Il piccolo carro a tre ruote, in cinese chiamato sanlunche, si adatta a ogni situazione: dalla spazzatura raccattata per strada ai traslochi fai da te, dal trasporto di galline a luogo ameno per la pennichella del conducente. A Shanghai può succedere, però, che l’oggetto in questione si nobiliti e si trasformi, come nella migliore tradizione del ready-made alla Marcel Duchamp, in qualcosa di diverso. A Shanghai il triciclo si fa galleria d’arte.
Compiuta la sua metamorfosi, il carretto 70 x 40 prende le fattezze di nuovo e altro luogo d’arte e accoglie in un abitacolo ad hoc mostre ed esposizioni gitane. La galleria mobile Little Victories – un mix fra punk e pop art – gironzola per i quartieri della "Parigi dell’est" ed espone ogni sera i lavori di un artista diverso, spostando la sottile linea di confine fra i mondi dell’arte.
L’idea di praticare l’atto artistico come contaminazione girovaga nasce dalla mente di tre giovani artisti, che per l’occasione si sono camuffati da galleristi: Katie Surridge, Stefano Ogliari Badessi e Julian Palacz.
Il luogo d’incontro è il quartiere M50, cuore artistico di Shanghai che si trova al 50 di Moganshan Road, e che rappresenta una Soho d’Oriente con la sua rete di oltre 150 studi e gallerie. È da lì che la mobile-gallery parte ogni sera con la sua esposizione per poi muoversi verso le infinite strade della città e secondo un itinerario ogni volta diverso in base all’artista ospitato.
“Dopo l’inaugurazione, Little Victories ha iniziato a girare: è l’arte che va in giro, non devi per forza muoverti tu. Anche se la Cina è un Paese pieno di barriere e censure, nell’arte di confini non ce ne sono. In più, siamo su una bicicletta e possiamo andare ovunque, anche dove non c’è libertà”.
Katie ora si trova a Shanghai, come tanti come lei, dopo essere stata selezionata nella residenza di artisti Swatch Art Peace Hotel nel Bund. L’hotel oltre a stanze lussuose, offre anche il soggiorno a 18 giovani talentuosi scelti da una commissione (fra i cui membri ci sono Francois-Henri Pinault e George Clooney), hanno la possibilità di trascorrere da tre a sei mesi nell’ambiente artistico di Shanghai.
La galleria on the road è stata inaugurata il 17 luglio esponendo ogni sera un artista diverso che viene scelto dal trio galleristico secondo giudizi critici e parametri selettivi. Il progetto è, per sua natura, sempre più contagioso visti gli artisti provenienti da Mosca, da New York, dalla Germania, qualcuno dalla Cina stessa. Non solo esposizioni in nome dell'arte ma anche in nome del business: Little Victories, infatti, si comporta come ogni altra galleria del pianeta, con contratti e percentuali di vendita.
Il passo successivo è spostarsi – e perdersi – nel mondo, sempre a bordo del triciclo. Dopo la Cina, infatti, l’idea è rimontare la galleria a Londra e muoversi per tutta l’Europa, eliminando e riducendo quella distanza che esiste fra artista e pubblico per istituire uno spazio continuo senza limiti definiti.
Stefano Ogliari Badessi, visual artist italiano che ha studiato all’Accademia di Brera, è uno dei tre fondatori e a Shanghai aveva trovato un lavoro ben pagato, che poi però ha rifiutato per seguire gli irrefrenabili impulsi dell’arte. Si è immerso a piene mani nell’ambiente della grande metropoli cinese, dove scolpisce tutto il giorno e combatte le sue piccole battaglie quotidiane. “Tutto sembra incredibile e totalmente diverso nella cultura cinese, dall’imperdibile skyline dei palazzi alla gente che va in giro per le strade in pigiama.
Questa incompatibilità fra oriente e occidente ha influenzato molto le mie installazioni. A Shanghai poi c’è una strana sensazione, come una netta linea di demarcazione anche nel mondo dell'arte perché gli orientali vanno alle mostre di artisti orientali, gli occidentali a quelle di artisti occidentali. Little Victories supera questa concezione, non ha limiti, ed è un ponte che unisce i due mondi”.
Evgeny Bondarenko artista russo che ha esposto a Mosca, Rostov-on-Don, Shanghai; Luca Bray, pittore italiano dell'Accademia di Brera che partecipato ad alcune mostre in Messico dove vive oggi e che nella Galleria esporrà un lavoro intitolato Ghosts; Willy Chyr, artista americano che nei suoi lavori unisce arte e scienza, Kathryn Gohmert, autore americano di performance e istallazioni che gira fra Texas, Regno Unito e Cina.
Grande attesa anche per alcuni artisti cinesi che si sono lasciati contagiare dalla Galleria su tre ruote e che proveranno ad attraversare il ponte fra Oriente e Occidente. Queste sono le piccole vittorie quotidiane.