Ma facciamo un passo indietro e guardiamo al contesto. Based in Berlin è partita come Leistungsschau, che si può tradurre all'incirca come "rassegna di performance" da tenere in un'area libera di Humboldthafen in cui Klaus Wowereit, sindaco della città, voleva realizzare una nuova Kunsthalle temporanea. Con un finanziamento di 1,6 milioni di euro e con la direzione scientifica di Klaus Biesenbach (del MoMA di New York), di Hans Ulrich Obrist (della Serpentine Gallery) e di Christine Macel (Centre Pompidou), che hanno prontamente delegato il compito a cinque curatori più giovani, il progetto si è trasformato ben presto in una cause célèbre.
Ovviamente, la richiesta di un nuovo centro d'arte aveva più a che fare con l'iniziativa immobiliare che con l'arte. O per meglio dire, era un progetto in cui l'arte doveva essere ridotta all'essenziale della sua funzione economica: il paravento della borghesizzazione della città. E inoltre il budget pareva scandaloso a una città di solito in crisi di finanziamenti.


I giovani curatori sono riusciti a trasformare la pietra dello scandalo in un successo. La mostra è allestita in modo impeccabile, ha una risonanza importante e recensioni positive.


Fino al 24 luglio
Atelierhaus Monbijoupark; KW Institute for Contemporary Art; Nationalgalerie im Hamburger Bahnhof – Museum für Gegenwart – Berlin; Neuer Berliner Kunstverein n.b.k. e Berlinische Galerie



