Producono installazioni luminose ed effimere al confine tra environmental e land art, e dal 2017 girano l’Europa a bordo una casa su ruote con le tre figlie Fenna, Alba e Isolde e il cane Nan.
Lui è Daan Zuijderwijk, l’autore, lei Maaike Vergouwe, e si occupa delle mostre e della comunicazione. Entrambi olandesi, ed entrambi con alle spalle studi in fotografia alla Academy of Art and Design St. Joost di Breda, da anni hanno deciso di prendere il nomadismo come punto di partenza per un’arte sostenibile, e insieme inseguono, lentamente ma concretamente, la possibilità di una vita più semplice e lontana dalla civiltà per come la conosciamo, e perseguono un’espressione creativa che a questa si compenetri.
Lli abbiamo raggiunti per fargli una breve intervista. Tutte le risposte sono di Daan.
È la vostra arte che influenza la vita che conducete o viceversa?
Penso che quello tra l'arte e la nostra vita sia un rapporto complesso e quindi è difficile dire cosa ispira cosa. Ma tutte le idee vengono dalla stessa fonte. Intendo dire che le mie idee e intuizioni sulla vita e sul rapporto natura-persone si riflettono nelle opere d'arte ma risultano anche nel modo in cui viviamo e nelle scelte che facciamo. Questo modo di vivere mi dà l'opportunità di guardare la società da prospettive diverse e mi aiuta a creare nuove idee.
Vi muovete in quel prolifico e sempre interessante filone creativo dove environmental e land art si incontrano. Come definiresti il tuo campo d'azione?
Mi trovo esattamente qui, tra la land art e l'arte ambientale. Direi che faccio land art per creare consapevolezza sulla questione ambientale. Col modo in cui viviamo proviamo anche a ricercare uno stile di vita alternativo, con un'impronta molto piccola.
Un’esistenza nomadica e fuori dal mondo civilizzato è sicuramente più vicina alla natura. Quali sono gli accorgimenti tecnici che avete adottato nella vostra casa su ruote?
Abbiamo isolato la casa con dieci centimetri di lana di pecora. Abbiamo una stufa a legna per il riscaldamento e l'acqua calda in inverno. Sul tetto abbiamo quattro grandi pannelli solari che forniscono abbastanza energia per il frigorifero, la luce, i computer, la cucina a induzione e le biciclette elettriche. Così quando non guidiamo non abbiamo bisogno di energia extra. Abbiamo un sistema di filtraggio che ci permette di ottenere acqua potabile da quella di un lago o di un torrente. Usiamo una toilette ecologica separata a secco (che non impiega prodotti chimici). La cosa fondamentale è che tutto sia piccolo e semplice. Quando il sistema è semplice, è più affidabile.
Come e quando è nata esattamente l’idea del Wooden Traveler?
La nostra vita nomade è iniziata nel 2001. Ho comprato una vecchia barca da trasporto olandese del XIX secolo. L'ho ristrutturata e abbiamo iniziato a viverci. Poiché era una barca, abbiamo deciso di navigare invece di restare in un posto fisso. Ha funzionato molto bene. Abbiamo viaggiato attraverso i Paesi Bassi per più di quindici anni. Abbiamo scoperto che ci piace molto spostarci. A quel tempo, ci stavamo spostando dal lavoro su commissione al lavoro artistico, che ci dava più libertà. I paesaggi sono diventati i soggetti principali e dopo aver realizzato la prima serie in Olanda siamo stati invitati a venire in Italia per partecipare al progetto Calamita/à. Dopo aver lavorato nelle Dolomiti italiane per alcuni giorni è diventato chiaro che volevamo lasciare i Paesi Bassi ed esplorare i paesaggi europei. Il modo più semplice per noi era viaggiare in camper. Dopo aver ristrutturato la barca per più di dieci anni, mi ero fatto alcune idee in fatto di costruzione. Volevamo un camper che ci desse la stessa sensazione della nostra barca e che fosse abbastanza grande per una famiglia di cinque persone. Così, ho costruito il nostro primo Wooden Traveler nel 2016/2017. Pochi mesi dopo la nascita di Isolde (la nostra terza figlia) siamo partiti per il primo viaggio. Per via dei nostri figli, questo viaggio non riguardava solo la ricerca e la fotografia dei paesaggi europei, ma anche l'esplorazione della vita nomade di una giovane famiglia.
Il modo ecologico in cui vivete paradossalmente non può prescindere da una certa idea di libertà. Da questo punto di vista, un tasto un po’ controverso potrebbe essere proprio quello dell’educazione (e della vita sociale) dei vostri figli.
La situazione ecologica ci costringe a ripensare il nostro rapporto con la natura. Questo è ciò che affronto col mio lavoro, ma è anche ciò che proviamo a ricercare con la nostra vita da viaggiatori. L’indipendenza e la libertà portano anche la responsabilità verso i nostri figli. Dobbiamo assicurarci che siano istruiti, che abbiano una vita sociale e soprattutto che siano felici. Vedo la nostra condizione come un'opportunità per ripensare il nostro sistema educativo e dare priorità alle cose che pensiamo siano meglio per loro come individui. Non sorprenderà quindi che facciamo molta educazione alla natura, poiché crediamo che un forte legame con la natura sia essenziale per le sfide future. I nostri bambini hanno molto tempo e libertà per giocare. Vediamo che nei loro giochi c'è tanta creatività. Nella nostra situazione è più facile controllare attentamente ogni bambino per dargli ciò di cui ha bisogno per evolversi. Siamo consapevoli che ci possono essere anche dei lati negativi, ma ci sono anche lati negativi in un’ambiente scolastico regolare. Non vedo alcuna controversia. Quando guardo i miei figli, vedo bambini felici, adattivi e sociali.
Tornando all’arte, com’è è evoluta la vostra poetica dai primi lavori fino a oggi?
Quando si ricerca il rapporto uomo-natura come concetto, ci sono molti aspetti diversi che si possono esplorare. Uno degli elementi chiave per me, e quindi realmente presente nel mio lavoro, è la prospettiva. La realizzazione che ci sono infinite possibilità di guardare il mondo risulta nelle variazioni delle tecniche che uso nelle mie serie. Così, quella sulla poetica in evoluzione nelle opere è una domanda difficile a cui rispondere. Mi impegno per eseguire gesti semplici e chiari al fine di creare immagini monumentali perché penso che siano i più sostenibili.
Cosa troverà, chi cercasse il libro del vostro ultimo progetto, Mapping?
Sono davvero soddisfatto di Mapping. È un libro senza compromessi. Ho messo molta energia nella realizzazione delle opere. I temi principali sono il tempo e la prospettiva. Il disegno infinito di linee sulle rocce di notte sembrava una meditazione. Il designer ha capito esattamente che cosa volevo ottenere con le opere, ed è stato in grado di tradurre le idee nel progetto. Il risultato è un libro puro, che dà il ritmo giusto per sperimentare le opere e le informazioni di fondo di cui hai bisogno per crearti un livello ulteriore.
E quali sono i vostri piani per il futuro prossimo venturo?
Nel prossimo futuro continuerò la serie “Looking for Inua”, con cui sto cercando di indagare la relazione tra il nostro sviluppo culturale e il modo in cui influenza il nostro concetto di natura. Continueremo a viaggiare per un po' e proseguiremo con la nostra ricerca di uno stile di vita nomade sostenibile. A lungo termine mi piacerebbe coinvolgere la nostra vita di viaggiatori nelle opere d'arte.
Guardando il vostro lavoro risulta chiara la componente tecnologica, ma c’è anche qualche cosa di ancestrale e, tra gli altri, viene in mente soprattutto Richard Long, per cui il camminare, lo spostamento, l’attraversamento, sono una forma d’arte.
È fantastico che citi Richard Long. Quando ho visto uno dei suoi cerchi di pietra vent'anni fa, sono rimasto senza fiato. Mi ha ispirato così tanto. Ciò che mi ha colpito di più è stata la totalità dell'opera. L'approccio olistico in cui tutte le parti del processo sono incluse nel lavoro, è qualcosa che condividiamo con Long. Per me non è solo il processo di realizzazione del lavoro e la coreografia che risulterà nell'opera d'arte finale, è anche il processo all'interno del nostro stile di vita. Stiamo diventando più consapevoli che il nostro stile di vita può essere riflessivo come le opere e quindi essere arte a pieno titolo, come dici tu.
Concludendo, cosa si impara dalla vostra arte?
Le persone che ci seguono possono imparare che ci sono molte prospettive diverse per guardare il mondo, la condizione in cui si trovano e la vita che fanno. Una volta che ci si rende conto che la propria prospettiva è solo una delle tante, si può iniziare a esplorare le alternative. Questo è ciò che faccio nel mio lavoro e ciò che facciamo come famiglia nella nostra vita.