PB: A intristire ulteriormente questo frangente, è arrivata la notizia della dipartita di Albert Uderzo, il disegnatore di Asterix, Enrique! Io di solito divido i fumettisti in “archimedici” e “proustiani”. L’opera dei primi sembra una continua invenzione scaturita dal nulla, che si concretizza in veri e propri elementi iconici, come il deposito di Paperon de’ Paperoni, l’astronave di Tin Tin, lo scudo di Capitan America, e così via. I “proustiani”, invece, con le tecniche più diverse, ci riportano a un’epoca e a un tempo perduti, la evocano, riportano in vita il passato, il mito. Vedi gli anni Settanta nei vestiti e nelle poltrone di Valentina, le divise e le armi nelle storie di Corto Maltese, e così via. Forse, la stessa macrodivisione si può applicare anche agli architetti, Enrique? Frank Gehry, archimedico! Aldo Rossi, proustiano! Ebbene, Uderzo è un archimedico di proporzioni giganti, poco importa se le sue storie sono ambientate nella Gallia di 2.000 anni fa. Tutto, nelle sue tavole splendide, è ricreato ex novo: dal villaggio di Asterix e Obelix ai monumenti della Roma imperiale, dai “castrum” romani ai banchetti a base di cinghiale che chiudono immancabilmente le storie, per non parlare di quell’oggetto perfettamente iconico che è il menhir di Obelix!
EB: Pure il villaggio dei Galli sotto la lente d’ingrandimento!