All'Auditorium RAI di Torino si rincorre il tempo. Più di 50 relatori e contributor raccolti da tre curatori – Luca Cerizza, Massimiliano Gioni e Francesco Manacorda – per allestire una giornata di studio, ricerca e celebrazione di uno dei più influenti e lungimiranti artisti del Novecento. A diciassette anni dalla sua scomparsa, in attesa della grande retrospettiva sul suo lavoro che attraverserà tra il 2011 e il 2012 tre templi della contemporaneità come il Reina Sofia di Madrid, la Tate Modern di Londra e il MoMA di New York, Alighiero e Boetti Day si propone al pubblico italiano e torinese come un fiume di racconti, immagini, reading, video e tavole rotonde (ordinate per temi e geografie) di persone che con Alighiero hanno lavorato e collaborato. Dagli amici e compagni di strada dell'Arte Povera, testimoni dei suoi esordi alla fine degli anni Sessanta a Torino, come Pistoletto, Gilardi e Paolini, alle testimonianze di Francesco Clemente, Lawrence Weiner e Corrado Levi, all'opera presentata sul palco da Maurizio Cattelan – due gemelli si intervistano reciprocamente impersonando la coppia Alighiero e Boetti – fino al racconto di altri artisti più giovani e non, italiani ed internazionali, che non hanno mai avuto occasione di incontrare Alighiero ma che ne hanno ammirato l'opera e ne sono stati consciamente e inconsciamente influenzati. Da Thomas Bayrle – che sottolinea il valore sempre presente di un segreto nell'opera di Alighiero, che per questo non è mai narrazione – a Jonathan Monk; da Stefano Arienti a Paola Pivi.
Alighiero & Boetti Day
Artisti, critici, scrittori, scienziati, collaboratori ed amici esplorano l'opera e l'eredità di Alighiero Boetti in un evento unico co-prodotto da Fondazione Trussardi e Artissima.
View Article details
- Francesco Garutti
- 31 maggio 2011
- Torino
Le parole di ogni contributo si agganciano quasi per incastro a quelle successive. Ogni relatore ha troppo da dire, mille cose da raccontare. Accade così quando l'opera di un artista rilancia se stessa oltre il sistema, parlando di vita e di mondo. Come griglia boettiana, la giornata è concepita per combinazione di discipline e di contributi che rendono manifesto quanto l'opera dell'artista torinese sia stata profetica. Boetti ha anticipato principi economici di delocalizzazione della produzione criticando sistemi capitalistici che non erano ancora nati. Ha utilizzato il Tempo come materiale senza forma per informare la propria opera. Ha moltiplicato se stesso inventando regole e disposizioni, per poi lasciare alle mani di altri la tessitura e il disegno, e produrre così un'infinita avventura di differenze, ampliando "attraverso un gesto creativo" una rete complessa di relazioni che tanto assomiglia alla società contemporanea e ai suoi metodi di distribuzione.
Nel racconto di Germano Celant la lettura della radicalità di A&B nel contesto storico di quegli anni: il lavoro di Boetti non ha mai ricercato uno stile e un'identità unica, quel marchio di riconoscibilità tanto inseguito dagli artisti americani a cavallo degli anni Settanta e Ottanta. La sua attitudine e figura doppia, molteplice e anti-stile, si è rivelata una forma precisa ed esatta per avvicinarsi a quello che nel suo saggio del 1966 "Dare tempo al tempo" J.C. Ammamm definisce come l'unico vero fine dell'opera boettiana, ovvero "l'interpretazione del mondo e la comprensione del presente", quindi l'esplorazione del futuro.