È una sola delle fasi cromatiche di Aten Reign (2013), l’installazione di James Turrell che invade il Guggenheim di New York diffondendo lussureggianti lame di luce in ellissi concentriche nella rotonda del museo. Per lo più la transizione tra le tonalità appare costante, cosicché il bianco tende a passare al rosa; ma talvolta è sorprendente, tanto che il verde improvvisamente non è più verde ma azzurro. I nomi dei colori non rendono giustizia alle sfumature reali.
“Certe volte mi chiedono qual è il colore che preferisco”, spiega Turrell all’inaugurazione della mostra, che non a caso coincide con il solstizio d’estate, il giorno dell’anno in cui la luce dura più a lungo. “Be’, qui ci sono tutti. Occorrono tutti, e tutti insieme danno il bianco.”
La sede del Guggenheim di Frank Lloyd Wright è caratterizzata dal bianco e dalle linee curve: un tunnel spaziale che spicca tra i rigidi rettangoli e i parallelepipedi che lo circondano nell’Upper East Side. Oggi Turrell ne popola l’interno con nubi di tutti i colori dello spettro, e i visitatori entrano in un prisma ambientale racchiuso nella perlacea conchiglia di Wright. La mostra fa parte di una tripletta insieme con due importanti mostre al LACMA e al Museum of Fine Arts di Houston: l’America dà dignità di classico all’artista di punta del movimento Light and Space, nato in California negli anni Sessanta.
Questo sfumato percettivo è qui meno pronunciato che in altre opere di Turrell, come nella selezione di opere precedenti esposta ai piani superiori del museo. Mentre la prospettiva della rotonda viene alterata dall’estatico involucro di Aten Reign, con le rampe concentriche del Guggenheim ora chiuse e radicalmente sgombere da ogni altra opera, il gioco dell’installazione con l’altezza dello spazio forse accresce l’effetto. Se si guarda verso l’alto dalle panche inclinate collocate sul pavimento intorno all’atrio, la gradazione cromatica crea lente variazioni percettive tra i cerchi piani e la profondità del cono. Ma la visibile presenza di un sottile velo, teso per assecondare la tecnica dell’installazione, spezza la veduta verso l’alto. L’obiettivo della “sospensione dei confini” di Turrell in questo senso non viene completamente raggiunto.
Sebbene non percettivamente allucinatorio come alcune delle opere precedenti di Turrell, Aten Reign gioca sui possibili effetti psicologici del colore, dove il giallo è edificante, l’azzurro quieto e il rosso eccitante, come già, da romantico, intuì Goethe. Lo stato mentale più probabile qui è simile a quando si sta al sole o si scopre l’esplosione di una stella: un calore intimo o un breve soprassalto carico di endorfine. I numerosi toni di rosa aranciato del ciclo cromatico dell’installazione ricordano i tramonti sublimi che tanto affascinavano il Faust di Goethe: “E ora che la dea del sole scompare alla vista, una nuova cura mi opprime la mente: ho smesso di abbeverarmi alla sua luce eterna, con il giorno di fronte a me e la notte alle spalle”. Ancora una volta sono le fasi di transizione del sole che sorge o che cala a essere le più vitali, così come il momento dell’ingresso “nel regno di Aton” può diventare per il visitatore la metamorfosi più memorabile.