Nel libro in questione, Lefebvre proponeva un modello tripartito per la lettura dello spazio, in cui allo spazio mentale (che identificava con la scienza urbanistica), e quello fisico, affiancava lo spazio sociale, prodotto dalle azioni e dall’interazione tra abitanti. È a questo terzo spazio che il filosofo francese associava possibilità e trasformazione, in quanto aperto a pratiche creative e forme di resistenza.
La selezione di opere di Ugo la Pietra esposte alla galleria Laura Bulian per la mostra Gradi di Libertà, sembra accogliere, o meglio anticipare, l’appello lefebvriano a liberarsi dell’illusione di trasparenza delle rappresentazioni geometriche dello spazio, e a disegnare nuove cartografie che includano modalità non convenzionali di vivere e plasmare la città.
Sempre della serie Itinerari preferenziali, sono una serie di tavole realizzate attraverso il supporto del Commutatore, un piano a inclinazione variabile che permette all’artista di osservare la medesima porzione di città da angolazioni differenti. Le tavole esposte includono immagini e testi che illustrano il funzionamento di questo strumento, e delle sequenze di fotografie realizzate tramite di esso. La prima immagine, scattata in posizione eretta, offre una vista frontale del portone di un palazzo, poi mano a mano che l’asse si inclina, lo sguardo si alza, fino a che l’edificio scompare, e il punto di fuga si perde nel cielo.
La moltiplicazione dei punti di vista è un tema ricorrente della mostra, e più in generale della poetica di La Pietra. In una delle tavole poste all'ingresso dello spazio espositivo, l'immagine di uno specchio caleidoscopico riflette porzioni della facciata di un palazzo. Nella parte alta del foglio, le tessere sono disposte ordinatamente a formare un quadrato, in quella bassa sembrano librarsi sulla superficie bianca della pagina come una manciata di coriandoli. La Pietra ci invita a dare forma alla nostra idea di città, sostituendo ai percorsi obbligati, i sentieri imprevedibili dell'esperienza.