Paul Chemetov (1928-2024) e la tecnologia per il progresso sociale

La città e il valore pubblico dei progetti innovativi sono stati il cuore della pratica dell’architetto francese: lo ricordiamo con un progetto che Domus raccontava nel 1995.

In una carriera che ha coperto oltre sei decenni, Paul Chemetov ha incarnato le componenti più specifiche e distintive dell’architettura francese nel secondo ‘900 prima di tutto un’attenzione totalizzante al valore pubblico dell’architettura e all’importanza del suo scambio con la città: Parigi, suo luogo di nascita e formazione, è stato scenario d’elezione di questo suo operare, come partecipante dei Grands Projets mitterrandiani negli anni ‘80 -  assieme a Jean Nouvel, Carlos Ott, Bernard Tschumi - così come della complessa vicenda delle Halles, o della visione del Gand Paris per la quale presiede il comitato scientifico dal 2009. La ricerca di innovazione tecnologica, in quella che quarant’anni fa si presentava come nouvelle architecture française, si collegava negli scopi al suo valore di servizio sociale, e il progetto per la mediateca di Évreux, sviluppato col socio Borja Huidobro e pubblicato su Domus nell’aprile del 1997 sul numero 792, racconta proprio di questa natura stratificata.

Domus 797, aprile 1997

Chemetov + Huidobro, Biblioteca-mediateca, Evreux

Il programma politico avviato in Francia, che prevede di collocare monumenti alla cultura decentrati in luoghi esistenti, è titanico nella sua coerenza. A ciò si aggiunge l’intenzione, anch’essa tipicamente nazionale, di sperimentare le nuove potenzialità costruttive del legno. Eppure il legno fragile e l’antica, storica struttura in pietra sono solo apparentemente in contrasto: la biblioteca di Chemetov e Huidobro è un esperimento esemplare di rappresentazione di nuovi spazi per la cultura attraverso l’introduzione nell'architettura di un nuovo significato, che collega un materiale fragile e apparentemente effimero alla sostanza storica dell’eterno.

Uno dei più recenti film di Erich Rohmer Il sindaco, l’albero e la mediateca potrebbe fornire un racconto da incubo della costruzione della mediateca di Evreux.

Domus 797, aprile 1997

Naturalmente c’erano degli alberi sul terreno scelto, al centro della città. Naturalmente c’era un sindaco. E adesso evidentemente c’è una mediateca, che dalla data della sua inaugurazione è divenuta oggetto di curiosità, al punto tale che un quarto della cittadinanza di Evreux è oggi abbonato ai differenti servizi di consultazione e prestito. Questo segnale di cultura impiantato proprio nel cuore della città storica, proprio sul tracciato delle mura galloromane avrebbe potuto essere il pretesto per una di quelle architetture che in Francia vengono chiamate di “accompagnamento”.

La biblioteca-mediateca di Evreux è un edificio complesso, per non dire colto, la sua personalità nasce dalle sue numerose sfaccettature.

Accanto all’Hôtel de Ville, che esprime la forza della repubblica dei notabili del XIV secolo, si trova il teatro di Evreux. La torre campanaria del XV secolo fa fronte all’Hôtel de Ville, il Feudalesimo alla Repubblica. Un piccolo giardino unisce il teatro, la Maison des Arts, gli archivi municipali e la biblioteca. Sugli altri lati il centrocittà è circondato da edifici costruiti negli anni ‘50 in seguto ai bombardamenti tedeschi e americani del l’ultima guerra che distrussero l’antica città “à pans de bois” (in muratura con travature lignee a vista).

Domus 797, aprile 1997

Tutto il lavoro diventa dunque contestuale. Il municipio è un’enorme credenza, il teatro un cassettone, la Maison des Arts appare come una consolle e la torre campanaria è una sorta di orologio a pendolo. A questa collezione di mobili diversi in questa città-salotto, dovevo aggiungere una grande biblioteca piena di libri.

Pensai che già a essere discreti ci si avrebbe guadagnato. Bisognava aggiungere un peso sulla bilancia senza farla pendere troppo verso la provocazione. Ho ormeggiato una sorta di nave alla banchina costituita dalle fondazioni gallo-romane.

La biblioteca-mediateca di Evreux è un edificio complesso, per non dire colto. La sua personalità nasce dalle sue numerose sfaccettature; punto di lettura unitario, ma una frammentazione dettata da questo contesto stravagante. Questo trattamento per parti dei differenti prospetti, così come il profondo ancoraggio al suolo (su due livelli) dell’edificio, assicurano in modo efficace il suo inserimento nella città e ne minimizzano l’impatto.

Domus 797, aprile 1997

Gli edifici che attualmente circondano il giardinetto (square) hanno in comune un problema di scala. Un piccolo grande teatro, una piccola grande Maison des Arts e una piccola grande biblioteca. Riassumono in edifici di medie dimensioni i segni e i simboli convenzionali dei loro modelli tradizionali. Il problema della mediateca in questo contesto fu di scegliere un principio semplice che si riferisse agli archetipi attuali degli edifici culturali e di farla convivere con i suoi vicini. Nel mio progetto la facciata sprigiona calma e tranquillità. C’è un grande tetto come a Evreux, degli abbaini come a Evreux, del mattone e del legno come a Evreux. Sarà una mediateca normanna.

Il trattamento degli interni è dettato dalla ricerca del comfort e della durata: i solidi parapetti in ferramenta, i numerosi e larghi davanzali in legno, i rivestimenti.

Un volume “alto” nella geometria della biblioteca esistente è rivestito da una copertura realizzata in fogli di zinco curvati a graffature verticali punteggiati di abbaini di vetro che danno una nota contemporanea a questa copertura classica. Una grande hall vetrata avanza verso il piccolo giardino (square) e segnala l’ingresso pubblico dalla piazza. Il secondo piano e i due pignoni hanno un rivestimento di mattoni che si avvicina per il colore e per la struttura a quelli della biblioteca esistente.

Domus 797, aprile 1997

Un volume “basso”, nella parte superiore, offre una terrazza piantumata accessibile al pubblico e al personale della biblioteca, allo stesso livello delle cime degli alberi che sono stati conservati. L’insieme di questo volume, leggermente inclinato, presenta un rivestimento di cedro rosso con inserti di larice. L’utilizzo del legno, l’involucro curvo e inclinato, lo slittamento di questo volume dietro le mura gallo-romane, conferiscono all’insieme un’immagine di nave ormeggiata lungo le mura gallo-romane. Le texture, gli assemblaggi, le aperture provocano un gioco di ombre e di luci amplificate dall’esposizione a sud di questa facciata.

Questo guscio si apre generosamente al pianoterra permettendo delle viste migliori sul giardino dalle sale di lettura e assicurando l’illuminazione del piano inferiore attraverso un vuoto a doppia altezza. L’accostamento di questi due volumi genera uno spazio illuminato zenitalmente che accoglie la circolazione principale e permette una comprensione evidente del funzionamento interiore e delle relazioni tra i differenti livelli accessibili al pubblico. Tutta l’organizzazione interna mira a creare un sentimento di spazio e di unità. È la scala pubblica, incastrata come un cuneo tra i due volumi, a costituire la chiave del dispositivo strutturale e funzionale: muri di cemento gettati in opera da una parte, pilastri dall’altra, copertura vetrata che porta, distribuisce e illumina il cuore dell’edificio...

Il trattamento degli interni è dettato dalla ricerca del comfort e della durata: i solidi parapetti in ferramenta, i numerosi e larghi davanzali in legno, i rivestimenti. I mobili e le scaffalature, anch’essi perlopiù in legno, sono stati scelti e disegnati da noi.

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