Il significato della mostra di Luigi Ghirri – molto ricca e intensa – sta tutto nel sottotitolo: “Pensare per Immagini”. Per immergersi in questo mondo dai colori innaturali, si deve infatti avere la forza di mettere le fotografie in secondo piano, per concentrarsi sul pensiero. Sembra strano parlando di un fotografo, ma la cosa più intensa dell’esposizione è la costruzione di un sistema di scrittura molto personale, fatto di frammenti.
Divise secondo categorie precise – Icone, Paesaggi, Architetture – le immagini ricompongono di continuo i diversi soggetti: all’interno di un paesaggio, l’architettura è sempre presente – o è evidente la sua assenza – e, sempre, il paesaggio è lo sfondo dell’architettura.
“Molti hanno visto o scambiato queste fotografie per fotomontaggi, questi che io chiamerei fotosmontaggi (…) la realtà in larga misura si va trasformando sempre più in una colossale fotografia e il fotomontaggio è già avvenuto è nel momento reale” (Kodachrome 1979).
Ghirri non è mai troppo vicino all’uomo, che viene sempre osservato da una certa distanza anche quando è sotto il suo obiettivo.
La mostra raccoglie foto, frammenti di testi, depliant, libri e stampe; documenti della vita di un appassionato d’arte, che ha saputo trasformare la sua passione in una ricerca verso diversi campi del sapere e della cultura: dall'architettura alla letteratura alla musica, Ghirri con la sua macchina fotografica ha cercato e trovato un posto nell'atlante geografico di una realtà sempre sfiorata e mai, intenzionalmente, afferrata.
È un’inversione dello sguardo comune a tanti artisti concettuali, che lui ha anticipato.
In mostra, non c'è solo il fotografo ma anche la sua maturazione in campo curatoriale ed editoriale. Libri, cataloghi e libri d'artista mostrano come Ghirri sia una figura completa e come la sua forza sia proprio la curiosità a esplorare, per capire che il nostro lavoro è solo “il momento di partenza per l'avventura di un altro”.
La seconda fotografia è stata scattata a Lucerna nel 1971: una famiglia dietro la vetrina di un caffè, i gesti interrotti dal fotografo; è una delle poche immagini dove gli sguardi s’incrociano; non c'è costruzione, ma inversione; ognuno con lo stesso pensiero, la stessa domanda ripetuta, i quattro protagonisti e Ghirri sono tutti all’interno della scena.
L’ultima immagine del 1979 è una carta geografica con sopra appoggiate delle fotografie; racconta la ricerca infinita, i percorsi che attraversano un territorio, la memoria di un viaggio terminato troppo presto.
"Con la mia storia, ho percorso esattamente questo itinerario, relazionandomi continuamente con il mondo esterno, con la convinzione di non trovare mai una soluzione alle domande, ma con l'intenzione di continuarne a porne. Perché questa mi sembra già una forma di risposta" (Lezioni di fotografia 2010).
24 aprile – 27 ottobre 2013
Luigi Ghirri. Pensare per Immagini
Icone, Paesaggi, Architetture
MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo
Via Guido Reni 4A, Roma