Biofilia è una parola coniata dallo psicologo Eric Fromm e resa popolare per la prima volta dal biologo Edward O. Wilson negli anni ’80: letteralmente significa “amore per la vita” e definisce l’impulso degli esseri umani ad affiliarsi ad altre forme di vita.
Risale al 1984 l'ipotesi scientifica sulla biofilia di Edward Olson Wilson (1929-2012). Secondo lo scienziato e divulgatore americano, la natura è per le persone un bisogno primario, strumentale alla salute fisica, mentale e al benessere. Questo perché la storia evolutiva dell'essere umano, spiega Wilson, è stata una risposta adattativa al mondo naturale. L'uomo ha bisogno della natura per stare bene.
Il problema è che l'odierno habitat, dove oggi trascorriamo il 90% del nostro tempo, è in gran parte costruito. Con lo scopo di migliorare le prestazioni e il benessere delle persone che occupano gli spazi, sempre più progettisti stanno riprendendo la teoria di Wilson, impiegandola nella progettazione architettonica e di interni.
È lo stesso scienziato ad avere individuato molte precise caratteristiche spaziali dei luoghi dove gli esseri umani sono propensi a vivere o lavorare: posizione sopraelevata con ampia visuale; vicinanza con ampi spazi verdi punteggiati da alberi; la presenza di distese o corsi d’acqua.
"Welcome, feeling at work", ex Rizzoli. Milano.
Image courtesy of Kengo Kuma & Associates.
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"Welcome, feeling at work", ex Rizzoli. Milano.
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Se l’obiettivo è quindi quello di collegare gli esseri umani con la natura, la progettazione biofilica nella sua intepretazione contemporanea si concentra sull’introduzione di elementi “naturali” negli ambienti costruiti, come la luce naturale, l’acqua, le piante, i materiali come il legno e la pietra, la sensazione di texture, e ombre.
In un edificio l’integrazione di forme organiche enfatizza le caratteristiche più corporee dell’architettura, con il risultato di stabilire con maggiore facilità una relazione con l’utente, attraverso fondamentali stimoli di tipo visivo, ma anche sensoriale e termico.
La progettazione biofilica cerca di collegare il nostro bisogno intrinseco di affiliazione con la natura all’ambiente costruito moderno
Un esempio di archiettura biofilica spesso citato è il Jewel di Singapore, progettato da Moshe Safdie e inaugurato nel 2019. Il complesso di intrattenimento e vendita al dettaglio, situato all’interno dell’aeroporto di Changi, comprende la cascata interna più alta del mondo, il Rain Vortex, al centro della passeggiata che circonda i ponti della foresta. I pannelli di vetro ad alte prestazioni utilizzati per la facciata assicurano la trasmissione della luce nella passeggiata e riducono il guadagno di calore, consentendo alle piante di crescere e isolando l'interno dalle ondate di calore.
Il Jewel è uno spazio pubblico, ma il campo d’azione al momento più ricorrente nella progettazione biofilica rimane il terziario, dove questo particolare approccio progettuale viene impiegato per creare spazi più performanti.
Il grattacielo CapitaSpring progettato da BIG-Bjarke Ingels Group e CRA-Carlo Ratti Associati a Singapore ospita una vera e propria oasi naturale costituita da oltre 80mila piante, distribuite secondo la gerarchia vegetale delle foreste pluviali tropicali. Qui la dimensione delle piante diminuisce man mano che si sale verso l’alto poiché la crescita delle foglie è direttamente proporzionale al sole. Le aree verdi occupano la grande piazza coperta al piano terra e sono distribuite anche sul sistema di rampe e percorsi aerei.
Uno dei pochi esempi presto ammirabili in territorio italiano è Welcome, feeling at work di Kengo Kuma, ufficio biofilico del futuro disegnato in collaborazione con il biologo Stefano Mancuso. L’idea alla base del progetto è quella di applicare la biofilia all’ambiente di lavoro al fine di migliorare le relazioni, creare preziose occasioni di crescita, incontro e scambio per la comunità, e promuovere in parallelo un’innovazione aziendale a favore della sostenibilità.
L’intervento di Mancuso comprende corti open air destinate al lavoro informale e agli incontri, terrazze concepite come estensioni degli spazi esterni che ospiteranno orti, giardini fioriti, camminamenti. Una piazza verde dinamica e, infine, serre pensate non solo come ambienti speciali di lavoro, ma anche di intrattenimento e svago: spazi per le mani e per la mente.
Immagine di apertura: Moshe Safdie, Jewel Changi Airport, Singapore. Courtesy of Jewel Changi Airport Devt