Domus: Hai parlato di “istituzione” come “agorà”. Definiresti questo obiettivo del tuo programma una metafora? È possibile creare un’istituzione partecipata nel contesto istituzionale neoliberista?
Hou Hanru: È senza dubbio una questione stimolante. Il MAXXI è un’istituzione pubblica, finanziata in massima parte dallo Stato. Il sistema di finanziamento pubblico della cultura, dell’istruzione, della salute e via dicendo, nonostante la crisi generale, resta un elemento fondamentale del sistema sociopolitico europeo, forse l’ultimo segno di sopravvivenza del sistema socialdemocratico degli ultimi cinquanta-sessant’anni. I conflitti e le mediazioni tra questo sistema e quello neoliberista (non solo economico, ma anche ideologico e politico) sono arrivati alla ribalta della vita sociale e culturale di tutto il continente. L’Italia è stata il centro di questa scena centrale, con una forte tradizione di movimenti autonomisti e contestatori e, fatto più importante, una militanza intellettuale rappresentata da filosofi e critici della generazione che va da Pier Paolo Pasolini ad Antonio Negri a Giorgio Agamben e così via, cui si sono ispirati il movimento di militanza culturale e sociale di tutto il mondo, nonché numerosi artisti e pensatori creativi…
Al centro di tutto c’è la questione della democrazia: la democrazia oggi è in pericolo? Quale progetto è realmente prezioso e giusto? E qual è il futuro dell’Europa in un mondo che cambia rapidamente? In Italia, come in molti altri paesi europei, assistiamo a un’ascesa del populismo e del nazionalismo che prevaricano sulla vera democrazia. Di fronte a questa tendenza le persone si mobilitano. Non c’è mai stato tanto bisogno di spazi per discutere pubblicamente il rapporto tra pratiche creative e realtà sociale. Un’istituzione come il MAXXI dovrebbe essere uno di questi spazi. Essere un’agorà non solo è possibile, ma è indispensabile. Il finanziamento è una condizione fondamentale per l’esistenza dell’istituzione, ma stiamo lavorando alacremente per incoraggiare varie risorse, compresi il settore privato e i singoli individui.
È da notare che si può affermare che il finanziamento privato sia un fenomeno neoliberista. Ma c’è di più. Possiamo anche intenderlo come un servizio da parte di singoli cittadini e della collettività. È partecipazione civile. Dobbiamo elaborare idee e discussioni più creative sul tema della partecipazione civile nella costruzione dell’istituzione. Oggi nuove forme di contributo collettivo, dai modelli top-down alle iniziative che nascono dalla base, vengono sperimentate ovunque. Nuove forme di tecnologia e di comunicazione le favoriscono con dinamiche e inventività senza precedenti. Uno degli esempi comuni oggi è il crowdfunding. È certamente possibile contare su aiuti di questo genere quando si amplia il settore della partecipazione civile.
Ciò significa che occorre far funzionare l’istituzione non solo come un normale museo ma come una vera e propria piattaforma per la partecipazione e per gli scambi tra artisti, designer, curatori e pubblico, e via dicendo.
Domus: Quali tipi di nuove forme di curatela cerchi d’inventare? È possibile inventare forme di curatela impegnate nella realtà urbana e in prassi architettoniche alternative in una grande istituzione, in un museo? Come affronterai da curatore questo tema?
Hou Hanru: Ci sono molte possibilità per forme innovative di curatela. Il punto qui è sviluppare nuovi modelli di collaborazione tra i curatori e gli altri servizi del museo, per esaltare l’intelligenza creativa. Qui la chiave sono gli esperimenti sui modelli di programmazione orientati alla ricerca e allo sviluppo. Va osservato che il MAXXI non possiede solo i dipartimenti d’arte e di architettura. Ha anche un centro ricerche (B.A.S.E.: Biblioteca, Archivi, Studi, Editoria) che funge da potenziale generatore di programmi. Ora le domande scottanti sono: come analizzare i temi dell’interazione tra arte e architettura nel contesto dei dibattiti sul presente e sul futuro della società urbana, della sfida ecologica e delle tensioni politiche? Il ruolo delle pratiche creative nel contesto della ridefinizione della “identità culturale” e della posizione dell’Italia e dell’Europa, nonché della fantasia e della creatività individuale, nell’epoca delle trasformazioni dei sistemi mondiali dell’economia, della tecnologia, della società, della politica e della cultura? Ciò in particolar modo di fronte agli importanti avvenimenti che si svolgono in tutta l’area mediterranea, con le crisi italiana, greca, cipriota, spagnola e portoghese, e con il caos seguito alla rivoluzione araba, e così via…
Domus: Pensi che un’istituzione come il MAXXI possa arrivare a essere in sintonia, per esempio, con i dintorni della Stazione Termini, circondata com’è da una varietà di comunità immigrate romane? È possibile che il MAXXI, in un’intuizione artistica e architettonica, raggiunga e ospiti pratiche che vanno al di là del circuito delle grandi correnti turistiche romane?
Hou Hanru: Estendersi alla città è un altro aspetto particolarmente importante della sperimentazione del nuovo ruolo sociale del MAXXI. L’istituzione è stata progettata dal punto di vista architettonico come un centro di connessione di aree differenti della città di Roma, come esempio di sviluppo urbanistico. Ma non dovrebbe essere esclusivamente considerato solo un progetto d’architettura e di urbanistica. Come ho già detto dovrebbe essere soprattutto un generatore d’idee e di dibattiti creativi per il presente e per il futuro della vita civile della città. Roma possiede un patrimonio culturale e un tesoro di modernità e di realtà sociali interclassiste e multiculturali ricco e complesso, ma talvolta trascurato, che dovrebbe essere considerato un elemento cruciale nella costruzione di un’identità della città accanto alla rappresentazione della storia museale e turistica. Per il MAXXI è ‘naturale’ aprire le porte a gruppi e realtà sociali diversi, comunità immigrate comprese. Abbiamo già instaurato collaborazioni con varie organizzazioni, dal Comune alle associazioni locali e così via. Bisogna certamente portare avanti sforzi molto più decisi in questa direzione… Attualmente, c’è una tendenza ad analizzare la periferia cittadina, grazie a gruppi come Stalker, S.M.U.R. e specialmente alla consacrazione del film Sacro GRA… Questa tendenza ci offre certamente l’occasione di analizzare il tema delle differenti situazioni urbane in relazione con le classi sociali e con varie forme di sviluppo urbano, comprese le comunità immigrate che vivono nelle aree “dimenticate”.
Domus: Roma, insieme con Napoli, è un vivace teatro di militanza, e particolarmente sull’impegno nella coltivazione. Come vedi le future pratiche alternative dell’impegno dell’arte e dell’architettura nell’agricoltura urbana in relazione alle strutture dell’economia di base, della politica dell’alimentazione nello spazio urbano di Roma e della regione?
Hou Hanru: L’agricoltura urbana e gli esperimenti del genere sono oggi una tendenza crescente nel mondo delle città. Forse, per ironia, la crisi attuale spinge più persone a sperimentare queste iniziative e può contribuire a farle uscire dalla sfera degli hobby domenicali di moda, perché la povertà spinge a inventare soluzioni per la sopravvivenza. Ciò creerà certamente dei conflitti in termini di normative architettoniche e agricole urbane, e provocherà intense e salutari discussioni sul tema. L’urbanesimo informale, la rinascita agricola e altre questioni correlate oggi hanno un’incidenza reale sulla pratica dell’architettura e dell’arte. Molti creativi non sono solo progettisti ma anche militanti di questo settore, in Italia come in altre parti del mondo. Si spera che ciò possa aiutarci a ripensare la prassi della progettazione, della pianificazione e dello scambio, oltre che la riflessione sui valori sui valori economici, sociali e politici. È interessante che l’Esposizione universale del 2015 che si svolgerà a Milano sia incentrata sulla questione dell’alimentazione e dell’ambiente. Il MAXXI lavorerà attivamente per collaborare alla manifestazione. Il nostro programma contribuirà certamente al dibattito.