A incorniciare questo denso pezzo della storia, opere più recenti, dal noto lavoro Otolith 1 parte della trilogia di Otolith group. Fino ai quadri di Jack Goldstein, che catturano l’istante spettacolare dei fenomeni scientifici e naturali.
La mostra giunge come un vero e proprio statement. Un interessante esperimento di come un’istituzione che porta il nome di “casa della cultura” può operare, nel perseguimento dei propri fini divulgativi, scientifici e di comunicazione.
Non un museo in senso stretto, che sperimenta e mostra il risultato di una ricerca artistica, ma un’istituzione pubblica con finalità e obiettivi più ampi che si rapporta al grande pubblico, lo sensibilizza e lo rende partecipe di un’idea di cultura.
Anche la scelta di essere rappresentati da una figura come quella di Anselm Franke, curatore di finissimo intelletto e indubbia capacità, è interessante. Già dal suo esordio in questo luogo, Franke ha colpito per l’estrema acutezza con cui ha ideato e messo in scena il tema dell’animismo, peraltro dando un esito ineccepibile allo stesso argomento del suo PHD. Apprezzo e ammiro, la professionalità e la profondità con cui certi temi di dominio pubblico, molto rappresentati, a rischio di generalizzazione, siano invece stati trattati, entrando a far parte di ciò che, nel suo piccolo, rappresenta una chiave di volta non solo nell’approccio scientifico/curatoriale, ma in quello ancor più importante della dialettica opera/spettatore.