Filippo Leonardi

Profondamente antiretorico, il progetto Colombaia di Filippo Leonardi è un invito a incontrare un mondo sommerso, quello dei colombofili, fatto di passione e di dedizione; un mondo in cui natura e cultura si fondono e gli animali diventano soggetti attivi.


Che stupore si prova, davanti ai video Freevolo di Filippo Leonardi. Noi tutti, viaggiatori accaniti per lavoro o per diporto, abituati a montare su un aereo e a lasciarci trasportare dal suo volo fluido, intolleranti al minimo sobbalzo e convinti che sia normale così; noi abituati a guardare gli uccelli dal basso e a intendere il loro volo come prova di leggiadrìa, scopriamo quanto diversa sia la realtà.
Le opere che Filippo Leonardi espone presso lo spazio milanese Marsèlleria sono parte del progetto Colombaia, nato da una passione dell’artista per i colombi viaggiatori; quelli che noi comunemente chiamiamo piccioni. Colombaia si compone di un piccolo modulo abitativo mobile dal design ricercato, di alcuni oggetti tra cui un dissuasore di grandi dimensioni (uno di quei filari di agli che si posizionano sugli edifici per non far posare i volatili), di una serie di fotografie e di alcuni video. Questi ultimi sono stati realizzati legando una microcamera al corpo di un piccione viaggiatore impegnato a percorrere il tragitto che separa la galleria dalla sua colombaia, situata a diversi chilometri di distanza, nell’area di Settimo Milanese.

In apertura: Filippo Leonardi, Colombaia mobile, 2012, installazione contenente una coppia di colombi viaggiatori, legno, plexiglass, dibond, 100 x 60 x 80 cm. Qui sopra: Filippo Leonardi, Volo 11, 2013, still da video


Nessun effetto speciale. La macchina comincia a filmare nel momento in cui l’uccello parte e si chiude quando il volo si arresta, che l’animale abbia raggiunto la destinazione o che si sia fermato a riposare. Si, perché volare dev’essere stancante. È questa la cosa stupefacente. Avevamo sempre immaginato che il volo fosse liscio, silenzioso, leggero. Invece è oscillante, sincopato, implica sforzo, fa rumore.
Nei video il battito veloce delle ali e l’attrito dell’aria si fanno tangibili. Nelle immagini della città vista dall’alto si genera un corto circuito tra il punto di vista del volatile, quello dell’obiettivo e quello di noi che guardiamo. Scopriamo anche che i piccioni si orientano soprattutto grazie al magnetismo terrestre, ma che hanno pure la capacità visiva di riconoscere il paesaggio e di memorizzare alcuni punti di riferimento, e che in molti casi seguono traiettorie tracciate dall’uomo: le grandi strade, i binari delle ferrovie.

Filippo Leonardi, Colombaia mobile, 2012, installazione contenente una coppia di colombi viaggiatori, legno, plexiglass, dibond, 100 x 60 x 80 cm


Filippo Leonardi ci racconta che i colombi sono la prima specie di uccelli addomesticata dall'uomo: i primi antichi resti di colombaie risalgono ad oltre 3.000 anni avanti Cristo. Conosciuti e apprezzati in Mesopotamia e nell'antico Egitto, erano ritenuti animali sacri, simbolo di fecondità. Dai Sumeri sino alla Prima Guerra Mondiale il colombo si è rivelato il più veloce fra i mezzi di comunicazione e un vettore di importanza vitale in situazioni d’emergenza, quando la comunicazione via terra risultava compromessa e poco sicura. Oggi, avendo perso la propria funzione, per noi i piccioni sono animali poco degni di nota e di rispetto, fastidiosi, addirittura perniciosi. Da estirpare. Lo testimoniano i divieti di cibarli e i dissuasori collocati ogni dove.

Filippo Leonardi, Dissuasori #2, 2012, legno, acciaio, 350 x 30 x 30 cm


Non è con un piccione che avremmo pensato di poterci identificare. Eppure per un attimo i punti di vista hanno coinciso e una nuova prospettiva ci si è presentata. Tanto più che durante l’inaugurazione della mostra, sotto lo sguardo dei partecipanti, Leonardi ha lanciato alcune coppie di colombi dalla piccola gabbia collocata nella galleria. Loro, senza esitazioni, hanno preso il volo verso la loro destinazione, che è sempre, invariabilmente casa: il luogo in cui sono cresciuti e a e cui fanno ritorno. Accompagnandoli con lo sguardo, insieme a loro abbiamo preso quota anche noi.

Vista della mostra alla Marsèlleria. In primo piano: Colombofili e colombaie, 2011, stampa su carta fotografica, 20 x 30 cm. Sul fondo: Dissuasori #2, 2012, legno, acciaio, 350 x 30 x 30 cm


Il progetto Colombaia è profondamente antiretorico. Costituisce un invito ad incontrare un mondo sommerso, quello dei colombofili, fatto di passione e di dedizione, tanto interessante e significativo quanto lo è quello degli appassionati di arte; un mondo in cui natura e cultura si fondono e gli animali diventano soggetti attivi. Ma è anche un invito a riflettere su questi animali nei quali ci imbattiamo quotidianamente, ma ai quali prestiamo poca attenzione; che anzi, come sottolinea Leonardi, “discriminiamo o accettiamo non per quello che sono ma per l’utilità che hanno.” Un modo, quindi, per constatare ulteriormente l’inconsistenza delle nostre idee, che crollano non appena si trovano a confronto con la realtà.

Filippo Leonardi, Volo 11, 2013, still da video


Soprattutto si tratta di renderci conto del fatto che la libertà del viaggio e del volo è tanto vitale quanto impegnativa; è faticosa, sottoposta a vincoli, condizionata dal bisogno di tornare a casa. Tutto questo è detto attraverso l’evidenza portata da una documentazione la cui realizzazione l’artista ha delegato agli animali stessi.
Leonardi aveva già lavorato su temi legati al vivente: piante, altri animali; lo ha sempre fatto sconfinando in ambiti sommersi e portandoli a visibilità pubblica grazie all’arte. E ogni volta il suo lavoro esprime la consapevolezza che la separazione così assoluta tra categorie quali naturale e artificiale non ha veramente senso.