I tasti RWD e FWD (“rewind” e “forward”, “avanti” e “indietro”) faranno sempre, nostalgicamente, parte dell’immaginario di una generazione che ha vissuto la transizione dall’analogico al digitale. Riascoltare o rivedere ciò che è passato e poi, con la semplice pressione di un pulsante, proiettarsi verso il futuro, ha permesso di sentirsi autorevoli dinnanzi al tempo, elevando un semplice gesto a metafora dell’inimitabile senso di onnipotenza, spensieratezza, modernità, caratteristici degli anni Ottanta.
Alfredo Pirri: RWD – FWD
Sorprendente e rigoroso, l’archivio di Alfredo Pirri permette di cogliere certi passaggi della formazione dell’artista, rivelando al contempo alcune fasi del percorso artistico di questo Paese.
View Article details
- Ilaria Gianni
- 16 febbraio 2017
- Roma
Aprendo i cassetti, le scatole, gli armadi dell’Archivio-Studio Pirri mi sono trovata a rivivere inaspettatamente l’esperienza della mia infanzia, di quel viaggio temporale, analogico e manuale, scaturito dall’atto di premere quei due magici tasti: RWD e FWD. Il materiale conservato dall’artista, traccia del suo modo di fare arte, testimonianza di un passato inscritto nella storia culturale italiana, dirige non solo il pensiero all’indietro ma permette di virare verso un tempo a venire: schiude un passato che suggerisce sempre un potenziale futuro. I bozzetti, i quaderni, i modellini, le fotografie, parlano di un momento di creazione che è stato, eppure, rappresentano un ponte per una possibile azione che verrà, sottolineando la coerenza intellettuale e stilistica che caratterizza il lavoro poliedrico dell’artista nel campo delle arti visive ma anche del teatro, dell’architettura, della grafica: campi inscindibili e in costante dialogo nella poetica di Pirri. In fondo, come ci insegna Jacques Derrida in Mal d’archivio (1995), nonostante lo sguardo apparentemente rivolto all’indietro, nell’archivio campeggia sempre l’idea del futuro stesso: un desiderio di eternità che va al di là della morte.
Inteso come luogo della transitorietà delle cose, sottoposte tanto alla memoria quanto, potenzialmente, all’oblio, una delle caratteristiche principali dell’archivio è quella di essere inteso come spazio in cui conoscenza storica e forme di memoria sono accumulate, recuperate e conservate. Doverosamente creato dalle istituzioni pubbliche, ma prima di tutto dalla volontà di individui e gruppi, l’archivio si è distinto dalla collezione o dalla biblioteca, in quanto costituisce un deposito o un sistema ordinato di documenti e testimonianze, sia verbali sia visive, alla base della costruzione della storia stessa. Secondo Foucault, l’archivio governa il dichiarato e il taciuto, il registrato e l’omesso, e l’archeologo del sapere ha come obiettivo quello di apprendere il passato tramite i suoi residui materiali, di recuperare e ricostruire l’archivio per rivelare come esso sia funzionale a modellare la costruzione di un significato storico.
“RWD – FWD” propone una versione di archivio un po’ differente da quella consueta, asserendo l’esistenza di variazioni del termine “testimonianza”. Quello generosamente aperto e offerto da Alfredo Pirri si dichiara come tentativo di raccolta – più completa possibile – e conservazione di un passato, presentando tuttavia un’idiosincrasia nell’ordine, un’imprevedibilità e una frammentarietà del materiale, inevitabile parte di un processo di vita e di creazione. L’archivio qui non è un accumulo, né una restituzione scientifica e oggettiva di materiali, ma un teatro della memoria sul cui palco diversi personaggi si rincorrono, s’intrecciano e si rivelano nella loro identità passata e presente. “RWD – FWD” prende così le forme di una traccia narrativa, aperta e partecipata, conducendo lo spettatore tra i meandri di trentacinque anni di storia creativa italiana attraverso la voce di un artista quotidianamente attivo sul campo. È un’archeologia che registra tempi, movimenti, storie personali inscritte in una cosmologia più universale. Sorprendente e rigoroso, l’archivio svelato permette di cogliere certi passaggi della formazione dell’artista rivelando al contempo alcune fasi del percorso artistico di questo Paese. Una storia, quella narrata dall’Archivio Pirri, spesso corale, prodotta da collaborazioni, opinioni condivise, sodalizi e confronti.
Un flusso, un movimento circolare, come un soffio, ricorre e invade l’opera di Alfredo Pirri, e si propone come leitmotiv della mostra. È così che prende forma la nuova opera, Quello che avanza, pensata e sviluppata dall’artista in questi ultimi tre mesi presso la sede di Nomas Foundation, che ha cessato momentaneamente di essere spazio puramente espositivo per essere utilizzata come laboratorio, fucina creativa. L’opera sancisce il punto conclusivo di “RWD – FWD”, eppure si proietta verso la prossima tappa di “I pesci non portano fucili”, progetto che intende fare il punto sulla complessa e articolata ricerca di Alfredo Pirri. Quello che avanza, titolo che sembra riferirsi tanto a ciò che rimane, quanto a qualcosa che si fa avanti, tratteggia un passato e prefigura un futuro. Prosecuzione della ricerca sulla luce e sul colore che connota da sempre il lavoro di Alfredo Pirri, l’opera, costituita da 144 stampe, è frutto di una ricerca sulla tecnica della cianotipia, che consente di realizzare stampe fotografiche off-camera di grandi dimensioni, caratterizzate da intense variazioni di blu. Di queste, 130 fogli testimoniano le fasi di lavorazione di un’opera e i residui da essa prodotti, mentre 14 sono il risultato di una procedura unica, che vede l’uso di piume appoggiate direttamente a impressionare i fogli preparati con sostanze chimiche ed esposti ai raggi UV. Il risultato – esposto in una delle due stanze di Nomas Foundation – è un ambiente avvolgente, dal grande impatto visivo ed emotivo. Il cubo neutro e bianco della fondazione si trasforma in spazio in cui immergersi, luogo di meditazione, popolato da forme che evocano in alcuni casi quelle vegetali, collegandosi all’opera della botanica Anna Atkins, pioniera dello studio della flora attraverso cianotipia e autrice del libro Photographs of British Algae: Cyanotype Impressions. Quello che avanza offre allo spettatore un momento inaspettato, travolgente d’intimità e di confronto con la complessità temporale del sé, dove il residuo, la rovina trova nuova vita, esplode, si mostra e parla di un tempo che scorre e si trasforma. Un impeto vitale sopraffà il pubblico che, frastornato dalle variazioni del blu e dalle declinazioni di forme a volte riconoscibili, altre astratte, si trova al centro di una dimensione quasi spirituale, di un flusso, riassunto – forse poco romanticamente eppure efficientemente – nelle sigle RWD e FWD: momenti che compongono una vita di cui siamo vittime e artefici spesso troppo poco coscienti.
© riproduzione riservata
25 gennaio 2017
Alfredo Pirri. RWD – FWD
One Day Exhibition
Curatore: Ilaria Gianni
Studio Pirri @ Nomas Foundation
viale Somalia 33, Roma