Ad Agosto, Rachel Maclean, un’artista di base a Glasgow che ha studiato pittura all’Edinburgh College of Art e che ha rappresentato la Scozia all’ultima Biennale di Venezia, ha passato un mese lavorando, dormendo, mangiando e vivendo quotidianamente in un enorme centro commerciale di Birmingham. Alla fine di questa residenza ha completato un breve e sorprendente film dedicato a riprendere parti delle scene della propria esperienza di vita. Ma, ad oggi, questa non rappresenta più la sua ultima avventura.
Infatti, a Londra, ha appena offerto al pubblico, per la sua seconda volta come artista in mostra alla Zabludowicz Collection, tre nuovi e recenti lavori: I’m Terribly Sorry (2018), Spite Your Face (2017) e Make Me Up (2018). Come da manuale, all’interno della debordante poetica dall’eccesso fiabesco, i costumi disegnati, ideati da Maclean si presentano come opere d’arte in sé, elaborati in maniera ossessiva, realizzati in colori sgargianti, con dettagli discordanti e non armoniosi, quali denti accentuati, occhi esageratamente spalancati e pelli cadenti, che sembrano sciogliersi. A Londra, il collegamento che unisce i tre progetti video è la modalità unica secondo la quale Mclean letteralmente placca e incorpora temi così sensibili come il nazionalismo, il populismo, il consumo capitalistico e le politiche di genere, creando storie e scenari che ci avvolgono in una sorta di seduzione zuccherosa, prima di colpirci con momenti dall’intensità brutale, a tratti violenta.
Attraverso questa nuova presentazione, l’artista cerca di richiamare l’attenzione sui moti della seduzione e spesso sull’oppressiva influenza dei mass-media, nonché sui comportamenti di ultra-consumo che forzano le nostre molteplici identità, collettive e individuali.
Rigirando verso di sé gli effetti speciali derivanti dall’uso del cosiddetto green-screen in un gioco di ruoli che si estendono dalle fantasie hollywoodiane, alla moda, alla pubblicità di massa e ai personaggi delle fiabe così come alle pose rigide dell’affettazione, Rachel Maclean ultimamente ha richiamato il suo pubblico invitandolo a considerare la potenza della macchina umana e agli eterni strati di trucco che giacciono dietro l’inconsumabile circolazione delle immagini, raccolte all’interno di una cultura incessantemente pubblica e sempre connessa. Questo è anche il motivo per il quale l’artista ha cominciato a far recitare il ruolo di personaggi multipli a se stessa, attraverso costumi esteticamente sovrabbondanti e protesi, anche se negli ultimi mesi ha iniziato a coinvolgere diversi attori.
Nella sede della Zabludowicz Collection, la ex cappella metodista che ospita la collezione e che fu costruita tra il 1867 e il 1871, Spite Your Face colpisce con maggiore intensità l’attenzione dei visitatori, se si compara lo stesso lavoro realizzato per la Biennale di Venezia 2017, nel momento in cui rappresentava la Scozia, in una proiezione appositamente incastonata all’interno della Chiesa di Santa Caterina. A Venezia l’immagine in movimento sembrava assorbire o riflettere l’influenza di alcuni maestri della pittura italiana e di determinati paesaggi narrativi, offrendo, ad esempio, mondi appiattiti che avrebbero potuto essere riconducibili ad un attento studio degli affreschi di Giotto oppure alla prospettiva poligonale, puntuale riscontrabile in Mantegna.
A Londra, i 37 minuti in loop di The Spite Your Face, che non impongono mai un reale inizio o una reale fine alla narrazione, appaiono potenziati da un nuovo insieme di suoni e vengono mostrati fino all’eccesso in uno spazio decorato a festa, con panneggi color oro e color blu, che estendono le cromie della pellicola al di fuori dell’opulenza veneziana. Le molteplici variazioni che Maclean opera sui metodi del ritratto condividono una singola e incatenante caratteristica di fondo: nella vasta maggior parte dei suoi lavori lei si confronta direttamente con lo sguardo dello spettatore, sia utilizzando i simulacri di poteniali sex doll messe in posa, sia con strani Pinocchio. Come a suggerire che l’inclinazione per la maschera o per l’inganno sia forse l’unico elemento valutabile a unirci veramente.
Il reale protagonista scenico alla Zabludowicz Collection di Londra è il nuovo lavoro recentemente commissionato dal titolo I’m Terribly Sorry. Si tratta del primo ambiente discorsivo in Realtà Virtuale da lei realizzato, in collaborazione con Werkflow. In una stanza ristretta, avvolta da enormi bandiere inglesi, due visori neri, appesi al soffitto, permettono ai visitatori di comporre un panorama iper-apocalittico, riempito all’estremo con souvenir da turisti, come i portachiavi del Big Ben o le teiere a forma di Bus.
Infine, nella cosiddetta Back Gallery è stato esposta un'installazione esclusiva di Make Me Up, un ritratto distorto sulle industrie della bellezza e sulle sue soggettività (come Instagrammers e vloggers). Teatranti che compongono un film grottesco, oscuro e comico allo stesso tempo, attraverso scene che assumono sembianze satiriche di fronte alla pressione contraddittoria con la quale deve confrontarsi la donna oggi. Ed esamina come la televisione e i social media possano diventare territori espressivi e del divertimento per esplorare gli orli dell’identità, anche se simultaneamente provano ad avverarsi quale prigione ricorsiva che incoraggia le donne a conformarsi a rigidi ideali mascherati da canoni di bellezza.
- Titolo mostra:
- Rachel Maclean
- Date di apertura:
- Dal 20 Settembre al 16 Dicembre, 2018
- Sede:
- Zabludowicz Collection
- Indirizzo:
- 176 Prince of Wales Road, London NW5 3PT