Pubblicato in origine su Domus 434/gennaio 1966
Molto si è già pubblicato su Brasilia, e molto note sono tutte le polemiche,
pro e contro, che ha su citato questa città, nata ex-novo, solo
otto anni fa, dal deserto, in un paese eccezionale come il Brasile.
La nostra pubblicazione vuole e sere soltanto una documentazione
fotografica - con un commento altrettanto istantaneo, da taccuino della
Brasilia vivente, della Brasilia del 1966, con le sue possibilità
di sviluppo o di autodistruzione, tutte ancora aperte. Questa visita è
stata una constatazione, si può dire, di come vive e come può funzionare
una città pensata totalmente per l'uomo moderno e per il
suo intuibile progresso. Tale è Brasilia, l'unica fra le nuove città, le
nuove capitali, che abbia un impianto completo e già in azione.
L'impressione che si ha arrivando a Brasilia è quella che può avere
un uomo del passato che capiti all'improvviso in una nostra città. Si
ha cioè subito la netta sensazione di trovarsi in un'altra dimensione
di spazio e di tempo. Sembra di aver fatto un volo non di tre ore
(da San Paolo, una metropoli come tante altre) ma di trent'anni.
Di colpo, ci troviamo di fronte ad una unica proposta, che è quella moderna;
ripetuta in grandissima scala, con pochissimi elementi. Nessun
riferimento ai tradizionali paesaggi urbani cui ci si possa ancorare:
non piazze, non viali, non fontane, non cancellate, parchi, colonne,
capitelli, ringhiere, balconi, scale. Ma le autostrade nella città, il
verde fra le case. Un paesaggio in cui incontrare un astronauta in
divisa potrebbe sembrare già normale. E in cui le forme più vecchie
sembrano già essere quelle dei veicoli in uso, e dei nostri vestiti, dei
nostri "costumi".
Questo cambiamento ci colpisce con violenza. Una di quelle violenze,
grandi e piccole, che il progresso fa sempre su di noi, trovandoci
sempre impreparati, e che sono il segno che la realtà va più in fretta
del nostro apprendimento.
A Brasilia, cinquanta chilometri è "vicino", e mezz'ora di tempo
è i nostri "cinque minuti". Per intuire Brasilia bisogna capire la
dimensione del Brasile, questa nazione enorme (la quarta nazione
del mondo come superficie) piena di squilibri e di potenza, con soli
ottanta milioni di abitanti (che si prevedono però raddoppiati entro il
2000), con zone inesplorate, un sottosuolo ricchissimo, e una cultura
in formazione, viva, e che ha trovato un suo primo sbocco originale
proprio nella architettura moderna, cui partecipa con personaggi di
primo piano. Di questo Brasile, Brasilia è l'espressione più vera.
Immagini di Brasilia 1966
A 8 anni dalla costruzione, Cesare Casati visita Brasilia, raccontandola poi sulle pagine di Domus in bilico fra constatazione e mito della modernità.
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- Cesare Casati
- 02 dicembre 2010
- Brasilia
La modernità di Brasilia, si esprime, come prima cosa, nel suo impianto urbanistico, totalmente fondato sulle esigenze attuali delle comunicazioni, quindi fondato sui veicoli. […] Le strade veicolari servono per le comunicazioni coi luoghi di lavoro o di svago, secondo i settori che si vogliono raggiungere. elle strade pedonali non possono accedere le automobili ma solo il verde: e queste sono tutte le strade interne ai grossi quartieri (o "SuperQuadra", piccole città della città) dove, con spostamenti pedonali di dieci o quindici minuti, ognuno raggiunge a piedi con sane passeggiate i servizi che gli occorrono. […] Nell'interno di queste "Super-Quadra" (che, a gruppi di quattro, arrivano fino ai dodicimila abitanti) è bello andare a piedi, come nei paesi di campagna, perchè non ci sono pericoli, e si cammina nel verde e in un ambiente architettonico continuo, e continuamente mutevole. A Brasilia si cammina volentieri.
Questi piccoli paesi nella città vogliono essere delle vere comunità sociali, complete, dove non c'è distinzione di ubicazione fra casa economica e casa di lusso, ma distinzione del tipo di alloggio solo secondo la professione, il reddito o lo stato di famiglia degli abitanti. Dentro ogni "Super-Quadra" si vuol riprodurre cioè l'intera città con tutti i suoi diversi valori: non ci sono cioè a Brasilia quartieri tutti di lusso, o tutti economici, o di "centro" o di "periferi". Queste "piccole città" sono attrezzate di tutti i servizi: asilo, scuola, chiesa, negozi, o pedale, club (un club di cui tutti gli abitanti del quartiere fanno parte di diritto: e lì possono ricevere, senza impegnare la propria casa: vi si svolgono ricevimenti. matrimoni, balli). Oggi, le "Super-Quadra" abitate, e quindi funzionanti, sono ancora poche, ma si può constatare che esse realmente vivono, che hanno "attecchito".
Invece "l'asse pubblico" con i grandi monumenti rappresentativi
(piazza dei Tre Poteri, ministeri, banche, alberghi, ecc.) tarda ancora
ad inserirsi in un ritmo vitale. Ma è perchè potrà farlo solo quando
la città avrà i tre milioni di abitanti che le sono destinati. È su questa
scala che la grande area "pubblica" è dimensionata, ed è naturale
che ancora non leghi con il resto della città. Ecco perchè è facile
definire Brasilia la "città deserta", la "città della speranza", ecc.
Brasilia è una capitale, bisogna ricordarlo, ambiziosa, e con tutte
le carte in regola per esserlo (si sta costruendo una università per
ventimila studenti, con edifici lunghi seicento metri, e tutti in precompresso,
e interamente prefabbricati). È in una fase di crescita,
crescita che solo le confusioni politiche potrebbero arre tare. E se
per ora è una città legata alla autorità dello Stato, e quindi non
ben vista neanche dalla totalità dei brasiliani, il brasiliano di Brasilia,
che si considera il pioniere del Brasile del futuro. è fanatico della
sua città.
Brasilia, una città nata nel deserto, e in continuo rapporto col deserto,
un deserto che l'intelligenza ha trasformato fino a inventarvi
perfino un grande lago. (lI lago artificiale, enorme, di acqua azzurra
limpidissima, è già bello; il verde degli alberi, piantati da poco, non
ha ancora l'importanza che i desidera. ma il tempo gliela darà l.
Una città senza stagioni. Nasce su una terra rossa come un campo da tennis.
L'aria vi è pura e limpidi- ima, con dei tramonti favolosi.
Con una luce che dal cielo scende fino a terra. La città é illuminata
dal sole fino all'ultimo istante, perché non vi sono ostacoli fra la
città e l'orizzonte.
A Brasilia si ha la sensazione continua di essere come su un'isola.
Una continua linea orizzontale, lontana, azzurra, corre dietro la città:
un orizzonte immenso come il mare. La città sorge, isolata, sopra un
enorme territorio piano, e non nasconde questa sua condizione eccezionale,
ma anzi la valorizza, in ogni suo punto: tutta la sua architettura è orizzontale,
ed è sempre "staccata" dal suolo, in modo che
attraverso gli immensi pilotis, sia sempre presente in lontananza l'orizzonte
della grande pianura. L'urbanistica è tale da farci avere, sempre,
la coscienza geografica del luogo in cui ci si trova. E, una volta tanto,
dell'epoca in cui si vive. […]