Ora, eccoci di fronte a un sequel Houellebecquiano che nel ripresentarlo come artista totale – e chi potrebbe negare non lo sia – funziona come una serie web o televisiva di successo. L’importante è nutrirsi di stimoli che sottolineino l’indelebile e totale incomprensione del mondo dell’arte contemporanea, per sottolinearne la sua completa estraneità. Strano che sia la mostra dello stesso autore che ne La carta e il territorio si era dannato per spiegarci il funzionamento del “sistema” dell’arte contemporanea. Tempo buttato se davvero gli interessava così poco.
Meglio allora attendere il nuovo libro sui super ricchi. Di fronte a questo sussulto di bovarismo commesso per interposta persona – almeno Warhol sognava di essere una casalinga – non ci resta che infilare una moneta nel jukebox démodé che Houellebecq ha piazzato nella mostra e ascoltare una canzone di Carla Bruni, sperando che l’estetica bling-bling abbia davvero fatto il suo tempo. Ma forse è più opportuno chiedere alla galleria che lo rappresenta quanto costa un suo lavoro: ils est temps de faires vos jeux.
fino al 11 settembre 2016
Rester vivant
Palais de Tokyo
13, avenue du Président Wilson, Paris