Come le precedenti rassegne, anche questa è stata curata da Caroline Bourgeois che ha scelto di proporre "il dubbio nella sua dimensione più essenziale" a partire dallo spazio. Ogni artista vanta infatti uno spazio a sé, una propria sala, con l'eccezione della prima, dove si susseguono differenti Untitled: il cavallo con la testa incastrata nel muro, del nostro Maurizio Cattelan, posizionato sotto la capriata; tre eleganti e distaccate sculture di Donald Judd—la colonna verticale, Stacks (1966), i multipli rettangolari in acciaio (1968) e i multipli in legno (1989)—che abitano meravigliosamente le pareti ruvide fatte di mattoni rossi di argilla, gli stessi che si ritrovano nelle basiliche romaniche, nuovi o di recupero mettono qui in evidenza l'erosione provocata dall'acqua salmastra nei secoli.


Bourgeois durante la presentazione di Elogio del Dubbio ha inteso chiarire come nel concepire la mostra abbia scelto di lavorare sulla complementarietà degli estremi






