Post è il prefisso che fa da intro a questo grande mondo post contemporaneo. Un mondo apparentemente tutto uguale, assuefatto dalle logiche del mercato, che non mostra sbandamenti, ma è ugualmente reversibile e dannatamente ironico. Sul balcone che affaccia su Pariser Platz, al viaggio virtuale di Jon Rafman si uniscono una serie di sculture in marmo, ibride creature che si assemblano e mescolano mangiandosi l’un l’altra: iguana versus bradipo, cane versus leone. È dura la legge della jungla.
I droni volano dappertutto, Berlino è controllata a vista. ExtraSpaceCraft (2016) un video docu-fiction di Hito Steyerl ambientato su una collina a nord dell’Iraq, dove un Osservatorio Nazionale è intento a manovrare tre droni pilota che sorvolano la regione del Kurdistan iracheno. La torre di controllo diviene il set di un’agenzia spaziale, che Hito Steyerl usa sapientemente come soggetto per evocare la dimensione virtuale sovrapposta alle realtà di territori parastatali e a zone oggetto di controllo anti-terroristico.
Se smascherare il presente significa cercarvi l’arcano segreto, The Present in Drag – scrive DIS – guarda al contrario alle sue molteplici sfaccettature e implicazioni. Il presente di DIS è un tempo non lineare che si pone in una relazione speculare al passato. Guarda al post inglobando già il futuro.
Nella sua accezione più letterale, il presente futuro si manifesta al KW in una selezione di opere allestite in un ambiente più arioso, dove ogni stanza o quasi, accoglie il lavoro di un artista. Lo spazio vibra di immagini in movimento. Wu Tsang, senza tradire l’approccio antropologico che caratterizza parte della sua ricerca, guarda al mito e alla cultura rivoluzionaria cinese di fine Ottocento attraverso il reenactment della biografia di Qiu Jin, rivoluzionaria comunista e icona lesbo.
Cecile B. Evans esplode in una dimensione acquatica la sua ricerca sull’uso e l’abuso della tecnologia, cercando di rispondere al quesito attraverso What the heart wants (2016) che indaga un futuro ipertecnologico in cui l’essere umano tenta di riposizionarsi. Ma Drake continua a suonare call me on my cell phone.
Alexandra Pirici ci chiude in una scatola nera dove un gruppo di performer traduce in azione gli algoritmi generati dai flussi di dati negli scroll di facebook e google: da eventi politici, a meme ultra pop, dai selfie dell’ISIS alle notizie dell’ultim’ora su Justin Bieber.
Tecnologia uber alles. Soprattutto alla European School of Management and Technology dove Simon Denny ha trovato, come sempre, la casa perfetta per Blockchain Visionaries (2016). Un progetto impostato sullo studio di tre società di investimento internazionali, la cui attività ruota attorno alla tecnologia BitCoin, che sfrutta la crittografia per gestire gli aspetti funzionali come la generazione di una nuova moneta.
Il paradosso vuole che la ex sede del consiglio di stato della DDR oggi formi i futuri amministratori delegati. Le carriere del futuro dell’economia mondiale, si costruiscono fra i murales che raffigurano la storia dei movimenti operai tedeschi e le sale riunioni affrescate dai simboli del benessere industriale.
Oltre al bunker della Feuerle Collection, l’ultimo luogo della Biennale è a bordo di una barca, decorata dagli artisti Korakrit Arunanondchai e Alex Gvojic, che prosegue il suo normale tour, ospitando di volta in volta performance e interventi nomadi lungo il corso dello Spree.
Uno degli intenti espressi da DIS per questa Biennale, è quello di aprirsi a un pubblico “accidentale” di cittadini e turisti che ogni giorno affollano i quartieri centrali della città. Mi chiedo perché mai questo pubblico dovrebbe accidentalmente riconoscersi nei messaggi della Biennale, e sentirsi più intelligente nel comprendere l’ironia dell’arte post contemporanea, solo perché veicolata attraverso un linguaggio universalmente codificato secondo lo schema capitalistico della comunicazione a effetto.
Del resto, Adriano Costa, contemporaneamente in mostra a Supportico Lopez, ha previsto un finale per questa parabola, dipingendo una scritta su una felpa appesa al muro come un quadro: Post Internet I went to sleep. Anche io.
fino al 19 settembre 2016
The Present in Drag
9th Berlin Biennale for Contemporary Art
Berlino