I piccioni sono il nuovo trend dell’arte contemporanea

Tutti pazzi per i piccioni, dal nuovo logo del Museum of London fino all’opera vincitrice di High Line 2024, senza dimenticare Cattelan e Banksy. Ma da sempre la convivenza tra gli umani e questi volatili è difficile. Cosa sta succedendo?

Iván Argote, Dinosaur, 2024 “Dinosaur è la gigantesca scultura iper-realistica di un piccione in alluminio dell’artista colombiano Iván Argote. Alta 16 piedi, sarà installata sulla High Line di New York nell’autunno 2024 sopra a un plinto posizionato all’incrocio tra la 10th Avenue e la 30th Street. L'opera ironizza sui valori da noi eretti a monumento: esagerando le dimensioni del piccione l’artista suggerisce un esponenziale aumento feci dell’animale che già di norma riveste e corrode l’arredo urbano mentre il titolo eleva invece l’animale a qualcosa di leggendario. Un simbolo volutamente controverso che ricorda al’identità migrante della maggior parte dei newyorkesi.

Courtesy l'artista e The High Line 

Amalia Ulman, The Humble Origins of Bob the Pigeon, Privilege, 2015-2016 La pratica artistica di Amalia Ulman oscilla tra l'esistenza digitale e quella reale. Con “Excellences and Perfections” - opera performativa messa in scena dall’artista sul proprio profilo Instagram - Ulman ha guadagnato 125.000 follower inscenando e documentando la sua vita da IT girl a Los Angeles. Nel 2016, alla 9ª Biennale di Berlino, ha introdotto al pubblico Bob, il piccione che un giorno si è intrufolato nel suo ufficio e ha deciso di rimanerci fino a entrare a far parte della narrazione artistica di Ulman. Bob è un amico fedele, un compagno, è Dio. Coprotagonista e fonte di ispirazione per varie opere come “The Humble Origins of Bob the Pigeon” e “Privilege”.

Courtesy l'artista

Julian Charrière e Julius von Bismark, Some Pigeons Are More Equal Than Others, 2012 “Some Pigeons Are More Equal Than Others è un'opera realizzata dall'artista svizzero Julian Charrière e dal fotografo Julius von Bismark presentata come evento collaterale alla 13ª Biennale d’Architettura nel 2012. Gli artisti hanno messo a punto un apparecchio che cattura i piccioni, li colora con tinte vivaci non tossiche e li rilascia poco dopo. Dal 2012 l’apprecchio è stato installato in diverse piazze pubbliche evidenziando come basti un minimo cambiamento estetico a modificare il comportamento umano nei confronti della specie.

Copyright Alexander Levy, Berlin; Dittrich & Schlechtriem, Berlin; Foto gli artisti

Jan Fabre, Shitting Doves of Peace and Flying Rats, 2008 Nell'opera “Shitting Doves of Peace and Flying Rats, Jan Fabre utilizza colombe e ratti, due animali simbolicamente opposti, per riflettere sull'ipocrisia e le contraddizioni della società contemporanea. Le colombe, solitamente associate alla pace e alla purezza, defecano su tutto ciò che trovano ricordandone la parentela con in cugini piccioni, che come i topi incarnano invece nell’immaginario collettivo lo sporco e l'indesiderato. Un rovesciamento di ruoli che mette in discussione le rappresentazioni tradizionali della pace e della violenza, invitando lo spettatore a riflettere sulle dinamiche della rappresentazione.

Courtesy l'Artista

Maurizio Cattelan, Turisti, 1997 Nel 1997, Maurizio Cattelan, è uno dei più giovani artisti italiani presenti alla Biennale di Venezia. Qui espone per la prima volta i suoi “Turisti”: “Ero andato a vedere il padiglione a Venezia circa un mese prima dell'inaugurazione della mostra. L'interno era un disastro ed era pieno, davvero pieno, di piccioni. Per me, in quanto italiano, è stato come vedere qualcosa che non dovresti vedere, come lo spogliatoio del Papa. Ma d'altronde, questa è la situazione a Venezia, quindi ho pensato di presentarla così com'è, una situazione normale. E naturalmente, dove ci sono i piccioni, c'è merda di piccione."
(Intervista con Nancy Spector F. Bonami, N Spector, B Vanderlinden, Maurizio Cattelan , Londra, 2000, pp. 18-22). L'installazione comprende un numero variabile di piccioni impagliati (o loro rappresentazioni) disseminati per lo spazio espositivo. L’opera evoca l'immagine familiare degli spazi urbani abbandonati e invasi dagli uccelli mentre il titolo  allude da una parte ai piccioni, dall’altra ai visitatori che ogni due anni affollano la Laguna per la Biennale.

Courtesy l'Artista e Galleria Perrotin

Suscitano reazioni contrastanti, e spesso in loro presenza tiriamo fuori il peggio di noi. Il 3% della popolazione è addirittura affetto da una fobia specifica - l’"ornitofobia" - che in loro presenza provoca panico, tachicardia, nausea, sudorazione e una sensazione di soffocamento.
E anche chi non ne soffre sembra esserne tuttaltro che entusiasta. Parliamo dei piccioni, gli indiscussi protagonisti animali delle nostre città. Per allontanarli sembriamo disposti a tutto: pillole antifecondative, reti di cattura, pistole, veleni, chiodi dissuasori sui tetti. Abbiamo persino provato a farli morire di fame nelle piazze pubbliche. Tentativi tanto crudeli quanto vani a cui rispondono sfoderando la sorprendente resilienza urbana che nel tempo li ha resi un simbolo perfetto della contemporaneità.
 

Piccioni: un “nemico pubblico”

Si dice portino malattie anche se, scientificamente, non sono più pericolosi di altri animali di strada. E poi c’è quel fastidio per la loro onnipresenza, perché - diciamocelo - i piccioni sembrano essere proprio ovunque: riempiono le piazze, sfidando il nostro senso di controllo; si muovono in massa, mettendo in crisi le nostre convinzioni antropocentriche e, non da ultimo, con i loro escrementi sabotano il decoro e l’ordine urbano.

Un pericoloso nemico pubblico, che non poteva sfuggire alle più attente antenne complottiste. Secondo il sito britannico “Pigeons Aren't Real” l'invasione di falsi uccelli simili a droni utili allo spionaggio, sarebbe iniziata negli Stati Uniti già durante l'amministrazione Reagan. Stormi di finti pennuti dotati di telecamera, registratore e antenna wireless ci osserverebbero di continuo, poggiati ai parapetti delle nostre case.

“Pigeon and Splat” Il nuovo logo del London Museum. Courtesy © London Museum

La paranoia ha superato i confini statunitensi: un piccione con scritte cinesi sugli anelli è stato detenuto a Mumbai per otto mesi come sospetta spia. Era solo un piccione da corsa.

Odi et amo

Eppure, un tempo il piccione era il migliore amico dell’uomo. Si tratta della prima specie di volatile ad esser stata addomesticata, migliaia di anni fa, migliorando le sue capacità menmoniche, di adattamento e incoraggiandone la riproduzione.

Riempiono le piazze, sfidando il nostro senso di controllo; si muovono in massa, mettendo in crisi le nostre convinzioni antropocentriche e, non da ultimo, con i loro escrementi sabotano il decoro e l’ordine urbano.

Insomma, ce la siamo cercata, e per un bel po’ ci è anche andata anche bene così: nel corso della storia i piccioni si sono rivelati preziosi aiutanti con varie finalità, a partire dalla comunicazione in tempo di guerra, fino alla produzione di carne in tempi di carestia fino a essere messi in mostra a scopo estetico nelle mostre aviarie.

Piccioni viaggiatori con apparecchi fotografici. Foto Julius Neubronner da Wikipedia

I piccioni ebbero un grande impatto anche sulla fotografia di inizio XX secolo, grazie all’idea del farmacista tedesco Julius Neubronner che per primo provò a montare una piccolissima macchina fotografica sul loro ventre che scattasse automaticamente in volo. Il risultato fu sorprendente, tanto che il modello venne perfezionato e classificato dalla Central Intelligence Agency (CIA) anticipando le successive tecnologie di fotografia aerea.

Da nemico a simbolo

Molto di più che semplici pennuti, i piccioni possono essere considerati un simbolo polivalente del contemporaneo capace di sollevare questioni legate a temi attuali come la sorveglianza, l’antropocentrismo, la migrazione e la cultura urbana.

Non a caso sono tra gli animali più presenti nell’arte contemporanea, dove il loro ruolo trascende la semplice presenza fisica. Ricordiamo la loro apparizione alla Biennale d'Arte di Venezia nel 1997 grazie a i "Turisti" di Maurizio Cattelan, una schiera di piccioni impagliati e disposti in modo del tutto naturale nello spazio (con tanto di feci a terra). Un'opera provocatoria che non solo portava all'interno della più prestigiosa kermesse artistica gli animali che affollano Piazza San Marco, ma suggeriva similitudini tra questi e i "turisti" dell'arte in coda fuori dal padiglione per vedere l'installazione. Ora è la volta del gigantesco piccione iper-realistico progettato dall’artista colombiano Iván Argote, che verrà installato a New York come parte del progetto High Line 2024. “Dinosaur  ironizza sui valori da noi eretti a monumento elevando le dimensioni dell’animale a qualcosa di leggendario. Un simbolo volutamente controverso che sarà eretto sopra all’incrocio tra la 10th Avenue e la 30th Street ricordando l’identità migrante della maggior parte dei newyorkesi. Sono solo due di una lunga lista.
Trovate la nostra selezione nella gallery.

Immagine di apertura: Un murale di Banksy comparso a Clacton-on-Sea nel 2014

Iván Argote, Dinosaur, 2024 Courtesy l'artista e The High Line 

“Dinosaur è la gigantesca scultura iper-realistica di un piccione in alluminio dell’artista colombiano Iván Argote. Alta 16 piedi, sarà installata sulla High Line di New York nell’autunno 2024 sopra a un plinto posizionato all’incrocio tra la 10th Avenue e la 30th Street. L'opera ironizza sui valori da noi eretti a monumento: esagerando le dimensioni del piccione l’artista suggerisce un esponenziale aumento feci dell’animale che già di norma riveste e corrode l’arredo urbano mentre il titolo eleva invece l’animale a qualcosa di leggendario. Un simbolo volutamente controverso che ricorda al’identità migrante della maggior parte dei newyorkesi.

Amalia Ulman, The Humble Origins of Bob the Pigeon, Privilege, 2015-2016 Courtesy l'artista

La pratica artistica di Amalia Ulman oscilla tra l'esistenza digitale e quella reale. Con “Excellences and Perfections” - opera performativa messa in scena dall’artista sul proprio profilo Instagram - Ulman ha guadagnato 125.000 follower inscenando e documentando la sua vita da IT girl a Los Angeles. Nel 2016, alla 9ª Biennale di Berlino, ha introdotto al pubblico Bob, il piccione che un giorno si è intrufolato nel suo ufficio e ha deciso di rimanerci fino a entrare a far parte della narrazione artistica di Ulman. Bob è un amico fedele, un compagno, è Dio. Coprotagonista e fonte di ispirazione per varie opere come “The Humble Origins of Bob the Pigeon” e “Privilege”.

Julian Charrière e Julius von Bismark, Some Pigeons Are More Equal Than Others, 2012 Copyright Alexander Levy, Berlin; Dittrich & Schlechtriem, Berlin; Foto gli artisti

“Some Pigeons Are More Equal Than Others è un'opera realizzata dall'artista svizzero Julian Charrière e dal fotografo Julius von Bismark presentata come evento collaterale alla 13ª Biennale d’Architettura nel 2012. Gli artisti hanno messo a punto un apparecchio che cattura i piccioni, li colora con tinte vivaci non tossiche e li rilascia poco dopo. Dal 2012 l’apprecchio è stato installato in diverse piazze pubbliche evidenziando come basti un minimo cambiamento estetico a modificare il comportamento umano nei confronti della specie.

Jan Fabre, Shitting Doves of Peace and Flying Rats, 2008 Courtesy l'Artista

Nell'opera “Shitting Doves of Peace and Flying Rats, Jan Fabre utilizza colombe e ratti, due animali simbolicamente opposti, per riflettere sull'ipocrisia e le contraddizioni della società contemporanea. Le colombe, solitamente associate alla pace e alla purezza, defecano su tutto ciò che trovano ricordandone la parentela con in cugini piccioni, che come i topi incarnano invece nell’immaginario collettivo lo sporco e l'indesiderato. Un rovesciamento di ruoli che mette in discussione le rappresentazioni tradizionali della pace e della violenza, invitando lo spettatore a riflettere sulle dinamiche della rappresentazione.

Maurizio Cattelan, Turisti, 1997 Courtesy l'Artista e Galleria Perrotin

Nel 1997, Maurizio Cattelan, è uno dei più giovani artisti italiani presenti alla Biennale di Venezia. Qui espone per la prima volta i suoi “Turisti”: “Ero andato a vedere il padiglione a Venezia circa un mese prima dell'inaugurazione della mostra. L'interno era un disastro ed era pieno, davvero pieno, di piccioni. Per me, in quanto italiano, è stato come vedere qualcosa che non dovresti vedere, come lo spogliatoio del Papa. Ma d'altronde, questa è la situazione a Venezia, quindi ho pensato di presentarla così com'è, una situazione normale. E naturalmente, dove ci sono i piccioni, c'è merda di piccione."
(Intervista con Nancy Spector F. Bonami, N Spector, B Vanderlinden, Maurizio Cattelan , Londra, 2000, pp. 18-22). L'installazione comprende un numero variabile di piccioni impagliati (o loro rappresentazioni) disseminati per lo spazio espositivo. L’opera evoca l'immagine familiare degli spazi urbani abbandonati e invasi dagli uccelli mentre il titolo  allude da una parte ai piccioni, dall’altra ai visitatori che ogni due anni affollano la Laguna per la Biennale.