A giudicare dalla prima dichiarazione della neo-nominata direttrice artistica della 59. Esposizione Internazionale d’Arte, Cecilia Alemani, sembra che non ci ritroveremo davanti a un profondo divario di genere all’interno del suo progetto. La curatrice ha infatti dichiarato: “Come prima donna italiana a rivestire questa posizione, capisco e apprezzo la responsabilità e anche l’opportunità offertami e mi riprometto di dare voce ad artiste e artisti per realizzare progetti unici che riflettano le loro visioni e la nostra società.”
Al di là della formula politicamente corretta, questa potrebbe quindi essere una prima timida dichiarazione d’intenti – che già di per sé ci sembra una risposta efficace alle sterili critiche sul fatto che il marito, Massimiliano Gioni, abbia ricoperto lo stesso incarico nel 2013.
Cecilia Alemani, già curatrice del Padiglione italiano nel 2017 intitolato “Il mondo magico” (come il libro di Ernesto de Martino), ha un’esperienza internazionale che negli ultimi anni è stata prevalentemente legata all’arte pubblica. Dirige, infatti, il programma artistico della High Line New York e nel 2018 ha curato “Hopscotch (Il gioco del mondo)” (titolo preso da un romanzo di Julio Cortázar), una mostra che si sviluppava nello spazio urbano a Buenos Aires.
Improbabile (dati i tempi e le diverse esigenze dell’istituzione veneziana) che quest’attitudine a lavorare al di fuori dello spazio deputato all’arte per espandersi dentro la città, approdi anche in laguna, ma ci aspettiamo di vedere all’interno della sua Biennale, accanto ai grandi signori dell’arte internazionale, non pochi giovani, oltre ad artiste e artisti mid-career con una propria credibilità nel sistema dell’arte (come è accaduto appunto nel caso dei tre artisti che scelse per il Padiglione italiano nel 2017) e chissà se la sua formazione filosofica, prima ancora che artistica, non la porterà ancora una volta a concepire un’esposizione il cui concettosia preso a prestito dalle pagine di un libro o di un romanzo e metaforicamente riferito al mondo contemporaneo.
Immagine di apertura: Cecilia Alemani. Courtesy The High Line. Foto LIz Ligon