accidentali e autonome, ed è meraviglioso quando il processo si muove oltre la soglia della consapevolezza. Per scavare e scolpire l'aria e farne qualcosa che ancora non esiste, che supera i gusti e il pensiero personale, Tokujin sfida, contorce e scuote le consuetudini percettive dei nostri sensi. Propone congegni per aiutarci a sentire in modo diverso, così che esistente e inesistente modificano i propri confini e le proprie definizioni.
Per l'edizione 2006 del Salone del Mobile di Milano, insieme alla poltroncina Pane, Tokujin ha progettato una serie di spazi, ottenuti con una fibra che è una sorta di liquido dentro al quale è possibile respirare. Vuole che si abbia la sensazione di toccare particelle di ossigeno, di vedere il flusso del movimento del corpo e di riconoscere il peso dell'aria. Questo cyberspazio fibroso funziona come una lente e rifrange la luce: così, possiamo ancora credere a quello che vediamo?
Tokujin sviluppa nuovi rapporti tra i sensi e il mondo, dove non c'è più dicotomia tra il corpo e la mente. Non è sua intenzione creare sorprese sensazionali, ma vuole mettere a disposizione del genere umano idee nuove e valide, che possano essere universalmente percepite e condivise. Quella di Tokujin è una spedizione continua nei cinque sensi, che guida alla scoperta del sesto. Perché sedie, allora? Tokujin sussurra: "So che esistono già milioni di sedie, e centinaia di queste sono ottime. Ma, forse… perché… è difficile".
Per lui, la sedia è il laboratorio ideale per dimostrare quanto sia indispensabile il design: un piccolo ma fondamentale (e radicale) contributo all'umanità. Le sue sedie – come Honey-Pop – finiscono sempre per stimolare qualche reazione, e risvegliano l'infanzia sopita in noi. "Il mio criterio di successo – dice Tokujin – è vedere se le mie cose piacciono o non piacciono ai bambini". E finalmente sorride, timido ma fiero.
Fumiko Ito ha studiato sociologia a Tokyo e oreficeria a Firenze. Ha collaborato con case editrici, con Shiro Kuramata, Sottsass Associates e altri. Attualmente si dedica a ricerche sul design, e a creare pezzi di gioielleria.
Tokujin Yoshioka è nato nel 1967. Ha studiato presso Shiro Kuramata e Issey Miyake. Nel 2000 ha aperto il suo studio, dove, oltre all'attività professionale, dedica molto tempo alla sperimentazione. Al Salone del Mobile di Milano del 2002 ha presentato le sue prime due sedute, Honey-Pop e Tokyo-Pop.