“Firenze non è solo Rinascimento. Vogliamo riaffermare il concetto di bottega rinascimentale come luogo di sperimentazione e crescita artistica. Firenze vuole essere un laboratorio del contemporaneo”. Così Tommaso Sacchi, responsabile delle politiche culturali fiorentine, commenta l’inaugurazione della mostra La cura alla Manifattura Tabacchi, un ex edificio industriale riconvertito in laboratorio creativo che si inserisce nel percorso di apertura al contemporaneo che la città sta promuovendo, dopo la riapertura del Forte Belvedere, il rilancio del Museo del ’900 e le mostre a Palazzo Strozzi dedicate ad artisti come Ai Weiwei e Marina Abramovic.
La storica Manifattura Tabacchi è una delle poche archeologie industriali della città, il luogo ideale per rappresentare il dialogo tra storia e contemporaneità. Attiva negli anni Trenta e chiusa nel 2001, la manifattura è un complesso di sedici edifici, acquistato da un ente privato che ha avviato un ambizioso progetto di riqualificazione urbana: residenze, scuole di moda, teatri e luoghi d’incontro occuperanno i vecchi magazzini, le officine della lavorazione dei sigari, i locali delle cisterne, dello stoccaggio del tabacco e del dopolavoro.
Sergio Risaliti, direttore del Museo del ‘900 dal 2018, è ideatore e curatore della prima edizione delle Residenze d’artista alla Manifattura. I sei artisti coinvolti, gli italiani Gioele Pomante, Matteo Coluccia e Stefano Giuri, l’albanese Lori Lako, l’iraniano Mohsen Baghernejad Moghanjooghi e la slovacca Tatiana Stropkaiová, hanno lavorato per cinque mesi nello spazio industriale, interpretando con modalità espressive differenti il concetto di cura nelle sue diverse accezioni.
Cura intesa come dedizione, concentrazione, amore, rigore; cura del contesto ambientale, del luogo urbano e del linguaggio; cura del corpo e dello spirito, cura del patrimonio e dei processi d’ innovazione. Cura del dettaglio che accompagna il processo creativo, cura dell'esecuzione del progetto. Le opere esposte sono il risultato del lungo lavoro in residenza, supportato dai tutor, Paolo Parisi e Robert Pettena, docenti dell’Accademia di Belle Arti di Firenze. Le sei installazioni, acquistate dalla Manifattura, potrebbero un giorno entrare nelle collezioni del Museo del '900.
Per il curatore, l'esperienza delle Residenze d'artista è un percorso di formazione che trasmette agli artisti il senso di cura dell'essere umano e delle relazioni di gruppo. Alcuni workshop, organizzati da artisti e storici dell'arte, hanno portato alla realizzazione di opere collettive fortemente legate allo spazio industriale, come quella curata da Marzia Migliore, Idrocarburi Policiclici Acromatici: una vecchia tela degli uffici della manifattura imbrattata da una colata di catrame liquido, a rappresentare le patologie polmonari da cui erano affette le donne coinvolte nella lavorazione dei tabacchi.
L'arte, ancora una volta, fa rivivere le archeologie industriali del tabacco: la storica manifattura fiorentina si trasforma in un laboratorio del contemporaneo, così come quella milanese ha dedicato i suoi spazi al Museo interattivo del cinema. Alberto Burri aveva capito precocemente le potenzialità espressive degli spazi industriali quando, già negli Novanta, aveva immaginato di esporre le sue opere negli essiccatoi del tabacco, alla periferia di Città di Castello.
- Titolo:
- La cura. Residenze d'artista
- Date di apertura: :
- Dal 20 marzo al 19 maggio 2019
- A cura di:
- Sergio Risaliti
- Sede:
- Manifattura Tabacchi, via delle Cascine 35
- Luogo:
- Firenze