Hacer noche (“Far notte”) è il titolo comune di cinque sezioni espositive con programmi di residenza, tavole rotonde e laboratori, e comprende opere di William Kentridge, Zanele Muholi, Penny Siopis, Kemang Wa Lehulere, Marlene Dumas e Nicholas Hlobo, insieme con una trentina di altri artisti della regione meridionale dell’Africa.
La manifestazione, che prosegue per tre mesi ed è coordinata dal messicano Francisco Berzunza, già consigliere culturale dell’Ambasciata messicana in Sudafrica, presenta i rituali, i racconti di violenza e gli aspetti estetici che ruotano intorno alla morte in entrambe le società.
Sostiene Berzunza che progetti come Hacer noche permettono di gettare un ponte tra paesi, creando contemporaneamente opere d’arte specificamente legate al contesto, di cui secondo lui in Messico c’è carenza.
Sottolinea la necessità di questi collegamenti interculturali: “Una mostra come questa è importante se cerca di veicolare il cosmopolitismo. Sarebbe vergognoso se a Oaxaca si facessero solo mostre di opere di Oaxaca e raffigurazioni folkloriche. Diventerebbe un negozio di souvenir”.
Berzunza, esponendo in un territorio opere concepite da artisti di un altro territorio che comunque tengono in considerazione il luogo dove le opere saranno esposte, ritiene di fornire l’occasione di suscitare un dialogo indispensabile.
Jared Ginsburg attende di vedere come la sua opera verrà interpretata in un altro paese. Spiega che le sue appendici di tessuto imbottito intitolate Legs (“Gambe”), quando vennero esposte per la prima volta a Città del Capo nel 2013, vennero interpretate come espressioni ironiche.
“Per via del cambio di contesto e del fatto che sui giornali messicani si vedono parti di corpo umano troncate, mi interessa vedere se la ricezione sarà differente”, commenta.
Hacer noche è aperta dal 10 novembre 2018 al 5 febbraio 2019 a Oaxaca de Juárez, Mexico.
Immagine dell'intestazione: William Kentridge, 30% di Life, 2018, film d'animazione. Per gentile concessione dell'artista.